Vertici Tap verso il processo Si indaga sul sì del ministero
Il mega gasdotto in Puglia La valutazione di impatto ambientale per i pm “è illegittima” e mancano le “autorizzazioni idrogeologiche”
Il gasdotto Tap, in arrivo d al l ’ Azerbaigian in Puglia, entrerà in funzione tra pochi mesi, ma per la magistratura è stato costruito “in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie” sulla base una valutazione di impatto ambientale illegittima, “poiché adottata senza valutazione degli effetti cumulativi esterni ed interni”. Lo si apprende dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari che la pm Valeria Farina Valaori e il procuratore Leonardo De Castris hanno notificato a 18 persone, tra cui alcuni imprenditori locali e i vertici della Trans Adriatic Pipeline, e la società stessa.
PER L’EX COUNTRY manager del consorzio internazionale con sede a Baar, in Svizzera, Michele Mario Elia, insieme al project manager Gabriele Lanza e al direttore dei lavori Marco Paoluzzi resta in piedi l’accusa di aver realizzato il gasdotto “su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico” e in “zone agricole di notevole interesse pubblico”. Era il 16 novembre quando i carabinieri del Noe passarono al setaccio uffici e cantieri del consorzio internazionale a Lecce, Roma e Milano, sequestrando la documentazione cartacea e digitale. L’inchiesta riguarda l’inquinamento delle falde acquifere, nella zona di San Basilio a Melendugno (Lecce), dov’è stato costruito il microtunnel di tre metri di diametro, che meno di un mese fa Tap ha dichiarato di aver ultimato al 90 per cento.
I giudici hanno confermato l’accusa di scarico di acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose, senza autorizzazione. A far scattare l’allarme era stato il primo cittadino di Melendugno, Marco Potì, sulla base del rapporto di Arpa Puglia a luglio 2018, che evidenziava il superamento della soglia di alcuni metalli pesanti, tra cui il cromo esavalente che è cancerogeno. Tra le condotte ritenute illecite c’è anche la mancata impermeabilizzazione del cantiere in zona San Basilio.
LE INDAGINI PRELIMINARI si erano concluse a dicembre, ma ora sono stati aggiunti altri tre indagati che fanno parte della cerchia degli imprenditori locali coinvolti. A questo filone di indagine è stato accorpato anche quello relativo all’uso di recinzioni con jersey, rete metallica e filo spinato abusive, finalizzate all’espianto di 445 ulivi fuori dal periodo autorizzato. Questo non è l’unico filone di indagine aperto. È ancora in corso l’indagine principale relativa all’applicazione della direttiva Seveso alla centrale di gas che sorgerà a 400 metri dalle prime abitazioni, per cui i giudici hanno richiesto l’incidente probatorio. Tra gli indagati per truffa e violazione della direttiva sulla sicurezza dell’impianto figura anche il direttore generale per la sicurezza dell’a ppro vvi gio namento e delle infrastrutture energetiche del ministero dello Sviluppo economico, Gilberto Dialuce, oltre ai vertici di Tap, inclusa la rappresentante legale Clara Risso.
IL RIFERIMENTO nei capi d’accusa resi noti in questi giorni, con questa nuova ordinanza di conclusione delle indagini preliminari, all’illegittimità dei decreti ministeriali che hanno accordato a Tap la compatibilità ambientale per la mancata valutazione degli effetti cumulativi è un diretto riferimento a quanto emerso nell’indagine principale. Tap – che trasporterà 10 miliardi di metri cubi espandibili a 20 e si collegherà alla rete Snam – in una nota si difende confermando “la piena fiducia nei confronti dell ’ autorità giudiziaria, nonché nell’esito finale del procedimento, e che venga riconosciuta la piena liceità e correttezza delle attività del progetto”.
Le accuse
L’opera sarebbe stata costruita su zone agricole e aree sottoposte a vincolo