Il Fatto Quotidiano

Sanremo, sketch tutti copiati con 11 autori costati 1,2 milioni

ERA GIÀ TUTTO SU YOUTUBESce­nette e battute plagiate da Martin, Bean, Smith & C.

- » SILVIA TRUZZI Inviata a Sanremo

■ Si è chiuso il secondo festival targato Baglioni. Sarà ricordato per la Rolls Royce e le gag “poco originali”: una squadra di calcio per scriverle, bastava guardare internet

PRIMO BILANCIO Baglioni, con estrema sincerità, ammette che non farebbe più un’edizione a 24 canzoni, ma si fermerebbe a 20

Èun Festival in fase calante. Gli ascolti della serata di venerdì sono stati deludenti: 46% di share, cinque punti in meno dell’anno scorso. Claudio Baglioni, con una sincerità non scontata, ammette che con il senno di poi un Sanremo con 24 canzoni non lo farebbe, si fermerebbe a 20. Ha ragione: tre serate su cinque sono state appesantit­e da un’estenuate maratona che ha abusato della pazienza del pubblico. Anche ieri, fatta eccezione per le esibizioni di Eros Ramazzotti e di Elisa, la lunghissim­a scaletta della finale era un fitto elenco di canzoni con due o tre numeri dei conduttori ( Camminando sotto la pioggia, un medley di Virginia Raffaele, la solita Famiglia Addams). Ieri sera il direttore artistico, in un discorso emozionato che è parso quasi un addio al Festival, ha detto: “Non si può mai dire se c’è stato troppo concorso o troppo spettacolo. Però una cosa la voglio dire: ha vinto la musica”.

Il Fatto va in edicola prima della proclamazi­one del vincitore, ma possiamo già dire che il Festival ha incoronato Achille Lauro: il re è lui, e per uno che si è scelto come nome d’arte quello di un leader monarchico non è poco. Ogni giorno, per una ragione o per l’altra, si è parlato di lui. Stasera Fabio Fazio lo ha invitato a Che tempo che fa: e anche questa è una piccola consacrazi­one.

IL SUO BRANO Rolls Royce è stato interpreta­to come un inno alla droga (per via della scritta Rolls Royce sulle pasticche di ecstasy) e si è scatenato un casino che manco i Velvet Undergroun­d con I’m waiting for the man. La campagna antidroga cavalcata da Striscia (la trasmissio­ne più filologica­mente coerente con il tema) ha fruttato al trapper romano un tapiro. Don Mazzi è andato su tutte le furie “Il servizio pubblico sceglie di mettere in gara una canzone che non solo inneggia alla droga ma contiene una frase sconvolgen­te perché va al di là della droga, parla anche della fine (‘Voglio una vita così, voglio una fine così’). Il fatto che questa cultura di morte passi anche attraverso la musica mi rompe molto”. Lui ha risposto che la droga è una piaga sociale, non è uno scherzo e va combattuta. Che bisogna tenersi lontani. E poi ha spiegato che la Rolls è uno status, e il pezzo parla di icone mondiali, e l’icona principale di eleganza è la Rolls Royce.

Questo festival del resto ha sdoganato la volgarità dell’argent: si parla di denaro in diverse canzoni ( anche in Mahmood, Soldi; Boomdabash, Per un milione) quasi quanto di rapporto genitori/figli rivendicat­o da Bisio in conferenza stampa come “tema politico”.“Il duetto con Anastasio è un monologo politico. I giovani sono il futuro, se i vecchi vinceranno, l’umanità scomparirà. Il pezzo di Anastasio racconta la vittoria di un 20enne, questa è politica. Ci sono ministri in passato che hanno parlato di ragazzi come choosy…”.Il riferiment­o critico è a Elsa Fornero: Bisio è stato folgorato sulla via di Matteo.

A PROPOSITO di Salvini, ieri l’incontinen­te vicepremie­r ha trovato il modo di occuparsi di Sanremo (di cui è stato il convitato di pietra). E siccome si posiziona sempre al centro del dibattito, ha parlato di Rolls Royce: una canzone “penosa e pietosa come musica, testo, immagine, tutto. Ci sarà qualcuno a cui può piacere, io preferisco Ultimo, Il Volo, preferisco Sanremo associato a Tenco. Preferisco Ligabue, Cocciante e Loredana Bertè. Quella roba lì secondo me non è musica”, ha detto intervista­to da Sky. Poteva mancare l’accusa di plagio? Ovviamente no. Il brano è stato accostato prima a uno degli Smashing Pumpkins, poi a Delicata-mente degli Enter che hanno deciso di ricorrere al Tribunale di Imperia per chiedere l’esclusione dell’artista. Cosa che non è evidenteme­nte successa: la Sony, casa discografi­ca di Lauro, “dopo le opportune verifiche ha escluso ogni possibilit­à di plagio”.

DETTO TUTTO questo: se la giuria d’onore presieduta da Mauro Pagani (che però è l’unico con competenze musicali) non avesse influenzat­o il voto in favore di Motta e Nada, probabilme­nte venerdì il duetto di Achille Lauro con Morgan avrebbe vinto. In sala stampa è stato applauditi­ssimo, come la potente esibizione di Manuel Agnelli con Daniele Silvestri e Rancore. A proposito: Daniele Silvestri ha messo d’accordo tutti, conquistan­do sia il premio della sala stampa Roof Ariston sia quello della sala stampa Lucio Dalla radio tv. È forse la prima volta, comunque una coincidenz­a rarissima. Il premio per la miglior interpreta­zione invece è andato a un apprezzati­ssimo Simone Cristicchi.

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 ?? Ansa ?? Sul palcoAl centro Baglioni e Ramazzotti; a sinistra i premiati Daniele Silvestri (stampa e radio) e Simone Cristicchi (interpreta­zione); a destra Achille Lauro
Ansa Sul palcoAl centro Baglioni e Ramazzotti; a sinistra i premiati Daniele Silvestri (stampa e radio) e Simone Cristicchi (interpreta­zione); a destra Achille Lauro
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