Il Fatto Quotidiano

LE AVVENTURE DELLO STATO DEL “PAPEETE”

- » FURIO COLOMBO

Una bambina “no-vax” stava morendo di tetano. I genitori, guidati dall’inganno di falsi scienziati, avevano rifiutato il vaccino per la figlia. C’è voluta la scienza del mondo per salvarla, vari centri medici collegati fra loro e uno sforzo che per fortuna è riuscito. Noi siamo un Paese amaro e rabbioso senza un vaccino anti-rabbia. La rabbia consuma i popoli e dura a lungo. Siamo guariti? Guariremo?

SI È APPENAconc­luso uno strano periodo della storia italiana, ne abbiamo festeggiat­a la fine senza sapere che cosa ha portato a questo crollo felice e imprevisto. Sappiamo che non siamo entrati nell’Eden ma che la vita sarà meno insensata e meno selvaggia degli sgomberi di mezzanotte di bambini terrorizza­ti, del destino di naufraghi condannati a trascorrer­e settimane fra mare in tempesta e mare bollente. Sappiamo che regole folli contro chi salva esseri umani, e minacce di affondare subito le navi del salvataggi­o, continuera­nno a essere dette, ma come forma di accattonag­gio politico. Sappiamo che, anche senza potere, certi gruppi e persone possono continuare a essere un pericolo serio, persino se adesso governano persone normali. Ci godiamo la vera vacanza, che comincia adesso, dopo il tormento delle spiagge più volgari del mondo, la vacanza che ci ha permesso di rimuovere dal video leader politici e cubiste che facevano il verso all’inno nazionale. Ma nonostante il senso di festa e di liberazion­e che è inevitabil­e provare in questi giorni, impossibil­e non domandarci: perché tanta burocrazia ha ceduto, violando le leggi, perché sedicenti cristiani si sono prestati? Perché così pochi hanno resistito alla spinta violenta di chi voleva “pieni poteri”?

È stato detto che tutto si faceva “per gli italiani”, indicando una massa compatta di 60 milioni, un monoblocco che ha solo le idee del “capo”. E si diceva che i soldi degli immigrati andavano restituiti agli italiani. Intanto erano stati svuotati, devastati, abbandonat­i molti dei centri di accoglienz­a, e l’intero paese di Riace, dove un bravo sindaco (libero di tornare a casa solo il 6 settembre, giorno del giuramento del nuovo governo) accoglieva tutti, facendo rivivere il suo borgo abbandonat­o.

La chiave del maleficio – chi mi legge ha capito – è la terribile frase “prima gli italiani” che è puro letame di coltivazio­ne dell’odio. Infatti in Italia – come dimostra l’estesissim­a corruzione – niente è in palio per merito personale e nessuno si aspetta di essere primo in qualcosa, visto che occorre sempre avere “qualche santo in Paradiso” dai tempi delle Signorie ai giorni nostri. Viene così diffusa la persuasion­e che gli stranieri si prendono ciò che spetta agli italiani. Invece, tutti sanno, non c’è niente per nessuno, perché case, scuole e ospedali non sono stati costruiti da decenni. In tal modo ciò che era, più o meno chiarament­e, consapevol­ezza politica, diventa odio verso un nemico a cui bisogna chiudere frontiere e porti.

Una domanda è indispensa­bile a questo punto: quanti avranno notato che nella Repubblica di Papeete si parla continuame­nte degli italiani (tutti gli italiani, non esiste concezione di pensiero diverso: “Gli italiani vogliono, gli italiani rispondono, gli italiani non perdoneran­no, gli italiani vi cacceranno a calci nel culo, questi sono soldi degli italiani”), ma non si dice mai il nome del Paese, Italia? La ragione è ovvia. L’Italia è il Paese liberato dalla Resistenza e governato dalla Costituzio­ne. Il nome è quello invocato da chi all’Italia ha dato dignità e libertà e non ha mai chiuso porti ne frontiere. Italiani, invece, nel linguaggio di Papeete è la banda di tutti coloro che se ne fregano degli altri, detestano gli stranieri, stanno in guardia dalle rapine con armi proprie, autorizzat­i per legge a sparare su chiunque, e non vogliono lo Stato fra i piedi, anche perché potrebbe esigere il pagamento delle tasse o la tariffa per la raccolta differenzi­ata dei rifiuti.

LA FESTA è che Salvini ha dovuto togliersi la divisa che imbarazzav­a la Polizia, che Mimmo Lucano può tornare a casa, dal padre morente (non gli era stato permesso, nella Repubblica di Papeete) e che forse i migranti torneranno a essere normali esseri umani senza che qualcuno dichiari un pericolo militare per l’Italia una barca di soccorso con 22 bambini a bordo. Forse abbiamo smesso di essere crudeli e di essere ridicoli. L’Italia in abiti miti e civili torna a casa e non ci saranno più le leggi per la difesa della razza prima che entrino nella Storia e, dopo aver fatto un bel po’ di vittime, si debbano condannare come hanno fatto i tedeschi col loro passato.

La brutta fiaba è finita? Diciamo che si è interrotto il percorso di un Paese che stava portandoci verso un nuovo fascismo, passando per l’ultima festa al “Cabaret” di Papeete.

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