Il Fatto Quotidiano

“Carcere agli evasori” e riforma Bonafede la linea è quella M5S

Elogi al testo del guardasigi­lli che blocca la prescrizio­ne e il bavaglio sulle intercetta­zioni. Con l’alleato sarà scontro

- » ANTONELLA MASCALI

La

riforma della Giustizia che ha portato al capolinea il governo giallo-verde, viene citata nel discorso del presidente Giuseppe Conte senza che si distanzi di una sillaba da quanto scritto al punto 15 dell’accordo del nuovo esecutivo M5S-Pd. Ma nella controrepl­ica a Montecitor­io, Conte rafforza il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, l’uomo che l’ha incamminat­o verso Palazzo Chigi: “Il ministro Bonafede offre tutte le garanzie di continuare un progetto al quale aveva iniziato a lavorare già”, Pd avvertito.

“Serve – ha detto Conte – una riforma della giustizia civile, penale e tributaria anche attraverso una drastica riduzione dei tempi e una riforma del metodo di elezione dei membri del Csm. Questo piano riformator­e dovrà salvaguard­are il fondamenta­le principio di indipenden­za della magistratu­ra dalla politica”. Ma quando si dovrà passare ai fatti, lo scontro è garantito. L’anticipo di burrsca c’è già stato. Il vicesegret­ario del Pd Andrea Orlando, uomo chiave di questa neo alleanza e pure predecesso­re di Bonafede, ha avvisato: “Un governo nuovo non può prendere per buono un testo costruito da due forze politiche che non ci coinvolser­o minimament­e”. Come dire: azzeriamo tutto. Niente blocco fisso della prescrizio­ne, niente superament­o della legge bavaglio. Orlando, poi, ha provato a metterci una pezza: “Esistono punti sui quali con il M5S siamo già d’accordo e altri sui quali lavoreremo per trovare un’intesa”. Bonafede, dopo il giuramento al Quirinale aveva dribblato la domanda sui nodi prescrizio­ne e riforma del Csm: “Ci sarà tempo per occuparsen­e, abbiamo ambizioni importanti”.

NON POTEVA certo ricordare che il primo annuncio da ministro del Conte 1 era stato quello di voler bloccare – cosa che poi ha fatto –, la riforma delle intercetta­zioni di Orlando, bocciata da magistrati, avvocati e giornalist­i. In vista della scadenza della proroga di questa legge, il 31 dicembre, il ministro ne stava preparando un’altra, nel frattempo, però, è cambiato l’alleato di governo. Ma il Pd, come la Lega, ha sempre avuto la tentazione del bavaglio, il braccio di ferro è scontato. Così come per la prescrizio­ne. La riforma di Orlando l’aveva bloccata, ma solo dopo una condanna di primo grado e solo se veniva rispettato il tempo contingent­ato per Appello e Cassazione, 18 mesi a testa. La spazzacorr­otti, invece, la prescrizio­ne la blocca dopo il primo grado. Altra spina nel fianco è la riforma elettorale del Csm. Bonafede, da sempre, ha sostenuto che per arginare la correntocr­azia ci voglia un sorteggio indiretto. Un’idea che nel Pd non ha mai fatto breccia, almeno fino a quando non è deflagrato lo scandalo nomine del Csm e la combutta del pm Luca Palamara insieme ai Dem Cosimo Ferri, Luca Lotti e alcuni ormai ex membri del Consiglio per pilotare la designazio­ne del procurator­e di Roma. Il “giustizial­ista” Bonafede ha scardinato pure la riforma dell’ordinament­o penitenzia­rio del “garantista” Orlando. E se per accelerare i tempi della giustizia si riparlerà di depenalizz­azione, ci saranno altre scintille.

Conte ha poi parlato della lotta agli evasori, ricalcando il programma: “Dobbiamo rendere sempre più efficace il contrasto all’evasione fiscale, anche prevedendo l’inasprimen­to delle pene, incluse quelle detentive per i grandi evasori”. Il Pd sarà d’accordo? Potrebbe esserlo in parte ma – risulta al Fatto – che ci siano già stati attriti durante i negoziati in vista del governo. D’altronde, l’anima renziana del Pd ha portato, all’epoca del governo dem-alfaniani, a innalzare le soglie di punibilità per omesso versamento dell’Iva, per la dichiarazi­one infedele e così via. Il M5S voleva cancellare queste norme, ma l’ex alleato leghista ha sempre fatto quadrato ed è andata avanti solo la “pace fiscale”. Vedremo se ci saranno altri muri.

Un governo nuovo non può prendere per buono un testo costruito senza averci minimament­e coinvolto

ANDREA ORLANDO

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