Il Fatto Quotidiano

Il serial killer contro la ministra: uccide e amputa i genitori violenti

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

IlMale peggiore. Le violenze sui bimbi, tra le mura di casa. Colpa di mamme tossiche o puttane oppure silenti complici del marito psicopatic­o. La terza vittima dell’Uomo delle Castagne ha venticinqu­e anni. Jessie Kvium, ragazza madre. La figliolett­a Olivia è denutrita e solitaria e senza papà, scappato. Jessie è alcolizzat­a e corre da un’avventura all’altra.

Il 16 ottobre accompagna Olivia a lezione danza e poi segue un uomo sposato nel garage sotto la palestra del corso. “Lui prova ad allontanar­la, ma lei lo tiene stretto e ben presto gliel’ha tirato fuori e l’ha preso in bocca, e adesso la sua resistenza si trasforma in gemiti soffocati”.

È L’ULTIMA fellatio di Jessie. Poche ore dopo, benché sotto sorveglian­za, l’Uomo delle Castagne la scova, le sega le due mani e un piede e appende il cadavere a un ramo. In bocca, la povera ragazza, ha un omino fatto con le castagne. Il souvenir del serial killer.

Copenaghen ai giorni nostri, in autunno, a ottobre. Rosa Hartung è il ministro degli Affari sociali. Un anno prima, la figlia dodicenne Kristine è stata rapita. L’esito ufficiale dell’inchiesta è atroce: la bambina è stata stuprata e fatta a pezzi da un pedofilo che ha confessato il delitto. L’uomo viene processato e rinchiuso in una fortezza psichiatri­ca. Dopo una lunga pausa, Rosa torna in Parlamento e al governo e l’Uomo delle Castagne inizia a mietere le sue vittime. La prima è Laura, mamma di un bimbo autistico. Poi Anne, che ha due figlie che finiscono sovente all’ospedale. Poi ancora la citata Jessie. L’assassino le stordisce con una mazza chiodata, dritta in un occhio, quindi procede alle amputazion­i.

Le tre donne ammazzate non si conoscono tra di loro, ma hanno in comune un elemento decisivo: sono state segnalate per maltrattam­enti ai figli. Il sistema danese è noto: prevede una rigida vigilanza sulle violenze domestiche e il ministro Hartung ha concesso anche le segna- lazioni anonime. Valanghe di mail, spesso menzognere e piene d’odio, che si riversano sugli uffici comunali del Paese. Non solo. L’Uomo delle Castagne viene chiamato così dai media perché lascia l’omino sul luogo delitto. E sulle castagne del macabro souve- nir la Scientific­a fa una scoperta clamorosa: le impronte di Kristine, la figlia del ministro. Nonostante la confession­e del killer pedofilo, il corpo non è mai stato ritrovato. La bambina è viva? Esiste un collegamen­to?

LA PRIMA ipotesi è dunque la vendetta. Qualcuno sta facendo il giustizier­e per colpire i genitori violenti lasciati impuniti dalle falle e dalla superficia­lità del sistema. E il suo obiettivo principale è Rosa Hartung. A indagare è una coppia di poliziotti della Omicidi, male assortita. Lei è Naia Thulin, talentuosa ma che vuole mollare la squadra per passare all’unità per i crimini informatic­i. Lui è Mark Hess, tipico profilo maledetto degli investigat­ori scandinavi: si è “perso” per una tragedia familiare ed è diventato un detective randagio dell’Europol, in giro per il vecchio continente. È stato rimandato in Danimarca per punizione e gli tocca un periodo nella Centrale da cui pensava di essere fuggito per sempre. I due non si prendono, diffidano l’uno dell’altra epperò si convincono che l’Uomo delle Castagne sia la chiave del mistero di Kristine Hartung. Un filo unico tiene insieme il rapimento dell’anno precedente e gli omicidi del serial killer. I vertici della polizia negano ma l’assassino non si ferma alle tre donne.

L’uomo delle castagneè appunto il titolo dell’esordio di Søren Sveistrup, l’autore della serie tv The Killing nonché sceneggiat­ore dell’Uomo di Nevedi Jo Nesbø. Per Rizzoli è il thriller dell’anno e sarà in libreria dal 22 gennaio. Le premesse per sfondare in classifica ci sono tutte: atmosfere cupe se non nere, arti mozzati, ritmo serrato, colpi di scena geniali. Senza dimenticar­e l’ambientazi­one scandinava che è sempre una garanzia.

Sveistrup è un maniaco dei dettagli e la scrittura non deraglia mai dal centro del mistero. Nessuna parte superflua, nonostante le quasi seicento pagine. Il prologo è superbo, trent’anni prima dei fatti, sull’isola di Møn. Una fattoria nel bosco, un classico delle favole horror. Marius è un poliziotto prossimo alla pensione e deve avvisare il proprietar­io della fattoria: le sue bestie sono andate oltre i confini. Marius non tornerà più a casa. Nella casa scopre i cadaveri di una donna e due ragazzi. Poi scende in cantina e trova una bimba ancora viva. E c’è anche il fratellino con un’ascia. Due gemelli, in affido. Nella cantina ci sono alcuni scaffali di legno: sopra decine e decine di uomini, donne e animali fatti con le castagne. Chi sono quei due gemelli?

Per lo scrittore la morte violenta è un dato biografico. A ventun anni, sull’isola di Thurø, una mattina non trovò più la mamma a casa. Divorziata, si era suicidata. Così per anni sarà lui, Søren, a badare e provvedere alle due sorelle più piccole di lui. Quando poi andrà via a Copenaghen, sull’isola ci tornerà una sola volta. E sarà solo allora che si accorgerà dell’enorme castagno davanti alla casa. Quel castagno destinato a trasfigura­rsi nell’U om o delle Castagne.

Vendetta per le madri snaturate Le prime tre donne ammazzate non si conoscono tra di loro, ma tutte sono state precedente­mente segnalate per maltrattam­enti ai figli

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Ansa Cupezza nordica L’ultimo classico del noir arriva dalla Danimarca

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