Scuola, gaffe contro il Sud E il Nord chiede l’autonomia
Il ministro Bussetti: “Altro che fondi, serve impegno”, poi ritratta Intanto, nei piani di Lombardia e Veneto c’è la gestione regionale
La dichiarazione non può essere ignorata, tanto che il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, deve poi pubblicare una precisazione nel pomeriggio che suona più o meno così: non volevo dire che al sud i docenti sono scansafatiche, ma che da soli i soldi non bastano, da nessuna parte, e soldi ce ne sono già abbastanza e sono stati stanziati anche per il Sud, quindi bisogna usarli bene e sono solo polemiche vuote. Una precisazione d’ufficio, poi avallata anche da Salvini. Non farla avrebbe significato ammettere di essere un ministro dell’Istruzione che pensa che al Sud si lavori poco e che le scuole siano di secondo livello e una zavorra per il Pese. Intanto, però, quel suo “Impegno, lavoro, sacrificio” ripetuto per due volte come risposta al giornalista di Nano Tv che, in provincia di Napoli, gli chiedeva se fossero previsti misure e fondi per ridurre il gap con le scuole del nord insieme a quel “ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte, questo ci vuole” aveva fatto infuriare tutti, ma
proprio tutti, per tre motivi.
UNO: ERANO parole pronunciate da un ministro scelto dalla Lega. Due: erano state pronunciate da un ministro dell’Istruzione che dovrebbe comprendere e spiegare la complessità del tema e del suo ruolo. Tre: arrivano in un momento in cui le regioni del Nord si stanno muovendo verso l’autonomia differenziata (in prima fila Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) che include anche il tentativo di portare il controllo dell’istruzio- ne a livello locale, con annessa ipotesi di gestione localistica del personale, dei suoi stipendi e delle sue graduatorie. Insomma, una uscita infelice, che ha generato richieste di dimissioni da parte delle opposizioni, condanne dalle associazioni di insegnanti, studenti e presidi, scontento dei sindacati, e la presa di distanza dei Cinque Stelle che hanno rilanciato il tema dell’abolizione delle “classi pollaio”, uno dei punti fermi che il Movimento ha sulla scuola con un ddl della deputata Lucia Azzolina in discussione in commissione Cultura (dove ci si interroga sulla necessità di analizzare lo sviluppo demografico futuro, l’impatto sulle finanze pubbliche e lo stato dell’edilizia scolastica). “Vogliamo credere che il ministro nell’auspicare maggior impegno da parte del Sud sottintendesse quanto siano stati finora straordinari proprio l’impe-
Le reazioni Si sono infuriati tutti: studenti, docenti, dirigenti e sindacati Rivolta anche nel M5s
gno, il lavoro e il sacrificio di tutti gli operatori della filiera scolastica e universitaria del meridione”, hanno detto i sottosegretari pentastellati all’Istruzione Salvatore Giuliano e Lorenzo Fioramonti. In serata è intervenuto anche il vicepremier Luigi Di Maio. “Se un ministro dice una fesseria sulla scuola, chiede scusa. Punto. Caro Marco, siamo noi al governo che evidentemente dobbiamo impegnarci sempre di più”. Pure perché ormai la lezione è chiara: i governi si reggono, e finiscono, anche sulla scuola.