Carcere agli evasori, Benetton e trivelle
Tutti i nodi Dopo le uscite di De Micheli, il premier ricorda che la revoca ad Autostrade è sul tavolo. Stop a nuove piattaforme e inceneritori Un segnale al Pd “renziano”
Su alcuni temi, dai Benetton alle trivelle, è più esplicito. Su altri, come la valutazione delle grandi opere, un po’ meno. Altri ancora non sono invece menzionati, come il Tav. Il discorso programmatico pronunciato ieri dal premier Giuseppe Conte illumina la linea su ambiente e infrastrutture che agiterà le due anime del governo giallorosa, specie se nel Pd prevarrà l’anima renziana, il grosso dei gruppi parlamentari dem. La linea di Conte è ça va sans dire, più vicina a quella dei 5Stelle.
IL PRIMO nodo riguarda le infrastrutture, dove la visione grillina dovrà confrontarsi con la neo ministro dem Paola De Micheli (sì a tutto tranne che alla revoca ai Benetton). Conte ricorda che “la rivoluzione dell’innovazione non può realizzarsi senza un’adeguata rete di infrastrutture tradizionali dei trasporti”, di cui andranno tenuti in conto “gli impatti sociali e ambientali”. L’analisi costi-benefici non viene menzionata, alimentando i sospetti che lo strumento non verrà usato. De Micheli lo auspica, i 5Stelle non faranno le barricate. Conte non menziona neanche il Tav, un capitolo chiuso dopo il via libera dato in luglio.
Il tema più spinoso riguarda le concessioni. Il premier conferma che sarà avviata “una progressiva revisione di tutte quelle che riguardano beni e servizi pubblici”. Quando si arriva ai Benetton è più duro. “Quanto al procedimento in tema di concessioni autostradali avviato dopo il disastro del Morandi – spiega –, voglio chiarire che questo governo porterà a completamento il procedimento senza nessuno sconto per gli interessi privati, avendo quale obiettivo esclusivo la tutela dell’i ntere sse pubblico e con esso la memoria delle 43 vittime”. Il 17 agosto 2018, tre giorni dopo la tragedia, Palazzo Chigi annunciò di aver “inoltrato ad Autostrade la lettera di contestazione che avvia la procedura di caducazione della concessione”. Da allora è successo assai poco. Un parere giuridico di 62 pagine chiesto dal ministro Danilo Toninelli in sostanza apriva la porta alla revoca per “grave inadempimento” senza dover pagare miliardi di penali ad Atlantia dei Benetton. O, in alternativa, rinegoziare una concessione più favorevole allo Stato rispetto a quella regalata ai Benetton nel 2007 (e blindata per legge dal governo Berlusconi). “Nel programma la revoca non c’è, c’è la revisione”, ha detto De Micheli due giorni dopo la nomina. I 5Stelle hanno masticato amaro senza replicare. Si vedrà, ma da esperto giurista, Conte sa che nessuna revisione può esistere senza prima revocare la concessione, o quantomeno metterla sul tavolo, visto che quei contratti sono blindati. Insomma, il procedimento andrà avanti, e dipenderà dalla disponibilità dei Benetton. Eliminare dal tavolo la revoca – ed elogiare la Gronda (finanziata con un prolungamento della concessione ai Benetton) – è un autogol, e infatti il titolo Atlantia in Borsa ha recuperato i livelli pre-Morandi mentre ieri ha chiuso in rosso (-2%). Una vera revisione delle concessioni, peraltro, non potrà prescindere dal nuovo modello tariffario creato dall’Authority dei trasporti e contestato dai signori del casello. ANCHE SULL’AMBIENTEil premier ha fornito un assist ai 5Stelle, ribadendo quanto previsto dall’ultima versione del programma M5S-Pd (dove sono rientrati lo stop alle trivelle e agli inceneritori). Oltre agli impegni generici sulla riconversione energetica ( Green new deal) e lo sviluppo sostenibile, ha confermato che “sarà introdotta una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione”. Verrà insomma reso definitivo lo stop alle nuove autorizzazioni e alle ricerche in mare previsto per 18 mesi dal decreto Semplificazioni a inizio 2019 in attesa del “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee”, di cui peraltro si sono perse le tracce. Una norma contestata dal Pd, tanto più che in Parlamento siedono tutti i pasdaran renziani che si batterono contro il referendum abrogativo del 2016 sulla norma, voluta dall’allora premier, che prolungava la vita delle concessioni. “Lo voglio dire chiaramente – ha detto il premier – chi verrà dopo di noi, se mai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa norma di legge”. Conte ha ribadito anche la necessità di “indirizzare il sistema produttivo verso un’economia circolare, che dismetta definitivamente la cultura del rifiuto”. Porte chiuse, insomma, a nuovi inceneritori, che lo Sblocca Italia renziano del 2015 ha reso “strategici”, approvandone altri 12. Il programma di governo prevede una “graduale dismissione”. Conte, evidentemente, ha pensato servisse ricordarlo.
I temi “archiviati”
Il Tav e l’analisi costibenefici mai citati. Atlantia chiude in rosso dopo i rialzi