Si salvano soltanto Jova e Vasco, tutti gli altri fanno flop
CONCERTI Stasera a Roma si esibiscono i Thegiornalisti, ma i biglietti venduti sono la metà di quelli previsti. Anche Ligabue, Antonacci e Pausini sotto le attese. Bene il 23enne Ultimo
Devi tenere le redini ben salde, se ti decidi per la tenzone al Circo Massimo. Altrimenti i cavalli s’imbizzarriscono, e la biga rischia la derapata. I Thegiornalisti tenteranno stasera di vincere la loro corsa fregiandosi del titolo di “prima band italiana” a esibirsi nell’area che qualche annetto fa vide nella tribuna vip gente come Tarquinio Prisco ( che edificò lo stadio-ippodromo con la lungimirante idea di comodi sedili al coperto per il generone capitolino) o Giulio Cesare. Roba da centocinquantamila spettatori, secondo altri trecentomila. Un luogo da rituali sacri e profani lungo l’arco dei millenni, vedi il milioncino di tifosi giallorossi intruppati fino a Caracalla per gli scudetti di osservanza vendittiana, o i concerti dei numi tutelari del rock, da Springsteen ai Rolling Stones o Roger Waters. Un c o l p o d ’ o c c h i o d a 70/80mila amanti della musica meno effimera.
IL CIRCO MASSIMO, con loro sul palco, non lo diresti profanato. E i Thegiornalisti, quanti fedeli porteranno stasera ad adorarli per “Maradona y Pelé” o “Riccione”, surreali tormentoni di estati della declinante scena pop para-indie? Gli insider mormorano di un risultato soddisfacente se alla fine i paganti saranno 35mila o giù di lì. Che balleranno, come si conviene a una festa settembrina, carica di adrenalina post-balneare e di interrogativi sull’autunno alle porte. Intanto l’evento è stato inzeppato di ospiti collaborativi come Luca Carboni, Elisa, Calcutta, Franco126, Takagi & Ketra, Dardust, in una sorta di “festivalbarizzazione” poco live e molto strategica per evitare che Tommy Paradiso & C. si scapicollino da soli. Doveva essere una consacrazione, la loro, invece è stata una legittima indagine a mezzo stampa. Si separano? Perché rilasciano interviste i due comprimari e il frontman torna tardi dalle vacanze? Ancora: per evitare l’effetto flop si intercetteranno i torpedoni dei vecchietti in gita? Il sold-out non sembra comunque alle viste, e sarebbe un guaio soprattutto per il dvd. Anche i siti di secondary ticketing piangono: a fronte di un prezzo nominale dei biglietti, ancora disponibili a 40 euro (30 con la provvidenziale convention con Trenitalia) stavolta Viagogo e StubHub ne propongono a un massimo di cento euro, spiccioli di fronte ai gruzzoloni dei tour di successo. Magari l’impresario provvederà a tamponare i buchi con il sistema da tutti rodato: quello di emettere tagliandi a “prezzi irrisori”, 40 centesimi o giù di lì, il più delle volte in accordo con gli sponsor. Butti dentro gente e paghi quasi nulla di Iva e di diritti d’autore alla Siae. Conviene. Sperando che per Paradiso e i due Marco non sia stato un passo più lungo della gamba: dopo il Circo Massimo non puoi inventarti nulla.
LO SA BENEanche Ultimo, che la prossima estate sarà atteso anche lui in quel catino ribollente di rischi e di passioni: ma per il 23enne cantautore di San Basilio le prevendite vanno già a gonfie vele su tutto il versante del tour 2020. Quasi 250mila i biglietti acquistati con un anno di anticipo, e Ultimo spedito manu militari a Londra per registrare un nuovo album: non potrebbe presentarsi a mani vuote di fronte agli aficionados, che lo hanno incoronato re di stagione. Il suo evento all’Olimpico del 4 luglio è stato infatti il più affollato (tra tutti gli artisti in concerto fra giugno e agosto) con 63.316 spettatori paganti, meglio anche di Ed Sheeran all’Arena Visarno (61.867) e a Roma (59.594). Poi c’è il Vasco: una media di 56mila spettatori per ognuno dei sei show a San Siro, e riusciti anche i due di Cagliari, con tanto di traversata marina dalla Liguria alla Sardegna su una nave da crociera griffata Rossi. La vittoria nel settore “tour italiano estivo” è inevitabilmente sua, con 383.398 vaschisti adoranti ai suoi piedi.
Segue Jovanotti (ma qui il dato è ancora provvisorio) che ancor prima dello stop definitivo veleggiava poco sotto, 375mila ragazzi attratti dal Jova Beach Party, una buona idea manageriale infestata dai ricorsi di carte bollate e dal verminaio scoperto dallo stesso Lorenzo sotto il vaso dei professionisti dell’a mbientalismo. Ma bisogna rischiare, non c’è altra soluzione. I big sono costretti a mettersi in marcia, perché la digitalizzazione delle loro opere non produce più introiti. E servono genialate, evitando trucchetti per sbandierare pienoni tarocchi.
PERCHÉ DOPOla morìa dei dischi, la routine e i costi salati dei biglietti stanno ammazzando pure il settore dei live: Ligabue ci ha messo la faccia dopo la figura barbina dello stadio vuoto di Bari, tentando di risalire la china fino a un confortante San Siro. Il guaio è che in un giro di 9 concerti il suo “Start tour” ha racimolato solo 217mila paganti, una media di appena 24mila a sera.
E che dire di Pausini & Antonacci? 311mila affezionati per 11 date in duo: più o meno 28mila a uscita. Eppure Laura doveva aver imparato la lezione. Proprio al Circo Massimo, lo scorso anno, dove per evitare rovinose cadute d’immagine fece mettere delle sedie a disposizione del pubblico. Ma in platea, mica in tribuna come Tarquinio Prisco.