Oggi Abruzzo, domani Europa Inizia la sfida Salvini-Di Maio
“Tanto in Abruzzo vince pure ’n manico de scopa del centrodestra”. Il colorito pronostico è stato attribuito a Marco Marsilio, candidato governatore del trio Salvini- Meloni- Berlusconi. Una profezia pronunciata a dicembre, secondo la ricostruzione maliziosa di Benigno D’Orazio, ex consigliere abruzzese di Fratelli d’Italia passato armi e bagagli al centrosinistra di Giovanni Legnini. Che la frase sia stata davvero pronunciata o meno, resta comunque il termometro dell’ottimismo nelle truppe salvinian-meloniane: nelle elezioni di oggi il centrodestra parte da grande favorito.
MALGRADO QUESTO, i sondaggi che hanno premiato Marsilio per tutta la campagna elettorale ora non lasciano margini tranquillizzanti: la candidata del Movimento Cinque Stelle Sara Marcozzi e Legnini, l’avvocato – ex vicepresidente del Csm – scelto dal Pd, non sarebbero poi così distanti.
La partita, insomma, è aperta. Ed è decisiva: in Abruzzo inizia lo scivolo elettorale che passa per la Sardegna (dove si vota il 24 febbraio) e arriva dritto alle Europee di fine maggio: una serie di appuntamenti che può spostare gli equilibri politici nazionali.
Non a caso l’Abruzzo nelle ultime settimane è stato meta di frequenti pellegrinaggi politici. I tre leader del centro- destra hanno girato la Regione separatamente ma si sono fatti anche fotografare e intervistare insieme. I risultati che arriveranno stasera potrebbero confermare che la coalizione nel voto locale è quasi inarrestabile. E siccome il perimetro del centrodestra tende a coincidere sempre più con quello della Lega – nonostante Marsilio sia un uomo di Fratelli d’Italia – le elezioni abruzzesi potrebbero diventare un nuovo tassello nella costruzione dell’eg emonia di Salvini.
Il “Capitano” da una parte ha caricato l’importanza del voto facendo pesare la sua presenza fisica in Regione per tutta la campagna elettorale (è stato in Abruzzo nell’ultimo mese e mezzo addirittura 7 volte), dall’altra nelle sue dichiarazioni pubbliche prova a tenere bassa la temperatura: “Andiamo insieme agli altri partiti del centrodestra per dare un governo all’Abruzzo ma non è un preludio ad una nuova coalizione politica – ha ripetuto anche ieri – Se do la mia parola, la mia parola vale anche oltre i sondaggi”.
AL DI LÀ della sua parola, c’è la politica: una vittoria leghista avrebbe chiare conseguenze sulla percezione dei rapporti di forza con i Cinque Stelle. È il motivo per cui anche il Movimento ha investito molto sull’appuntamento abruzzese, schierando il tandem Di Maio-Di Battista. La candidata grillina è la stessa di cinque anni fa: nel 2014 Sara Marcozzi si fermò al 21,4%. Stavolta spera di sfruttare il traino delle ultime Politiche, quando i grillini sfiorarono il 40%.
Poi c’è Legnini. Il Pd – che ha governato la Regione fino alle dimissioni di Luciano D’Alfonso – si è nascosto per tutta la campagna elettorale: non si è visto praticamente nessuno dei leader nazionali. L’ex magistrato ha fatto da solo. Tutto sommato, visto l’attuale appeal del partito, potrebbe essergli andata meglio così.
Terzo incomodo
Tra Lega e M5S c’è Giovanni Legnini I dem, per aiutarlo, l’hanno lasciato da solo