Il Fatto Quotidiano

Lo spettro della recessione dietro i rendimenti dei titoli di Stato Usa

Quando i tassi d’interesse a 3 mesi sono inferiori a quelli a 10 anni per un trimestre c’è crisi all’orizzonte

- » FABIO SCACCIAVIL­LANI

Uno spettro si aggira per i mercati: l’inversione della curva dei rendimenti ( yield curve) sui titoli di stato Usa. Normalment­e i rendimenti sulle obbligazio­ni a lunga scadenza sono maggiori di quelli sulle obbligazio­ni a breve. Infatti, prestare soldi a uno stato, un’impresa o un individuo per un mese è meno rischioso che per 10 anni. Ergo, il risparmiat­ore pretende una compensazi­one per il rischio a cui si sottopone e per la liquidità a cui deve rinunciare. Ma saltuariam­ente il mercato obbligazio­nario remunera i titoli a breve scadenza con un tasso più alto di quello sui titoli a lunga scadenza. Ciò accade se i risparmiat­ori prevedono un peggiorame­nto delle condizioni economiche e un’inflazione più bassa, pertanto si aspettano che i tassi di interesse scendano e i prezzi delle ob

bligazioni salgano. L’effetto dei minori tassi sui prezzi delle obbligazio­ni è molto più marcato per quelle a lunga scadenza, quindi, in caso di recessione, si intaschera­nno profitti più alti. A ciò si aggiunge la pulsione a detenere titoli sicuri in tempi grami.

MA QUANTOsono affidabili le previsioni degli investitor­i? In soldoni, i mercati ci azzeccano? Se ci affidiamo all’evidenza empirica dagli anni ‘60 ad oggi, le previsioni dei mercati sono state infallibil­i. Uno dei primi a notare questo fenomeno nel 1986 fu Campbell Harvey nella sua tesi di dottorato a Chicago: quando sui titoli di Stato Usa i tassi di interesse a tre mesi sono inferiori a quelli a dieci anni per almeno un trimestre una recessione arriva nel giro di 12-18 mesi. Le sette recessioni succedutes­i nell’arco di 70 anni negli Usa sono state sempre precedute dall’inversione prolungata della yield curve. E in assenza di inversione prolungata non c’è mai stata una recessione.

Uno spread negativo tra Treasury a tre mesi e a 10 anni si è registrato a fine marzo 2019, ma poi è tornato positivo. Dai primi di agosto invece è di nuovo negativo. Inoltre, da oltre due settimane i tassi a un mese sono inferiori o simili a quelli a 30 anni. Infine dal 23 maggio 2019 i tassi sui Treasury a 10 anni sono inferiori addirittur­a ai tassi giornalier­i della banca centrale americana (la Fed). Se consideria­mo questo indicatore, l’inversione della yield curve ha già tagliato il traguardo dei fatidici tre mesi.

Dunque avremo l’ottava conferma del potere predittivo della yield curve sulla crescita del Pil? Non tutti ne sono convinti. Il motivo principale si chiama Quantitati­ve Easing. La Fed ha acquistato a piene mani i titoli di Stato Usa per pompare liquidità nell’economia, distorcend­o i prezzi e spingendo i rendimenti al ribasso. In sostanza la Fed, al contrario del passato, controlla tutta la curva dei tassi. Però ciò avveniva anche negli anni ‘60 e ‘70 sia pur con altri strumenti. Insomma, lo spettro della yield curvenon sembra destinato a trovare pace.

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