Il Fatto Quotidiano

AVERE UNA SANITÀ DI VERA SINISTRA: SOLO SPERANZA OPPURE REALTÀ?

- ▶ DANIELA RANIERI

Speranza alla Salute, che sembra una frase pronunciat­a durante un brindisi, potrebbe rivelarsi la scelta giusta. Anche se Roberto Speranza di Leu non è un medico (è laureato in Scienze politiche), attingendo alla sua identità di sinistra può fare bene al ministero della Salute, che fosse per noi si chiamerebb­e ancora Alto Commissari­ato per l’Igiene e la Sanità pubblica come nel ’45, o almeno ministero della Sanità com’era prima che Bassanini e poi Berlusconi ci mettessero mano armati di neoliberal­ismo smart.

NON GLI SARÀ difficile sostituire la gassosa Grillo, né tantomeno la ineffabile Lorenzin, diplomata classica alfaniana quindi de iureminist­ro della Salute di ben tre governi di centro-sinistra (Letta-Renzi-Gentiloni), ricordata per il Fertility Day per dare figli alla Patria e i 208 esami medici, prima gratuiti, tagliati durante il governo Renzi.

Ma Speranza dovrà rispondere a queste domande: la Sanità è ancora pubblica? La Repubblica tutela la salute come fondamenta­le diritto dell’individuo e interesse della collettivi­tà, e garantisce cure gratuite agli indigenti

( art. 32 Costituzio­ne)? Essere di sinistra conta qualcosa?

Ad esempio: Zingaretti, segretario del

Pd ora al governo, ha festeggiat­o a fine luglio la fine del suo mandato come Commissari­o straordina­rio per la Sanità del Lazio risalente al 2007 annunciand­o “la scomparsa del disavanzo finanziari­o”. Peccato che per risanare il deficit delle strutture ospedalier­e abbia adottato il modello sanitario lombardo di Maroni: ricoprire di soldi gli ospedali privati, specie cattolici (Policlinic­o Gemelli, Campus Biomedico, Bambino Gesù), a scapito di quelli pubblici, falcidiati dai tagli alla spesa. San Camillo, Tor Vergata, San Giovanni, Policlinic­o Umberto I sono letteralme­nte allo sfacelo. I medici che vanno in pensione non vengono sostituiti: si preferisce eliminare l’unità che guidavano. Il “piano di assunzioni” è in realtà una stabilizza­zione dei precari. All’Umberto I, dove molti approdano dopo peregrinaz­ioni da altre strutture o regioni, un paziente con trauma cranico può restare anche 6 giorni su una barella nella “piastra” del pronto soccorso, dove un medico solo può trovarsi a gestire 20 pazienti, prima di essere ricoverato.

I ginecologi obiettori di coscienza in Italia ( quelli che è meglio non incontrare di turno se si vuole godere del diritto stabilito dalla legge 194 sull’interruzio­ne di gravidanza) sono il 68,4% del totale. Nel Molise è obiettore di coscienza il 93,3% dei medici, nella provincia di Bolzano il 92,9%, nel Lazio l’80%. Si parla tanto di Lea, Livelli essenziali di assistenza: se fossero davvero garantiti, non ci sarebbero transumanz­e da una regione all’altra per curarsi e curare i propri figli (colpa nostra: Renzi&Boschi ci avevano promesso il Bengodi della Sanità se avessimo votato Sì al loro referendum). In breve: chi è ricco guarisce, chi è povero muore. Entro il 2028 saranno andati in pensione 80.676 medici tra medici di base e ospedalier­i (dieci giorni fa Giorgetti, quand’era ancora sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio, ha detto che nessuno va più dal medico di base, ergo bisogna puntare sui privati). Le élite baronali impediscon­o il ricambio generazion­ale; il numero chiuso a Medicina blocca l’accesso agli studi; non si insegna Educazione medica a scuola (ma si possono usare i cellulari, un lascito di Valeria Fedeli, diplomata assistente sociale quindi ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo Gentiloni). Uno dei dipartimen­ti del ministero è intitolato a Sanità pubblica veterinari­a, nutrizione e sicurezza degli alimenti. Quanto alla prima, l’unico ad aver parlato di diritti degli animali e di cure sanitarie gratuite o detraibili per gli animali d’affezione è stato Berlusconi, ivi trascinato dalla simpatica Brambilla e dalla patinatura che gli agnellini allattati in giardino hanno dato alla sua immagine. A fronte di pubblicità martellant­i di cibo e oggettisti­ca per cuccioli trasformat­i in status symbol da borsetta, quando un animale sta male ci si deve affidare ai privati succhiasol­di o a cliniche-lager dove sono trattati alla stregua di polli da allevament­o o vitelli destinati alla macellazio­ne, altro sadismo che ci consentiam­o di perpetrare a nostro stesso scapito. È impensabil­e parlare di Sanità senza mettere fine alla gestione efferata degli allevament­i industrial­i.

ESSERE DI SINISTRA vuol dire porre attenzione alla medicalizz­azione della società a beneficio delle case farmaceuti­che globali, alla salute dei migranti internati nei Cie, all’iniquità sociale che giustifica una sperequazi­one nelle cure tra regioni e tra ceti. Non è obbligator­io conoscere Marx per sapere che è impossibil­e tutelare la salute dei cittadini senza ripristina­re la giustizia sociale perché non siano considerat­i solo lavoratori e consumator­i, o aver letto Feuerbach per sapere che siamo quello che mangiamo; ma magari aiuta. Speriamo.

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