I dem aprono pure in Toscana: “Patto col M5S contro Salvini”
Si vota tra un anno, ma i dirigenti già ne parlano. Bonafè e Romano: “Se c’è vera discontinuità, si può trovare anche un accordo sui programmi”
“Ci pensi un attimo, perché a Roma abbiamo fatto il governo con i Cinque Stelle? Per fermare Salvini. Per lo stesso motivo potremmo farlo tra un anno in Toscana”. Il ragionamento di una vecchia volpe del Pd toscano non fa una piega. E spiega le grandi manovre in corso tra i dem in vista delle regionali del 2020.
SE I PRIMI BANCHI di prova del nuovo governo giallorosso saranno le elezioni in Umbria (27 ottobre), Emilia Romagna e Calabria (a novembre), nel maggio prossimo proprio qui si combatterà l’ultima battaglia campale tra un centrosinistra che governa la regione da cinquant’anni e il centrodestra a trazione leghista che dal 2016 in poi ha conquistato (quasi) tutti i capoluoghi di provincia. E che la Toscana non sia più rossa lo dicono i dati delle ultime elezioni europee e amministrative di maggio: rispetto al 2014 il Pd qui ha perso mezzo milione di voti (da 56 a 33%) mentre la Lega decuplicava i propri consensi passando dal 2,6% di cinque anni fa al 31,6% attuale.
Non solo: il Carroccio è il primo partito in sette province su dieci superando ampiamente il 30%, mentre le uniche isole felici rimaste al centrosinistra sono Firenze, Livorno e Siena. Da qui la preoccupazione Pd di perdere la Regione tra un anno e per questo i dirigenti dem si stanno muovendo in due direzioni: da una parte ormai tutto il partito, renziani e zingarettiani, spinge per un’alleanza con il M5S sulla scia del governo nazionale; dall’altra proprio tra Firenze e Livorno a fine settembre nascerà una lista civica di sindaci che ufficialmente appoggerà il candidato Pd alla Presidenza della Regione ma in concreto avrà l’obiettivo di mettere in secondo piano il simbolo del partito che qui non porta più molto bene.
Il primo ragionamento però è sull’accordo con il M5S: “Io lo auspico e secondo me è anche possibile” conferma al Fatto QuotidianoValerio Fabiani, di cui si fa il nome per un posto da sottosegretario nel governo giallorosso. “L’accordo nazionale con il M5S – continua – presume un’idea di futuro condivisa e un progetto di governo comune. E anche se non esistono automatismi, una coalizione nazionale impegna i due partiti ad ogni livello e in ogni luogo, anche in Toscana”. Poi ci sono i renziani, che anche qui spingono per scendere a patti con l’ex nemico storico. Dice Simona Bonafè, segretaria regionale: “A livello nazionale si è aperto un nuovo quadro politico ma gli accordi si fanno partendo dai programmi”.
IL DEPUTATO livornese Andrea Romano invece la spiega così: “Finora in Toscana – dice al Fatto – i 5stelle hanno governato male ma se da parte loro ci fosse una sana disponibilità a rivedere ricette e soluzioni allora potremmo discuterne, ma serve una seria prova di discontinuità”. La stessa che chiedeva il Pd a livello nazionale e che ha portato alla formazione del Conte 2.
Sul fronte del M5S lo spiraglio c’è e con l’avanzare dei mesi – e dell’esperienza di governo giallorosso – la porta potrebbe aprirsi del tutto. “Al momento il nostro Statuto non prevede accordi pre elettorali con altri partiti – spiega il candidato alle regionali Giacomo Giannarelli – ma poi c’è il ballottaggio e qui dovrebbe decidere la nostra base su Rousseau, com’è stato per il governo nazionale”. E proprio i due possibili candidati del M5S a governatore fanno pensare ad un’alleanza con il Pd: sia Giannarelli che l’ex sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, hanno un background di sinistra e non avrebbero difficoltà a un accordo con i dem. Certo, resta lo scoglio dei temi su cui le due forze si sono scontrate negli ultimi mesi: le infrastrutture (Tav e aeroporto di Firenze), il reddito di cittadinanza e la gestione dei flussi migratori. Poi c’è la lista dei sindaci, “Fronte civico toscano” o“Casa Toscana”, che nascerà il 26 settembre a Livorno su iniziativa di Dario Nardella e del primo cittadino labronico, Luca Salvetti: “Sarà un laboratorio nazionale” ha spiegato il sindaco di Firenze. Per provare a vincere in Toscana, nascondendo il simbolo del Pd.
Via il simbolo Nardella e Salvetti pronti al lancio di una lista dei sindaci: meglio la civica che il partito