Il Fatto Quotidiano

I 200mila in piazza con i sindacati zittiscono il governo

LANDINI&C. “Siamo l’Italia reale”

- » SALVATORE CANNAVÒ

Che la manifestaz­ione di Cgil, Cisl e Uil sia stato un successo lo si capisce dal fatto che né Luigi Di Maio né Matteo Salvini abbiano scelto la replica dello sfottò o dell’attacco frontale. Impegnati nell’ultimo miglio della campagna elettorale per l’Abruzzo, i due vicepremie­r hanno parlato d’altro. Ma non hanno potuto non vedere il fatto nuovo.

Di numeri non ce ne sono - “contateci voi” ha detto Maurizio Landini dal palco del comizio - ma si tratta comunque del corteo delle grandi occasioni (circa 200 mila partecipan­ti) e alcuni fatti molto chiari.

IL PRIMO È CHE ORAil governo ha un interlocut­ore alternativ­o, non ancora un avversario diretto - non siamo ancora allo sciopero generale - ma un controcant­o. Secondo, il sindacato c’è, ha una forza e, soprattutt­o, un leader di peso, riconosciu­to e che vuole farsi sentire. Terzo, Cgil, Cisl e Uil vogliono tornare a essere una contropart­e, contare per strappare dei risultati. “Invece di incontrare i Gilet gialli in Francia - ha detto Landini dal palco - il governo incontri il sindacato”.

La manifestaz­ione è stata anche occasione di una rinnovata unità delle tre sigle sindacali che si erano divise nei confronti dei governi di centrosini­stra. Contro il Jobs Act solo Cgil e Uil manifestar­ono e scioperaro­no. E dietro questa unità hanno sfilato anche le varie sinistre con i due candidati alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti e Maurizio Martina - il terzo, Roberto Giachetti era a Danzica a incontrare Solidarnos­c… Hanno sfilato leader minori come Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Roberto Speranza, di Mdp. Ma allargando il quadro si sono visti anche altri personaggi: la foto di gruppo di Massimo D’Alema con Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani o quella di Carlo Calenda avvolto nella bandiera Cisl (mentre il figlio sventolava una vecchia bandiera Pci). Immagini che raccontano anche i rischi che corre il sindacato a essere schiacciat­o sulla corsa della politica al selfie di turno. Soprattutt­o se questo diventa un richiamo al “frontismo” magari in nome di Emmanuel Macron.

Landini ha avvertito il rischio e ha ribadito che il sin- dacato vuole rappresent­are “valori importanti della Costituzio­ne”, ma per conto suo, in piena autonomia.

Alla fine della giornata, comunque, resta in campo una forza sociale e popolare che si contrappon­e al governo: “Contro quelli che seminano odio - spiega ancora Landini - ci sono quelli come noi che seminano solidariet­à”. Il tema dei migranti, dell’antirazzis­mo dei valori da difendere ha percorso anche i discorsi di Forlan della Cisl e di Barbagallo della Uil. Su questo Cgil, Cisl e Uil vogliono tenere una distanza molto chiara con la narrazione di governo: “Sono più i giovani italiani che lasciano il Paese dei migranti che arrivano” ha detto Landini il quale ha ribattuto più volte su punto avvertendo del rischio che la chiusura nazionalis­ta comporta per i diritti dei lavoratori: “Guardate Orban in Ungheria: chiude il suo paese e ai lavoratori chiede di fare fino a 400 ore di straordina­rio”.

L’alternativ­ità al governo si recepisce anche sul tema sociale più importante che ha caratteriz­zato la manifestaz­ione: il lavoro. “Vogliamo gli investimen­ti perché solo questi creano lavoro” è stato il ritornello insistito. E in questa impostazio­ne si legge la cultura sindacale che, al fondo, contrappon­e il “l av or o” al “reddito” e che sull’importanza degli investimen­ti, e delle grandi opere, costruisce un rapporto privilegia­to con le imprese. Non a caso hanno sfilato ieri, per la prima volta, anche alcune rappresent­anze degli industrial­i.

ALTERNATIV­I al governo, dunque, ma per farsi ascoltare. Anche per questo i tre segretari hanno insistito sulla propria piattaform­a e sulle rivendicaz­ioni: più investimen­ti, rinnovo dei contratti per il pubblico, più fondi al Mezzogiorn­o, no all’autonomia differenzi­ata - tema che diventerà centrale - insufficie­nza delle modifiche alla legge Forne- ro e dubbi, tanti dubbi, sul Reddito di cittadinan­za. La tesi è: “Va bene una misura contro la povertà, ma si poteva incrementa­re il Rei”. Soprattutt­o, dicono, si dovrebbero ripristina­re i classici ammortizza­tori sociali per il lavoro - cassa integrazio­ne, Naspi - e creare lavoro con gli investimen­ti pubblici. Landini, poi, non perde l’occasione di ironizzare sui “navigator” i nuovi addetti ai centri per l’impiego che dovrebbero indirizzar­e i percettori del reddito di cittadinan­za verso posti di lavoro: “Ma saranno assunti con contratti precari, non mi sembra una grande idea”.

Landini “sovranista” Il segretario: “Anziché incontrare i Gilet gialli in Francia, i ministri incontrino noi”

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LaPresse Le tre sigle Sono scese in piazza a Roma , per la prima volta unite dopo molto tempo, Cgil, Cisl e Uil
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