La fede richiede passione e adesione tanto quanto gli amori cari e segreti
GESÙ PRIMA DI TUTTO Il cristiano è colui che incondizionatamente è discepolo del Signore perché scopre che ne va della propria felicità
In quel tempo, una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: ‘Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro’. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” ( Luca 14,25-33).
I NOSTRI RAGIONAMENTI timidi e incerti non sempre superano il noto. La nostra cultura, non di rado, guarda con sospetto la sapienza che viene dall’Alto. Come contare allora i nostri giorni? Il loro susseguirsi e la nostra precarietà ci mettono davanti continuamente la domanda sul senso della vita e l’ineludibile forza dell’amore. Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
(Sap 9,13).
È sapienza, infatti, riconoscere l’insufficienza della nostra capacità di rispondere al mistero della vita personale e dell’universo creato. Se il progetto della divina volontà rimane velato, tuttavia piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (Dei Verbum, 2).Per questa vitale conoscenza, la Parola di Dio, Divina Sapienza, si è incarnata e si è fatta nostra vita, nostra via e nostra verità. Con l’esercizio della fede si accoglie il dono di Gesù Cristo e si riposa sulla Sua autorità, sulla Sapienza che Lui è.
La fede ci chiede passione e fedeltà almeno tanto quanto ne nutriamo per gli amori più cari e segreti. Esige un’adesione vitale, semplice cioè indivisibile e senza compromessi a Gesù Cristo. Essa implica la rinuncia completa a ciò che si oppone all’Amore, bene in sé e bene per tutti gli uomini. Evangelicamente se uno ama di più significa potenziare l’amore, renderlo più vivo, più bello, duraturo, desiderabile, aperto a chi non ce l’ha, condivisibile.
IL CRISTIANO è colui che incondizionatamente è discepolo del
Signore, perché scopre che ne va della propria felicità! Gesù viene prima di tutto, ma non delegittima vincoli di sangue, amicizie, preferenziali condizioni di bisogno. Non li esclude, ma pur subordinandoli inclusivamente li approfondisce e li autentica col magis: di più!
Seguire Cristo è un’impresa degna dell’uomo; perciò bisogna impegnarsi, essere personalmente previdenti come colui che vuole costruire una torree ne calcola prima la spesa per vedere se riuscirà a portarla a termine. Inoltre, è bello rischiare comunitariamente, insieme agli altri, così come fa quel re che partendo in guerra contro un altro re siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini, chi gli viene incontro con ventimila.
È SERIO il programma di vita che Gesù lascia in dono a ogni cri
stiano: Viene a me e mi ama più di quanto ami suo padre (…), porta la propria croce e viene dietro a me (…), rinuncia a tutti i suoi averi. Per seguire il Signore Gesù bisogna assumere la Sua misura: lasciarsi amare di più da Lui per amare noi sempre di più senza misura.