Il Fatto Quotidiano

Di Maio chiede “l’aiutino” e ferma Conte su Chieppa

Tavoli Il capo M5S si farà dare dai parlamenta­ri rose di nomi per i vice e per gli altri incarichi. E ottiene lo stop alla nomina come sottosegre­tario del fedelissim­o del premier

- » LUCA DE CAROLIS

Il capo politico non è più vicepremie­r e ormai neppure più un ragazzo, ha qualche capello bianco e il volto di una statua di sale accanto a Giuseppe Conte, il presidente che si sente molto più primo di lui. Ma il Luigi Di Maio che nell’aula del voto di fiducia non ha voglia di sorridere non se la sente neppure di decidere da solo. Almeno non su sottosegre­tari e viceminist­ri, una rogna sicura oggi e una colpa possibile domani, quando potrebbero presentarg­li il conto di certe scelte. Così il capo del Movimento mescola democrazia interna e calcolo, e chiede ai parlamenta­ri 5Stelle delle varie commission­i di votare una rosa di cinque nomi per ogni ruolo entro domani: poi provvederà lui a selezionar­ne uno, da capo che ha tanto bisogno di non essere autocrate, almeno ora. Però mentre in Senato riappare la mareggiata di accuse al Di Maio che al tavolo di governo con il Pd avrebbe concesso troppo, il capo continua a marcare il presidente che è super partese quindi tutt’altro che suo, Giuseppe Conte. E segna un colpo a suo favore, perché Roberto Chieppa, l’attuale segretario generale di Palazzo Chigi che Conte pretendeva come sottosegre­tario aggiunto alla presidenza, sembra ormai fuori partita.

NEI PIANI del premier doveva togliere deleghe e spazio al sottosegre­tario già nominato che Conte non voleva, Riccardo Fraccaro, un pretoriano di Di Maio. Ma i funzionari di Palazzo Chigi hanno sollevato problemi tecnici su una figura del genere, che non avrebbe potuto partecipar­e al Consiglio dei ministri ma che doveva avere poteri di peso. E poi lo stesso Chieppa, raccontano, aveva voglia di sfilarsi, desideroso di ricevere incarichi più prestigios­i e stabili rispetto a quello di sottosegre­tario.

Così Conte non ha più insistito come prima. Ma vuole ancora da contrattar­e con il Di Maio che non è più vicepremie­r, anche per i suoi veti. Per esempio esige l’ultima parola almeno sugli altri sottosegre­tari alla presidenza del Consiglio. Però la partita è più larga, almeno per il M5S, che da ieri sera ha cominciato a riunire i parlamenta­ri distribuit­i per commission­i, così che possano partorire liste di 5 nomi per ruolo. Notizia che ha messo in agitazione soprattutt­o i sottosegre­tari uscenti: i più a rischio, visto che molti erano già usciti con le ossa rotta dalla graticola della scorsa primavera, ovvero dall’esame dei colleghi, con tanto di giudizi scritti.

Di Maio aveva letto tutto ma non ha mai avuto il tempo di trasformar­e le bocciature in rimpasto, perché la crisi di governo è arrivata prima. Però l’onda lunga dei rancori e della voglia di posti potrebbe mietere vittime eccellenti, oltre le intenzioni del capo politico. Plumbeo a prescinder­e, perché del Pd non si fida. “Il programma che abbiamo sottoscrit­to con i dem è troppo vago, l’abbiamo dovuto fare in un tempo troppo ridotto” ha scosso la testa con i suoi il ministro per gli Esteri. Vede foschia davanti a sè, Di Maio. Mentre attorno a lui fischiano colpi. Nel Transatlan­tico della Camera un dimaiano come Stefano Buffagni, un altro big che poteva essere ministro, si tormenta il ciuffo. Ride e scherza ma non può essere contento. “Ora meglio non parlare, la giornata è lunga” sibila in mattinata. Qualche ora dopo riemerge dall’Aula: “Ho appena sentito che rifacciamo la cassa del Mezzogiorn­o...”. Una veterana come Roberta Lombardi arriva e scherza per davvero: “Sono la madrina di questo governo, sono qui per il battesimo”. Ma certe facce a 5Stelle non sono da festa. E il leghista Giancarlo Giorgetti infierisce volentieri. “Conte non ha fatto neppure un cenno allo sport, evidenteme­nte avremo lavorato male...” sogghigna davanti a un paio di grillini.

Oggi Conte la fiducia dovrà prendersel­a in Senato. Nessun problema di numeri, solo Gianluigi Paragone non voterà la fiducia. Ma il clima è fosco, e lo conferma ieri una tesa assemblea dei senatori a 5Stelle, dove in diversi contestano ai vertici la gestione della trattativa con il Pd. “Devono spiegarci perché il ministero dei Trasporti è andato ai dem” scandisce Alberto Airola. L’intervista in cui la neo-ministra Paola De Micheli in cui ha ribadita la necessità del Tav e di fatto escluso la revoca della concession­e ad Autostrade ha lasciato scorie. E ovviamente c’è chi borbotta anche perché reclama un posto, con Mario Giarrusso tra i più agitati. “Servono risposte” invocano.

MA SERVEanche un nuovo capogruppo al posto del neo-ministro Stefano Patuanelli (in corsa l’attuale vice Gianluca Perilli e Gianluca Castaldi). Nodi incrociati, nel M5S che non sorride. Proprio come Di Maio.

Ospiti in tribuna Roberta Lombardi: “Sono la madrina di questo governo, sono qui per il battesimo”

 ?? Ansa ?? Circondato Di Maio sui banchi del governo, mentre Franceschi­ni, Boccia e Speranza stringono la mano a Conte
Ansa Circondato Di Maio sui banchi del governo, mentre Franceschi­ni, Boccia e Speranza stringono la mano a Conte
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