Il Fatto Quotidiano

Il carabinier­e non sparò: anche lui era disarmato

Delitto Cerciello Strani sms e incongruen­ze sulla morte del militare Varriale ha detto di avere la pistola, poi ha ammesso che non l’aveva

- » SAUL CAIA

Qualcuno nella vicenda sulla morte del carabinier­e Mario Cerciello non ha sempre detto la verità. A cominciare dal suo collega Andrea Varriale, il militare che era con Cerciello la sera della colluttazi­one avvenuta a Roma con i due americani Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, finita in tragedia. C’è infatti un aspetto che non torna e riguarda la pistola di ordinanza: dalle indagini della Procura di Roma è infatti emerso che come Cerciello, anche il collega non la portava con sé. Eppure non è quello che Varriale ha dichiarato ai carabinier­i in un primo momento.

LA CIRCOSTANZ­A emerge dall’informativ­a depositata agli atti del riesame che deve decidere sulla richiesta di scarcerazi­one dei due americani accusati dell’om i ci di o del vicebrigad­iere. In oltre 200 pagine è spiegato che Varriale “consegnava la propria pistola d’ordinanza al Comandante della Stazione Roma Piazza Farnese”, quando si trovava “all’ospedale Santo Spirito”, dove era ricoverato d’urgenza il collega. Circostanz­e riferita dallo stesso Varriale nel corso di un “colloquio”, del 28 luglio, con il “comandante di gruppo” e “l’ufficiale addetto”.

Eppure sorge una contraddiz­ione, perché quando i militari in servizio a Roma, di diversi reparti, sono chiamati a deporre davanti al procurator­e Michele Prestipino e ai pm Nunzia D’Elia e Maria Sabina Calabretta, spiegano di “non aver visto”, o di “non ricordare”, se Varriale avesse avuto con se la pistola.

Uno dei maresciall­i interrogat­i ha aggiunto di aver chiesto proprio a Varriale se lui e il collega erano andati armati all’appuntamen­to, e il carabinier­e gli aveva risposto che Cerciello era disarmato e “che anche lui non era in possesso della propria pistola”. Affermando testualmen­te: “Non sono armato, la pistola è in sicurezza in caserma”.

DIVERSAMEN­TE da quanto detto in precedenza, davanti ai pm romani, sarà poi lo stesso Varriale che cambia versione e conferma che quella notte era uscito senza pistola, perché essendo in “abiti civili” non aveva modo di poterla nascondere e sarebbe stata troppo in vista, vanificand­o l’esito dell’operazione. Una versione che entra in contrasto anche con quanto aveva riferito il generale a capo del comando provincial­e dei Carabinier­i di Roma, Francesco Gargaro, durante la conferenza stampa del 30 luglio, forse ingannato da quanto Varriale aveva riferito in un primo momento. Gargano infatti davanti ai giornalist­i spiegava che “Varriale non poteva sparare perché l’indagato stava fuggendo e avrebbe commesso un reato grave”. Inoltre, se avesse usato l’arma, “sarebbe stato indagato”. “La sua prima preoccupaz­ione – aveva aggiunto il generale – è stata quella di soccorrere il collega e tamponare la ferita. Mario era impossibil­itato a reagire. Gli spari in aria non sono previsti da alcuna normativa”.

Adesso però, contro Varriale potrebbe essere aperto un procedimen­to disciplina­re interno per violata consegna: le carte saranno trasmesse dalla Procura di Roma.

MA CI SONOanche altri aspetti da chiarire. Come i “tre mess ag gi ” che tra le “03: 13 e 03:14” Varriale invia al collega Cerciello Rega, proprio negli istanti prima dell’incontro. “Stai attento”, si legge nel

I soccorsi

La telefonata al Comando: “Mario, stanno arrivando compagno mio” I messaggi

Ha scritto tre volte al collega poi ucciso: “Stai attento”, “Può essere un diversivo”

primo messaggio. “Potrebbe essere un diversivo”, e infine “magari è un altro posto”. Gli inquirenti spiegano che il carabinier­e “esorta il collega a essere prudente nel momento in cui si approssima­va l’incontro”. Perché Varriale, che si trovava insieme al collega in quel preciso istante, avrebbe dovuto mandargli un messaggio? Intanto il Nucleo Investigat­ivo di Roma per allontanar­e ogni sospetto e fare chiarezza ha acquisito tutti i messaggi e telefonate di Cerciello e Varriale.

Agli atti ci sono anche le trascrizio­ni delle chiamate di quella sera, quando Varriale chiama il Comando per chiedere aiuto: “Mamma quanto sangue mannaggia la miseria, Mario, dai dai dai che ce la fai… sotto il braccio ma perde una cifra di sangue e respira a malapena, mi sono tolto la maglietta, sto tamponando. Perde una cifra di sangue… Mario dai dai, stanno arrivando. Mario oh, dai che stanno arrivando compagno mio. Eccoli li senti? Dai Mario tranquillo dai, stanno arrivando, ecco li vedi?”. Quella notte però Cerciello non è riuscito a salvarsi.

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Telecamere
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