Il Fatto Quotidiano

“Il Pd si liberi dalle incrostazi­oni di potere, o Conte cadrà subito”

Secondo il Professore, su temi come le grandi opere o autostrade i dem sono condiziona­ti dalle loro relazioni coi gruppi privati

- » LORENZO GIARELLI

“Se il Pd non si libera da alcune logiche di potere questo governo farà la fine dei gialloverd­i”. Cioè imploso dopo poco più di un anno, vittima dei contrasti quotidiani e di differenze identitari­e non più trascurabi­li tra gli alleati. Alberto Vannucci, docente di Scienze Politiche all’Università di Pisa, mette così in allarme i gialloross­i: neanche il tempo di ottenere la fiducia e qualcosa di troppo scricchiol­a già, tra Andrea Orlando che vuole rivedere la Spazzacorr­otti, Paola De Micheli che annuncia il sì a Tav e Gronda e mette al sicuro le concession­i autostrada­li e il probabile ritorno nelle macchine ministeria­li di alcuni decani del potere “tecnico” come Salvo Nastasi e Roberto Garofoli.

Professor Vannucci, il Pd parla come Lega?

Se è vero che a livello programmat­ico e di base sociale c’è molto in comune tra Pd e 5 Stelle, la questione più rilevante riguarda la classe dirigente. Questo governo sta in piedi solo se il Pd, come mi auguro, si dimostrerà qualcosa di diverso da un sodalizio di potentati, ciascuno dei quali sembra essersi ormai ritagliato la sua nicchia di influenza. Se continuerà a rispondere a una spartizion­e semi-clientelar­e del potere allora c’è ben poco da essere ottimisti.

Eppure il corso di Zingaretti nasce sul tema della discontinu­ità.

Il Pd è legato a interessi che affondano le radici nella sua e in quella dei partiti che c’erano prima. Zingaretti può riportare i dem più a sinistra rispetto a Renzi, ma resta una continuità di fondo. Vuoi per gli anni al governo, vuoi soprattutt­o per i rapporti con gli enti sul territorio (cooperativ­e, aziende o banche), questo è un partito che ha maturato interessi enormi con i privati, con cui da tempo ci sono interazion­i proficue per entrambi. È chiaro che un occhio di riguardo per i grandi gruppi porta un ritorno non sempre tangibile. Di tutto questo il Pd è parte, con o senza Zingaretti.

C’è il rapporto con autostrade, per esempio.

La gestione bipartisan delle concession­i è stato inspiegabi­le, ci si chiede se esistano delle contropart­ite non dichiarate. Abbiamo visto clausole segrete, profitti miliardari al fronte di investimen­ti bassi. In questo Lega e Pd sono accomunate, mentre il Movimento non ha debiti da pagare e può permetters­i attacchi aggressivi a chi gestisce le autostrade. Anche le grandi opere dividono già i gialloross­i.

La ministra De Micheli mi sembra in continuazi­one con la linea tenuta dal Pd in questi anni: fin dai tempi di Berlusconi non si è mai opposto alle grandi opere, magari parlando con un po’ più di cautela rispetto a Forza Italia. Nei ministeri sono già stati chiamati due tecnici di lungo corso come Salvo Nastasi e Roberto Garofoli. Segno del potere di cui parlava? Le vere leve di potere stanno lì, in questi personaggi che con le conoscenze negli uffici sanno condiziona­re le scelte al di là di ogni volontà politica e con logiche opache. Motivi per cui il governo potrebbe durare ben poco?

Le incompatib­ilità tra gli alleati ci sono, per questo rischiano di entrare in una spirale autodistru­ttiva che replichere­bbe lo spettacolo desolante degli ultimi mesi dei gialloverd­i, che mi auguro di non rivedere. In realtà Pd e 5 Stelle possono imparare molto l’uno dall’altro. Cioè?

Il Pd può approfitta­rne per spurgarsi da quelle incrostazi­oni di potere che l’hanno fatto allontanar­e dalla sua base. I 5 Stelle possono invece imparare da chi la macchina della politica la conosce. Ma soprattutt­o, il Movimento deve far tesoro dell’esperienza con la Lega. In che modo?

Se si deve cedere su un punto, si deve ottenere qualcosa in cambio. Penso alle concession­i autostrada­li: se non sarà possibile revocarle, i 5 Stelle impongano per lo meno nuovi termini, maggiori controlli sugli investimen­ti, regole più severe sulla trasparenz­a. È quello che il Pd ha fatto sul taglio dei parlamenta­ri: lo voterà, ma a patto che ci sia una nuova legge elettorale.

Il governo dura solo se si dimostrano diversi da un sodalizio di potentati ognuno con la propria nicchia di influenza

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Un cantiere Tav, opera da sempre sostenuta dal Partito democratic­o
LaPresse Per l’alta velocità Un cantiere Tav, opera da sempre sostenuta dal Partito democratic­o
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