Regole Ue, a trattare ora c’è il paladino della flessibilità
Via i sovranisti, la “congiunzione astrale” sembra favorevole all’Italia (e Gualtieri)
In Italia solo i governi di sinistra riescono a fare riforme di destra, quelli di destra interventi di sinistra, e soltanto un governo europeista può mettere in discussione le regole europee. Ieri è arrivata la benedizione di Sergio Mattarella: “Coesione e crescita sono gli obiettivi ai quali guardare e il necessario riesame del Patto di Stabilità può contribuire a una nuova fase, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca”. Nel suo messaggio al forum Ambrosetti di Cernobbio, il capo dello Stato ha chiarito che sostiene quanto annunciato dal premier Giuseppe Conte: l’Italia deve tornare a sedersi al tavolo in cui si discute la riforma dei vincoli di bilancio, un tavolo per ora controllato da quei Paesi del Nord che vogliono regole più stringenti proprio per ridurre gli spazi di manovra a Paesi poco disciplinati come l’Italia.
“L’AVVIO della nuova legislatura europea offre l’opportunità di definire un programma all’altezza delle aspettative dei cittadini europei espresse con il recente voto, a ll ’ altezza dei valori fondanti dell’Unione”, dice Mattarella. Tradotto: chiusa, almeno per ora, la stagione del sovranismo euroscettico, le forze europeiste (incluso ormai il Movimento Cinque Stelle) hanno l’occasione di rispondere a quel malessere dei cittadini verso il progetto comunitario che si è manifestato alle elezioni di maggio, con la Lega al 34 per cento e Fratelli d’Italia oltre il 6 per cento.
Negli anni degli esecutivi Renzi-Gentiloni il ministero del Tesoro, con Pier Carlo Padoan, conduceva una battaglia tutta tecnica per contestare le regole (discrezionali e astruse) con cui i tecnici della Commissione calcolano il Pil potenziale dell’Italia, numero virtuale dal quale dipende l’entità del deficit consentito dai parametri Ue. L’Italia ha solidi argomenti, ma non ha ottenuto grandi risultati.
Poi c’era il piano politico: forte del suo successo alle Europee del 2014, da premier Matteo Renzi è riuscito a ottenere 40 miliardi di “flessibilita’” (deficit in deroga) che ha però speso per bonus elettorali come gli 80 euro e incentivi vari, con impatti minimi sulla crescita. Quello renziano era l’unico esecutivo che sembrava capace di resistere all’onda sovranista e la Commissione guidata da Jean Claude Juncker ha fatto di tutto per agevolarlo.
ORA LA CONGIUNZIONE astrale sembra altrettanto favorevole all’Italia: la Germania ha un’economia in frenata, gli Stati Uniti oscillano sul baratro di una recessione, la nuova presidente della Commissione Ursula von der Leyen e Christine Lagarde alla Bce vogliono politiche espansive. Il processo di riforma del patto di Stabilità e l’impostazione del nuovo bilancio dell’Eurozona voluto dalla Francia possono ancora essere influenzati dall’Italia. Per la prima volta da oltre un decennio c’è un politico al ministero dell’Economia, Roberto Gualtieri, che a Bruxelles ha guidato la cruciale commissione Affari economici del Parlamento europeo. Da ministro avrà quindi la legittimità politica e la competenza per trattare sulle regole senza dover chiedere ogni volta il permesso ai partiti della maggioranza e a Palazzo Chigi (come ha dovuto fare, suo malgrado, il suo predecessore Giovanni Tria). Sembra un paradosso, ma l’unica cosa che potrebbe complicare l’azione diplomatica dell’Italia sulla riforma delle regole di bilancio sarebbe l’assegnazione al commissario italiano Paolo Gentiloni del portafoglio degli Affari economici. Una trattativa tutta interna al Pd verrebbe guardata con sospetto. Con una controparte diversa, per Gualtieri sarà un po’ più semplice. Ma certo non facile.