Calci al bimbo di colore: niente aggravante razziale, per ora
Un bambino di 3 anni, di origine nordafricana, aggredito, strattonato e preso a calci nell’ addome.
Per chi ha assistito alla scena e per gli investigatori che hanno sentito i testimoni oculari del pestaggio del piccolo, avvenuto nel centro storico di Cosenza, l’aggravante dell’odio razziale sarebbe naturale. Al momento, però, non è contestata dalla procura guidata da Mario Spagnolo che ha denunciato due coniugi, di 22 e 24 anni, solo per lesioni personali aggravate. L’aggressore era in Calabria in una località protetta perché fratello di un pentito di camorra. Ma invece di fare una vita riservata tenendo un basso profilo ha pensato bene di colpire con un calcio all’addome il piccolo perché, ai suoi occhi, aveva avuto l’ardire di avvicinarsi troppo alla figlia neonata che spingeva in carrozzina insieme alla moglie durante una passeggiata nel centro di Cosenza. Adesso perla coppia è scattato, per motivi di opportunità, anche l’ allontanamento immediato dalla Calabria verso un’ altra località protetta.
E non è escluso che le accuse possano diventare più pesanti in seguito perché, ricostruendo la dinamica dell’aggressione, secondo fonti investigative non ci sarebbe stato altro motivo se non quello che la vittima aveva un colore diverso della pelle. Martedì scorso, marito e moglie erano a passeggio in via Macallè, una traversa del centralissimo corso Mazzini, quando il bambino immigrato, incuriosito dalla figlia neonata della coppia, si è avvicinato alla carrozzina come avrebbe fatto qualsiasi bambino. L’ aggressore ha iniziato a urlare e si è scagliato addosso al piccolo. Il tutto davanti alla moglie indifferente. Una ragazza ha visto tutto e su Facebook ha scritto: “Non posso credere che un uomo sferri un calcio ad un bimbo di tre anni solo perché di colore”.