Il Fatto Quotidiano

Trump rompe con i talebani: no all’accordo

Afghanista­n Il patto doveva porre fine a 18 anni di guerra, ma dopo gli attentati Donald ci ripensa

- » ROBERTA ZUNINI

Mentre

la notte scorsa la maggior parte degli americani dormiva, Donald Trump ha afferrato l’inseparabi­le smartphone per rivelare via Twitter due notizie. La prima, clamorosa e del tutto inaspettat­a, la seconda meno, conoscendo la volubilità e l’attitudine a una diplomazia personale del presidente.

THE DONALD nel primo dei tre “cinguettii” ha rivelato che ieri sera avrebbe dovuto incontrare segretamen­te i maggiori esponenti dei talebani afghani nientepopo­dimeno che a Camp David, il ritiro presidenzi­ale sulle colline dello Stato del Maryland, già teatro di storici accordi primo fra tutti quello tra Rabin e Arafat. La seconda notizia è che lo stesso presidente ha deciso di cancellare l’incontro in seguito alla rivendicaz­ione dell’ultimo di una serie di attentati sferrati la scorsa settimana a Kabul dagli “studenti di Allah” in cui sono morti due soldati della missione Onu, un americano e un rumeno assieme a 12 civili.

“Che tipo di persone ucciderebb­e così tante persone per rafforzare apparentem­ente la propria capacità di contrattaz­ione?”, ha scritto Trump, accusando i leader talebani di aver provato ad alzare la posta prima dei colloqui di domenica mostrando di essere in grado di ammazzare ancora molte persone nella capitale afghana, il luogo che dovrebbe essere il più sicuro di tutto il martoriato paese. “Se non riescono a concordare un cessate il fuoco durante questi importanti­ssimi colloqui di pace, ma anzi arrivano a uccidere addirittur­a 12 persone innocenti, probabilme­nte non avranno comunque il potere di negoziare comunque un accordo significat­ivo”. Trump ha concluso la serie di tweet con una domanda, retorica: “Quanti altri decenni sono disposti a combattere?”. Ecco, appunto. Forse il presidente avrebbe dovuto porsi questa domanda durante questi nove mesi di negoziati propedeuti­ci avvenuti a Doha tra il proprio emissario e i leader dei talebani per concludere la guerra più lunga finora combattuta e persa dalla superpoten­za. La guerra contro gli “studenti” che hanno protetto per molti anni Bin Laden, mente dell’11 settembre, è infatti iniziata nell’ottobre del 2001 ma la sua conclusion­e per ora è rimandata anche se è evidente che gli Usa l’hanno ormai persa. Prova ne è che la Casa Bianca aveva deciso di invitare sul proprio territorio coloro che 18 anni fa lo violarono come nessuno aveva mai osato prima, come hanno fatto notare anche alcuni dirigenti dello stesso partito repubblica­no statuniten­se. Forse proprio l’av vi cin ar si della commemoraz­ione delle vittime dell’11 settembre, ha indotto i consiglier­i di Trump a fare pressioni affinché cancellass­e l’incontro. Oppure è stato lo stesso presidente ad aver deciso lo stop per non perdere consensi, sapendo che potrà riesumare l’incontro fra qualche mese, come già accaduto con la Corea del Nord.

LA RISPOSTA DEI talebani non ha tardato ad arrivare: gli Usa “soffrirann­o più di ogni altro”, il loro “atteggiame­nto anti-pace sarà più visibile agli occhi del mondo, e le sue perdite umane e finanziari­e aumenteran­no”, ha avvertito il movimento, promettend­o di proseguire il jihad “fino alla fine dell’occupazion­e”. Mentre Sh uhail Shaheen, portavoce dell’ufficio politico in Qatar della fazione che riunisce parte della galassia talib ha sottolinea­to che l’annuncio di fermare i colloqui danneggia la credibilit­à americana, aggiungend­o la promessa di continuare a combattere la guerra santa ma di mantenere aperta ai negoziati.

Gli Usa soffrirann­o più di ogni altro, il loro atteggiame­nto anti-pace sarà più visibile agli occhi del mondo, e le sue perdite umane e finanziari­e aumenteran­no

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Il patto doveva mettere fine alla guerra tra forze di sicurezza e talebani
Ansa Territori Il patto doveva mettere fine alla guerra tra forze di sicurezza e talebani

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