Il serial killer contro la ministra: uccide e amputa i genitori violenti
IlMale peggiore. Le violenze sui bimbi, tra le mura di casa. Colpa di mamme tossiche o puttane oppure silenti complici del marito psicopatico. La terza vittima dell’Uomo delle Castagne ha venticinque anni. Jessie Kvium, ragazza madre. La figlioletta Olivia è denutrita e solitaria e senza papà, scappato. Jessie è alcolizzata e corre da un’avventura all’altra.
Il 16 ottobre accompagna Olivia a lezione danza e poi segue un uomo sposato nel garage sotto la palestra del corso. “Lui prova ad allontanarla, ma lei lo tiene stretto e ben presto gliel’ha tirato fuori e l’ha preso in bocca, e adesso la sua resistenza si trasforma in gemiti soffocati”.
È L’ULTIMA fellatio di Jessie. Poche ore dopo, benché sotto sorveglianza, l’Uomo delle Castagne la scova, le sega le due mani e un piede e appende il cadavere a un ramo. In bocca, la povera ragazza, ha un omino fatto con le castagne. Il souvenir del serial killer.
Copenaghen ai giorni nostri, in autunno, a ottobre. Rosa Hartung è il ministro degli Affari sociali. Un anno prima, la figlia dodicenne Kristine è stata rapita. L’esito ufficiale dell’inchiesta è atroce: la bambina è stata stuprata e fatta a pezzi da un pedofilo che ha confessato il delitto. L’uomo viene processato e rinchiuso in una fortezza psichiatrica. Dopo una lunga pausa, Rosa torna in Parlamento e al governo e l’Uomo delle Castagne inizia a mietere le sue vittime. La prima è Laura, mamma di un bimbo autistico. Poi Anne, che ha due figlie che finiscono sovente all’ospedale. Poi ancora la citata Jessie. L’assassino le stordisce con una mazza chiodata, dritta in un occhio, quindi procede alle amputazioni.
Le tre donne ammazzate non si conoscono tra di loro, ma hanno in comune un elemento decisivo: sono state segnalate per maltrattamenti ai figli. Il sistema danese è noto: prevede una rigida vigilanza sulle violenze domestiche e il ministro Hartung ha concesso anche le segna- lazioni anonime. Valanghe di mail, spesso menzognere e piene d’odio, che si riversano sugli uffici comunali del Paese. Non solo. L’Uomo delle Castagne viene chiamato così dai media perché lascia l’omino sul luogo delitto. E sulle castagne del macabro souve- nir la Scientifica fa una scoperta clamorosa: le impronte di Kristine, la figlia del ministro. Nonostante la confessione del killer pedofilo, il corpo non è mai stato ritrovato. La bambina è viva? Esiste un collegamento?
LA PRIMA ipotesi è dunque la vendetta. Qualcuno sta facendo il giustiziere per colpire i genitori violenti lasciati impuniti dalle falle e dalla superficialità del sistema. E il suo obiettivo principale è Rosa Hartung. A indagare è una coppia di poliziotti della Omicidi, male assortita. Lei è Naia Thulin, talentuosa ma che vuole mollare la squadra per passare all’unità per i crimini informatici. Lui è Mark Hess, tipico profilo maledetto degli investigatori scandinavi: si è “perso” per una tragedia familiare ed è diventato un detective randagio dell’Europol, in giro per il vecchio continente. È stato rimandato in Danimarca per punizione e gli tocca un periodo nella Centrale da cui pensava di essere fuggito per sempre. I due non si prendono, diffidano l’uno dell’altra epperò si convincono che l’Uomo delle Castagne sia la chiave del mistero di Kristine Hartung. Un filo unico tiene insieme il rapimento dell’anno precedente e gli omicidi del serial killer. I vertici della polizia negano ma l’assassino non si ferma alle tre donne.
L’uomo delle castagneè appunto il titolo dell’esordio di Søren Sveistrup, l’autore della serie tv The Killing nonché sceneggiatore dell’Uomo di Nevedi Jo Nesbø. Per Rizzoli è il thriller dell’anno e sarà in libreria dal 22 gennaio. Le premesse per sfondare in classifica ci sono tutte: atmosfere cupe se non nere, arti mozzati, ritmo serrato, colpi di scena geniali. Senza dimenticare l’ambientazione scandinava che è sempre una garanzia.
Sveistrup è un maniaco dei dettagli e la scrittura non deraglia mai dal centro del mistero. Nessuna parte superflua, nonostante le quasi seicento pagine. Il prologo è superbo, trent’anni prima dei fatti, sull’isola di Møn. Una fattoria nel bosco, un classico delle favole horror. Marius è un poliziotto prossimo alla pensione e deve avvisare il proprietario della fattoria: le sue bestie sono andate oltre i confini. Marius non tornerà più a casa. Nella casa scopre i cadaveri di una donna e due ragazzi. Poi scende in cantina e trova una bimba ancora viva. E c’è anche il fratellino con un’ascia. Due gemelli, in affido. Nella cantina ci sono alcuni scaffali di legno: sopra decine e decine di uomini, donne e animali fatti con le castagne. Chi sono quei due gemelli?
Per lo scrittore la morte violenta è un dato biografico. A ventun anni, sull’isola di Thurø, una mattina non trovò più la mamma a casa. Divorziata, si era suicidata. Così per anni sarà lui, Søren, a badare e provvedere alle due sorelle più piccole di lui. Quando poi andrà via a Copenaghen, sull’isola ci tornerà una sola volta. E sarà solo allora che si accorgerà dell’enorme castagno davanti alla casa. Quel castagno destinato a trasfigurarsi nell’U om o delle Castagne.
Vendetta per le madri snaturate Le prime tre donne ammazzate non si conoscono tra di loro, ma tutte sono state precedentemente segnalate per maltrattamenti ai figli