DOVE È FINITA LA DESTRA SERIA, LAICA E CIVILE?
“OGGI LA PAROLA ’destra’ sembra piuttosto trasformarsi in un essere immondo, fa la faccia cattiva, divide invece che unire. È il regno dei peggiori. Attacca le intelligenze, non sopporta le élite. Patriottica a parole, nella realtà quotidiana violenta i legami del vivere civile, uccide ogni barlume di bontà”. FILIPPO ROSSI, “DALLA PARTE DI JEKYLL MANIFESTO PER UNA BUONA DESTRA”, MARSILIO GIORGIA MELONI e Matteo Salvini farebbero bene a leggere il libro di Filippo Rossi, magari prima di portare in piazza, domani davanti a Montecitorio, la protesta contro il governo dell’inciucio, dell’imbroglio, del tradimento eccetera. Intanto perché una buona lettura rasserena gli animi e anche, chissà, per farsi venire in mente quei dubbi che spesso in politica sono più utili di tante certezze (una a caso, aprire la crisi sicuri di andare a elezioni anticipate). Se però i due leader non avessero né tempo né voglia di addentrarsi nelle pagine sulla destra scritte da un giornalista convintamente di destra, proverò a dire quali pensieri quell’analisi mi ha ispirato, con le inevitabili approssimazioni di cui chiedo venia all’autore.
Ecco il tema che vorrei brevemente svolgere: la destra rabbiosa che rischia di fare più male a se stessa che al nemico; e che mette in fuga la destra non rabbiosa, più numerosa di quanto si creda. Per esempio, manifestare contro “il patto della poltrona” significa parlare, come si dice, alla pancia della gente, ma quel mondo vota già per Salvini e Meloni e il loro disgusto per il governo giallorosso non sembra in discussione. Invece non sono così convinto che nel convocare la piazza si sia pensato che esiste anche un’altra destra, quella di Jekyll (e qui torniamo al libro di Rossi). “Moderna, laica, civile e realista. Patriottica, senza essere nazionalista, aperta al nuovo. Anti-ideologica che non vuole sempre avere ragione, che non urla, che non fa parlare alla pancia ma al cuore e al cervello”. Conosco la possibile risposta salviniana e meloniana: quella destra delle buone maniere esiste ma è una minoranza ininfluente mentre la destra arrabbiata rappresenta ormai una maggioranza d’italiani. Sì, replicherei, ma forse non abbastanza maggioranza per conquistare il governo. Senza i voti “moderati” di Forza Italia, per esempio, non va da nessuna parte. Tanto più se la coalizione M5S-Pd dovesse varare una nuova legge elettorale fondata sul proporzionale puro. Poiché Salvini e Meloni dovrebbero prendere atto che poltrone o non poltrone il nuovo governo non mollerà la presa tanto facilmente, con un orizzonte che nelle intenzioni sarà quello dell’elezione del Capo dello Stato del febbraio 2022. Chiedo: si può fare opposizione semplicemente scommettendo sulla rapida dissoluzione (e sulla diffamazione) del fronte avversario? Un po’ pochino come strategia politica. A questo punto l’eventuale lettore superstite potrebbe dirmi: ma a te che te ne frega se la destra è buona o è cattiva, non farai mica il tifo per la destra? Certo che no, però mi piacerebbe vivere in un Paese dove destra e sinistra si alternassero al potere, possibilmente senza spararsi addosso. E senza temere di dovere fare i conti con qualcuno che, sul fronte opposto, eccita le piazze, si crede il duce e invoca i pieni poteri.