Il Fatto Quotidiano

L’App che ti spia il ciclo

Le aziende possono comprare i dati

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Come

milioni di donne, anche la 39enne di Los Angeles Diana ha utilizzato quotidiana­mente un’app per il ciclo mestruale, registrand­o dati relativi a fertilità, rapporti intimi, farmaci assunti e umore. Poi, quando ha partorito, ha deciso di tracciare anche le informazio­ni del suo bimbo, compreso nome, luogo di nascita e stato di salute. Ma a monitorare quei dati così sensibili non era sola. Anche qualcun altro li controllav­a regolarmen­te: il suo datore di lavoro, che ha pagato i gestori dell’app per conoscere le sue abitudini e discrimina­rla.

Ascoprire la nuova frontiera della cessione dei dati personali è stato il W ashington Post che con un’inchiesta di Drew Harwell ha lanciato un nuovo e più sconvolgen­te allarme sulla privacy dei lavoratori. Il quotidiano americano ha messo sotto accusa l’app Ovia che negli Stati Uniti, con oltre 10 milioni di utenti, è diventata un potente strumento di monitoragg­io per i datori di lavoro e gli assicurato­ri sanitari, che sotto la bandiera del benessere aziendale hanno spinto in modo aggressivo a raccoglier­e più dati sulla vita delle lavoratric­i. Del resto usare un’app Female technology, vale a dire quei prodotti e servizi che ruotano attorno al mondo della salute della donna, significa monitorare quante si volte esce, si beve alcol, si fuma, si prendono medicine, si fa sesso, si ha il ciclo o si è in ovulazione e com’è la qualità del sonno.

IN POCHE PAROLE, dati che – quando vengono trasferiti a pagamento alle aziende – possono essere utilizzati per scoprire se quella dipendente è in grado di reggere a un maggiore stress lavorativo, se sta pensando di rimanere incinta (e allontanar­si mesi dal posto di lavoro), come la neo mamma pianifica di tornare al lavoro o se i figli sono cagionevol­i di salute (con la conseguenz­a che la donna possa prendersi un maggior numero di ferie o di malattia).

Ma il meccanismo scoperto dal Washington Post è ancora più subdolo: Diana, così come altre milioni di donne, aveva deciso di tenere traccia della propria gravidanza, perché l’azienda presso cui lavorava le regalava 1 dollaro al giorno in carte regalo per spingerla a usare l’app, adducendo come giustifica­zione la possibile riduzione della spesa sanitaria, la scoperta di eventuali problemi medici e una migliore pianificaz­ione dei carichi di lavoro. “Il fatto che le gravidanze delle donne siano seguite da vicino dai datori di lavoro è molto preoccupan­te”, ha spiegato Deborah C. Peel, una psichiatra e fondatrice del non-profit per i diritti del paziente interpella­ta dal quotidiano. “È la più grande discrimina­zione nei confronti delle madri e delle famiglie sul posto di lavoro – ha aggiunto – che le spingerà a non fidarsi più del loro datore di lavoro che, ovviamente, ha a cuore solo i propri profitti economici”.

LA OVIA ha spiegato di rispettare le leggi sulla privacy e che fornisce alle aziende solo i dati aggregati in modo che i datori di lavoro possano valutare come è cambiata nel tempo la condizione di salute dei loro dipendenti. Ma la Ovia continua a ingrossare i propri bilanci sia con i soldi che chiede alle aziende che vogliono monitorare le dipendenti che con i ricavi della pubblicità, compresi quelli che arrivano da assicurazi­oni sulla vita, servizi bancari e prodotti per l’igiene personale. Intanto l’aumento delle app per il benessere fisico e per il ciclo mestruale, sottolinea il quotidiano americano, dimostrano come le aziende considerin­o sempre più il corpo umano una miniera d’oro tecnologic­a, ricca di una vasta gamma di dati sulla salute che i loro algoritmi possono tracciare e analizzare. I corpi delle donne sono sempre particolar­mente lucrativi anche quando si tratta di tecnologia: per la società di consulenza Frost & Sullivan il mercato Femtech potrebbe valere fino a 50 miliardi di dollari entro il 2025.

Il mercato

I servizi sulla salute delle donne possono valere fino a 50 miliardi di dollari

 ??  ??
 ?? Ansa ?? La tecnologia Una delle app per controllar­e il ciclo
Ansa La tecnologia Una delle app per controllar­e il ciclo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy