“Carcere agli evasori” e riforma Bonafede la linea è quella M5S
Elogi al testo del guardasigilli che blocca la prescrizione e il bavaglio sulle intercettazioni. Con l’alleato sarà scontro
La
riforma della Giustizia che ha portato al capolinea il governo giallo-verde, viene citata nel discorso del presidente Giuseppe Conte senza che si distanzi di una sillaba da quanto scritto al punto 15 dell’accordo del nuovo esecutivo M5S-Pd. Ma nella controreplica a Montecitorio, Conte rafforza il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, l’uomo che l’ha incamminato verso Palazzo Chigi: “Il ministro Bonafede offre tutte le garanzie di continuare un progetto al quale aveva iniziato a lavorare già”, Pd avvertito.
“Serve – ha detto Conte – una riforma della giustizia civile, penale e tributaria anche attraverso una drastica riduzione dei tempi e una riforma del metodo di elezione dei membri del Csm. Questo piano riformatore dovrà salvaguardare il fondamentale principio di indipendenza della magistratura dalla politica”. Ma quando si dovrà passare ai fatti, lo scontro è garantito. L’anticipo di burrsca c’è già stato. Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, uomo chiave di questa neo alleanza e pure predecessore di Bonafede, ha avvisato: “Un governo nuovo non può prendere per buono un testo costruito da due forze politiche che non ci coinvolsero minimamente”. Come dire: azzeriamo tutto. Niente blocco fisso della prescrizione, niente superamento della legge bavaglio. Orlando, poi, ha provato a metterci una pezza: “Esistono punti sui quali con il M5S siamo già d’accordo e altri sui quali lavoreremo per trovare un’intesa”. Bonafede, dopo il giuramento al Quirinale aveva dribblato la domanda sui nodi prescrizione e riforma del Csm: “Ci sarà tempo per occuparsene, abbiamo ambizioni importanti”.
NON POTEVA certo ricordare che il primo annuncio da ministro del Conte 1 era stato quello di voler bloccare – cosa che poi ha fatto –, la riforma delle intercettazioni di Orlando, bocciata da magistrati, avvocati e giornalisti. In vista della scadenza della proroga di questa legge, il 31 dicembre, il ministro ne stava preparando un’altra, nel frattempo, però, è cambiato l’alleato di governo. Ma il Pd, come la Lega, ha sempre avuto la tentazione del bavaglio, il braccio di ferro è scontato. Così come per la prescrizione. La riforma di Orlando l’aveva bloccata, ma solo dopo una condanna di primo grado e solo se veniva rispettato il tempo contingentato per Appello e Cassazione, 18 mesi a testa. La spazzacorrotti, invece, la prescrizione la blocca dopo il primo grado. Altra spina nel fianco è la riforma elettorale del Csm. Bonafede, da sempre, ha sostenuto che per arginare la correntocrazia ci voglia un sorteggio indiretto. Un’idea che nel Pd non ha mai fatto breccia, almeno fino a quando non è deflagrato lo scandalo nomine del Csm e la combutta del pm Luca Palamara insieme ai Dem Cosimo Ferri, Luca Lotti e alcuni ormai ex membri del Consiglio per pilotare la designazione del procuratore di Roma. Il “giustizialista” Bonafede ha scardinato pure la riforma dell’ordinamento penitenziario del “garantista” Orlando. E se per accelerare i tempi della giustizia si riparlerà di depenalizzazione, ci saranno altre scintille.
Conte ha poi parlato della lotta agli evasori, ricalcando il programma: “Dobbiamo rendere sempre più efficace il contrasto all’evasione fiscale, anche prevedendo l’inasprimento delle pene, incluse quelle detentive per i grandi evasori”. Il Pd sarà d’accordo? Potrebbe esserlo in parte ma – risulta al Fatto – che ci siano già stati attriti durante i negoziati in vista del governo. D’altronde, l’anima renziana del Pd ha portato, all’epoca del governo dem-alfaniani, a innalzare le soglie di punibilità per omesso versamento dell’Iva, per la dichiarazione infedele e così via. Il M5S voleva cancellare queste norme, ma l’ex alleato leghista ha sempre fatto quadrato ed è andata avanti solo la “pace fiscale”. Vedremo se ci saranno altri muri.
Un governo nuovo non può prendere per buono un testo costruito senza averci minimamente coinvolto
ANDREA ORLANDO