Una “paciada” per Gianni Brera, nato cent’anni fa
In auto da Roma a Milano con Gianni Brera, lo vedevo ogni tanto sorseggiare del whisky. Passata Firenze, mi intimò: “Leos” (mi chiamava così) “non sei un vero uomo se non bevi anche tu’!”. “Ma sto guidando...”. “Ci fermeremo a cena da Biagi, a Casalecchio. Poi riprendiamo la strada, è tutta dritta...”, disse furbo, come quando giocavamo a “brischetta chiamata” insieme al figlio Carlo, a Mario Soldati e Luigi Veronelli, “dovesse succederci qualcosa, spero che dopo non affliggano i vivi con le solite rimembranze...voglio che le zolle della mia terra siano davvero lievi...”. Detestava la retorica ineluttabile dei ricordi, li temeva più dell’oblìo.
Così, per ricordarlo nel centenario della nascita, abbiamo fatto festa, a San Zenone Po, dove Brera era nato l’8 settembre del 1919, giusto una settimana prima di Fausto Coppi. Un pienone. Nel rispetto della Regola Breriana N°1, la festa si è conclusa con la Paciad a. La Mangiata golosa. Vino dell’Oltrepò, riso alle rane, ravioli alla Pavese... in diretta con la Domenica sportiva. All’oratorio San Luigi hanno presentato un bel libro fumetto: “Brera ha cent’anni” (Pmp edizioni di Lodi). Realizzato da Bassaioli come il Gioann. Filo conduttore, un’intervista (vera) di Andrea Maietti. Scrisse un basilare saggio su “il calciolinguaggio di Gianni Brera”, (Lodigraf, 1976). Ovvia, quindi la consulenza lessicale e storica per i disegni e i testi di Alessandro Colonna. Francesco Dionigi (suo “Ci tuffavamo dopo il maiale”, 2017 Lodigraf, racconti ambientati nella Bassa) il regista. Brera non è che amasse i fumetti, ma li capiva: “Sono mezzi narrativi spicci ed agevoli (...) il cervello umano è pigro, se si trova il modo di toglierlo un tantino dal limbo vegetativo, evviva il modo, quale esso sia!”. Emblematica una vignetta: “Sono stato povero nel senso di non miserabile...”. Maietti gli chiede: cosa posso dire ai miei studenti? “Ai giovani bisogna dare un motivo di vita. Dì loro che lavorino sodo. Non possono fare altro per riscattarsi dalla jattura di essere nati in questo nostro troppo lungo scombiccherato paese”.