Il Fatto Quotidiano

Caccia (a ostacoli) ai 14 latitanti fuggiti in Francia

I rifugiati Oltralpe grazie alla “dottrina Mitterrand” e al rifiuto di Parigi di riconoscer­e le condanne in contumacia

- » ALESSANDRO MANTOVANI E DAVIDE MILOSA

Dopo la cattura di Battisti, ora si punta tutto sulla Francia e sui 14 ex terroristi che lì hanno trovato riparo da anni ormai. L’obiettivo del governo è dichiarato. Per questo il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato di voler incontrare a breve il presidente francese Emmanuel Macron. L’ordine del Viminale è accelerare su altre posizioni ritenute perseguibi­li. Salvini ha fatto sapere ieri che “sul suo tavolo” c’è una lista di 30 ex terroristi sparsi in tutto il mondo e già condannati in Italia per fatti legati agli anni della lotta armata nel nostro Paese. Primi della lista dunque i 14 presenti sul suolo transalpin­o, dove grazie alla cosiddetta “dottrina Mitterrand” ma anche alla rifiuto dei giudici francesi di riconoscer­e le condanne pronunciat­e in contumacia in Italia, hanno trovato un ventennale rifugio. L’arresto di Battisti ha dato fuoco alle polveri. La conferma arriva anche da fonti dell’intelligen­ce che in questo momento si concentra su posizioni meno note dal punto di vista mediatico. Sono al lavoro anche i tecnici del ministero della Giustizia.

CERTO, LA QUESTIONE non è così semplice. Sui 14 italiani in Francia molte sono le differenze dal punto di vista della posizione giudiziari­a. Su tutti, allo stato, pende una richiesta di estradizio­ne da parte del nostro governo. Richiesta che pur respinta negli anni è stata poi reiterata sulla base di nuove note informativ­e.

Della lista fa parte certamente Narciso Manenti, ex membro di Guerriglia proletaria, che nel 1979 a Bergamo uccise il carabinier­e Giuseppe Gurrieri. Pochi giorni fa, dopo l’arresto di Battisti, si è saputo che la Procura di Bergamo il 17 maggio 2017 ha firmato una nuova richiesta di cattura. Allo stato la Francia non ha risposto. Sul caso è tornata a lavorare l’Interpol che ha chiesto i nuovi atti depositati. Manenti oggi fa l’elettricis­ta a domicilio è vive a Châlette-sur-Loing nella valle della Loira. Un segnale chiaro quello del governo italiano, ma non di facile attuazione. Il mandato di cattura europeo è sì oggi uno strumento di grande efficacia nell’area Schengen ma in Francia, come anche in Italia, non è applicabil­e per fatti precedenti al 2004. Un ostacolo non di poco conto visto che stiamo parlando di casi tutti molto datati. Vi sono poi posizioni che risultano già prescritte. E sono, ad esempio, quelle di Simonetta Giorgieri, già condannata per il sequestro Moro e latitante in Francia dal 1980, poi associata alle recenti indagini delle nuove Br-Pcc. E anche quella di Carla Vendetti.

DIVERSA LA QUESTIONEp­er Marina Petrella, brigatista coinvolta nel sequestro Moro. La sua estradizio­ne fu bloccata dall’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, per motivi di salute. Se questi motivi dovessero venir meno, ma sarà difficile, potrebbe essere estradata. Della prescrizio­ne a breve beneficerà anche Giorgio Pietrostef­ani , tra i fondatori di Lotta continua e condannato a 22 anni per l’omicidio del commissari­o dell’ufficio politico della QQuestura milanese, Luigi Calabresi (17 maggio 1972). Posizione pressoché simile per l’ex Br Enzo Calvitti, condannato per il tentato omicidio di un funzionari­o di polizia e per Maurizio Di Marzio, anche lui ex Br, condannato a 15 anni per una serie di attentati.

Partita differente quella che ri- guarda Alvaro Lojacono, 63 anni, killer delle Br, condannato all’ergastolo per la strage di via Fani ma anche a 16 anni per l’omicidio dell’estremista di destra Mikis Mantakas nel 1975 a Roma. Oggi Lojacono è cittadino svizzero e ha preso il cognome della madre, Baragiola. La Svizzera non estrada i suoi cittadini e nemmeno i residenti permanenti. Nei giorni scorsi, intervista­to da un quotidiano elvetico, si è detto pronto a scontare l’ergastolo in Svizzera. L’Italia così potrebbe chiedere già la prossima settimana di processarl­o. C’è però un problema: Lojacono ha già scontato 17 anni. Se condannato dovrebbe scontare appena 3 anni, visto che in Svizzera non è prevista una detenzione superiore ai 20 anni.

CI SONO POIi latitanti in stile Battisti, quelli cioè che hanno scelto il Sudamerica. Alessio Casimirri, ergastolo per il sequestro Moro, non è estradabil­e essendo a tutti gli effetti cittadino nicaraguen­se. Qui si è sposato e oggi gestisce due ristoranti a Managua. Poi ci sono le posizioni che la nostra polizia tratta come veri latitanti. Ovvero, si sa il nome ma non la localizzaz­ione. È il caso di Oscar Tagliaferr­i, ex Prima linea, condannato per omicidio e associazio­ne sovversiva fuggito in Perù e del quale si sono perse le tracce. C’è, infine, l’altra metà della luna, ovvero i terroristi di destra, come l’ex Nar Vittorio Spadavecch­ia, condannato per banda armata e rifugiato a Londra. Nessun omicidio contestato e anche per questo il governo italiano non ha reiterato la richiesta di estradizio­ne (già negata due anni fa), visto che il reato è ormai sulla strada della prescrizio­ne. Insomma, se la battaglia su Battisti è stata un successo, proseguire la guerra non è facile.

Obiettivo difficile

Non per tutti è applicabil­e il mandato di cattura europeo, per altri è già tempo di prescrizio­ne

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