IL RITORNO DEI DINOSAURI
GAROFOLI E NASTASI VERSO MEF E MIBACT
IL PD RIESUMA DUE BOIARDI MOLTO CONTROVERSI. GUALTIERI VUOLE GAROFOLI, CHE CONTE CACCIÒ DA PALAZZO CHIGI 9 MESI FA DOPO UNO SCOOP DEL “FATTO”. FRANCESCHINI PRONTO A RICICLARE NASTASI (EX LETTIANO, EX RENZIANO, EX TUTTO)
La restaurazione di Dario Franceschini parte col botto: con l’offerta del Segretariato generale a Salvatore Nastasi. È la posizione centrale del Mibact, appena fornita di superpoteri dall’incauto Alberto Bonisoli: e sta ora per finire nelle mani più prensili tra quelle che si agitano nel vasto sottomondo dei Beni culturali.
Il curriculum dell’ancor giovane (1973) Salvo – marito di Giulia Minoli, figlia di Giovanni e Matilde Bernabei, nonché nipotina di Giovanna Melandri, sposata con Gianni Letta testimone e Guido Bertolaso ospite d’onore – è un museo del potere. Signore onnipotente dello spettacolo dal vivo: Direttore generale, Commissario straordinario di governo del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, del Teatro San Carlo di Napoli (dove, casualmente, sua moglie Giulia divenne direttrice, retribuita, del Museo del teatro) e dell’Arena di Verona, attuale vicepresidente della Siae e presidente annunciato della Fondazione del Maggio Musicale per volontà del suo intimo amico sindaco renziano, Dario Nardella.
CREATO capo di gabinetto dei Beni culturali da Sandro Bondi, Nastasi fu confermato in quel ruolo dai successori Giancarlo Galan e Lorenzo Ornaghi: con lui torna dunque a comandare sui Beni culturali uno dei più blasonati gattopardi berlusconiani. La rimpatriata di un piccolo mondo che ormai sembrava passato e che l’ennesimo ritorno di Franceschini sta invece magicamente riportando in vita.
Dalla corte di Berlusconi al Giglio Magico il passo è stato naturalmente breve. Sotto Renzi è stato vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e Commissario di governo per la bonifica e la riqualificazione di Bagnoli a Napoli. Dal 2017 al 2019 è stato anche Coordinatore per la Presidenza del Consiglio per l’organizzazione di Matera Capitale della Cultura 2019. Dal 2016 è presidente dell’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico di Roma. Dal 2018 è vicepresidente della Società Italiana degli Autori ed Editori ( Siae) e (affiliatosi alla rete discreta del potere di un altro ex ministro dei Beni culturali, Massimo Bray) pure consigliere delegato di Treccani Reti Spa.
MA PER CAPIREchi sia veramente Nastasi non conta il curriculum e non servono le interviste: sono molto più utili le intercettazioni.
E c’è l’imbarazzo della scelta.
Da quelle dell’inchiesta sulla P4: “Ho un messaggio da parte del dottor Nastasi... chiedeva al dottor Bisignani di poter avere, diciamo, la sua autorizzazione per fissare un appuntamento con il dottor Geronzi”.
O da quelle del magico mondo della cricca: il 22 dicembre 2009, Angelo Balducci, presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, conversa con Nastasi, allora capo di gabinetto del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. Balducci riferisce che il ministro-poeta gli ha dato udienza: “Pensa l’emozione, c’ho la febbre a 38”. Nastasi ride del suo capo: “Ma che vi siete detti?”. Balducci: “Ma due minuti... era contento, ma soprattutto, guarda, è contentissimo del fatto che te e io gli diamo tanta tranquillità e sicurezza”. Nastasi: “Meno male, sono molto contento. Oggi ho presentato Mauro ( Della Giovampaola). Sugli Uffizi alla fine abbiamo fatto il punto: Mauro soggetto attuatore, Enrico ( Bentivoglio) Rup (responsabile unico del procedimento) e Miccichè direttore dei lavori, che mi sembra una buona squadra”.
POCHE SETTIMANE dopo, Della Giovampaola finisce in carcere per corruzione. Sempre dalle intercettazioni della Cricca, ecco il tipico argomentare di Nastasi: “Dobbiamo mettere Elisabetta Fabbri (ai lavori dei Nuovi Uffizi), nominata Commissario dal ministero, perché è donna, perché risponde, è sveglia, è fuori dai giri nostri, è una brava professionista, non ha mai tradito in nessun senso, ascolta le cose che gli si dicono”. Commento del sobrio emisurato Giornale dell’arte: “Il gergo usato evidenzia una mentalità e un modo di concepire l’azione di governo agli antipodi di qualunque corretta amministrazione della cosa pubblica, più adatti forse alla gestione di Cosa nostra”.
È il 2010 quando un emendamento al disegno di
Relazioni a rischio Le intercettazioni con il pregiudicato Bisignani e Angelo Balducci della Cricca
Metodo pesante
“Il gergo usato evidenzia una mentalità agli antipodi della correttezza”
legge sulla Protezione civile prova a stabilizzare a vita nel ruolo di direttore generale l’allora capo di Gabinetto di Bondi: la Uil denuncia che “per coprire la spesa del Direttore generale, il ministro Bondi farà un decreto ministeriale per tagliare almeno 2/3 dei posti da dirigente di seconda fascia. Questo significa che taglierà posti da Soprintendente, da direttori di archivio e di biblioteca alla faccia della tutela”.
LA LEGGINA si blocca, ma rimane l’ombra lasciata dal suo firmatario: il senatore forzista Antonio D’Alì, appena condannato a tre anni di dimora obbligata a Trapani per i suoi legami con la mafia.
Nastasi, lui, è incensurato. Ma la metà del governo che gridava “onestà, onestà” può sopportare che i Beni culturali ricadano nelle mani di questo mondo?