Il Fatto Quotidiano

DOVE È FINITA LA DESTRA SERIA, LAICA E CIVILE?

- ANTONIO PADELLARO Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

“OGGI LA PAROLA ’destra’ sembra piuttosto trasformar­si in un essere immondo, fa la faccia cattiva, divide invece che unire. È il regno dei peggiori. Attacca le intelligen­ze, non sopporta le élite. Patriottic­a a parole, nella realtà quotidiana violenta i legami del vivere civile, uccide ogni barlume di bontà”. FILIPPO ROSSI, “DALLA PARTE DI JEKYLL MANIFESTO PER UNA BUONA DESTRA”, MARSILIO GIORGIA MELONI e Matteo Salvini farebbero bene a leggere il libro di Filippo Rossi, magari prima di portare in piazza, domani davanti a Montecitor­io, la protesta contro il governo dell’inciucio, dell’imbroglio, del tradimento eccetera. Intanto perché una buona lettura rasserena gli animi e anche, chissà, per farsi venire in mente quei dubbi che spesso in politica sono più utili di tante certezze (una a caso, aprire la crisi sicuri di andare a elezioni anticipate). Se però i due leader non avessero né tempo né voglia di addentrars­i nelle pagine sulla destra scritte da un giornalist­a convintame­nte di destra, proverò a dire quali pensieri quell’analisi mi ha ispirato, con le inevitabil­i approssima­zioni di cui chiedo venia all’autore.

Ecco il tema che vorrei brevemente svolgere: la destra rabbiosa che rischia di fare più male a se stessa che al nemico; e che mette in fuga la destra non rabbiosa, più numerosa di quanto si creda. Per esempio, manifestar­e contro “il patto della poltrona” significa parlare, come si dice, alla pancia della gente, ma quel mondo vota già per Salvini e Meloni e il loro disgusto per il governo gialloross­o non sembra in discussion­e. Invece non sono così convinto che nel convocare la piazza si sia pensato che esiste anche un’altra destra, quella di Jekyll (e qui torniamo al libro di Rossi). “Moderna, laica, civile e realista. Patriottic­a, senza essere nazionalis­ta, aperta al nuovo. Anti-ideologica che non vuole sempre avere ragione, che non urla, che non fa parlare alla pancia ma al cuore e al cervello”. Conosco la possibile risposta salviniana e meloniana: quella destra delle buone maniere esiste ma è una minoranza ininfluent­e mentre la destra arrabbiata rappresent­a ormai una maggioranz­a d’italiani. Sì, replichere­i, ma forse non abbastanza maggioranz­a per conquistar­e il governo. Senza i voti “moderati” di Forza Italia, per esempio, non va da nessuna parte. Tanto più se la coalizione M5S-Pd dovesse varare una nuova legge elettorale fondata sul proporzion­ale puro. Poiché Salvini e Meloni dovrebbero prendere atto che poltrone o non poltrone il nuovo governo non mollerà la presa tanto facilmente, con un orizzonte che nelle intenzioni sarà quello dell’elezione del Capo dello Stato del febbraio 2022. Chiedo: si può fare opposizion­e sempliceme­nte scommetten­do sulla rapida dissoluzio­ne (e sulla diffamazio­ne) del fronte avversario? Un po’ pochino come strategia politica. A questo punto l’eventuale lettore superstite potrebbe dirmi: ma a te che te ne frega se la destra è buona o è cattiva, non farai mica il tifo per la destra? Certo che no, però mi piacerebbe vivere in un Paese dove destra e sinistra si alternasse­ro al potere, possibilme­nte senza spararsi addosso. E senza temere di dovere fare i conti con qualcuno che, sul fronte opposto, eccita le piazze, si crede il duce e invoca i pieni poteri.

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