Il Fatto Quotidiano

Recessione e dieselgate

Le ombre sull’auto tedesca

- » OMAR ABU EIDEH

Sul palcosceni­co del Messe Frankfurt i colossi della Germania sono accorsi per dimostrare che le emissioni zero sono il futuro, nonostante la crisi economica

Al Salone di Francofort­e (12-22 settembre) i costruttor­i tedeschi dovranno fare buon viso a cattivo gioco, fingendo che gli spettri della recessione economica della Germania non possano varcare il recinto della fiera espositiva. Ma nemmeno i lustrini tipici dei grandi eventi riescono a schiarire le nubi all’orizzonte, di cui il comparto delle quattro ruote è direttamen­te correspons­abile.

“Dato il difficile inizio della seconda metà dell’anno e la ripresa ancora invisibile degli ordini industrial­i, non vi sono prospettiv­e di migliorame­nto”, tuona il ministero dell’economia a Berlino. Una china iniziata col Dieselgate, proseguita con la guerra dei dazi, la Brexit e il rallentame­nto della Cina: una miscela esplosiva per un un’economia dipendente dall’export e che la frenata del mercato europeo delle automobili (-3,1% nel primo semestre 2019) potenzia ulteriorme­nte.

A QUESTO

si aggiungono norme sulle emissioni inquinanti più stringenti ed onerose che entrano in vigore sullo sfondo di una politica che – in maniera piuttosto miope, a dire il vero – ha condannato a morte il moderno motore diesel, destinando­lo a essere gradualmen­te debellato dalle città. Un vero problema per un’industria, quella tedesca, che ci ha speso miliardi per perfeziona­rlo e che altrettant­i ce ne ha guadagnati sopra nell’ultimo ventennio. Anche se, alla luce dello scandalo emissioni, viene facile invocare il “chi è causa del suo mal…”.

E poi ci sono quelle certezze sul futuro della mobilità elettrica cominciano ad apparire meno solide: se la scommessa, fatta di investimen­ti miliardari, non andasse a buon fine, il settore tedesco dell’auto ci rimettereb­be l’osso del collo. Ecco quindi che The show

must go on, specie perché il palcosceni­co è quello del Messe Frankfurt, dove sono di casa i colossi dell’automotive teutonico, accorsi per dimostrare (anche a loro stessi) che l’auto a zero emissioni è il futuro. Deve esserlo. Volkswa

gen in particolar­e toglierà i veli alla ID.3, prima elettrica di serie della marca, grossa come una Golf e pronta ad arrivare sul mercato con prezzi inferiori ai 30 mila euro. Di ben altra foggia la Por

sche Taycan, elettrober­lina che lancia il guanto di sfida a Tesla. Mentre in casa Audi va in scena il prototipo AI:Trail, pensato per l’off- road, cui i cugini della Mercedes rispondono con la EQ Concept, che prefigura un’ammiraglia di lusso a elettroni.

DALL’ASIA

rispondono Honda, con la sua elettrica urbana pensata per il commuting, e Hyundai, con lashow- car 45e la citycar i10. Eppure, le future regine del mercato saranno i B-suv Ford Puma e la Renault Captur, damigelle di sua maestà Land Rover Defe nde r, l’immortale fuoristrad­a che torna sul trono dopo un esilio iniziato nel 2016.

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La Porche Taycan, la prima ipersporti­va elettrica della casa tedesca Poi l’Audi AI:Trail: è il futuristic­o prototipo di fuoristrad­a
In scena La Porche Taycan, la prima ipersporti­va elettrica della casa tedesca Poi l’Audi AI:Trail: è il futuristic­o prototipo di fuoristrad­a

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