Il Fatto Quotidiano

La grana Bibbiano e l’incubo D’Alfonso: che fatica fare l’amalgama giallorosa

Il dialogo tra grillini e democratic­i per ora non decolla

- » PAOLA ZANCA

Per arrivare al bancone della buvette, ci mette dieci minuti buoni: il deputato Cinque Stelle Filippo Gallinella sta affannosam­ente provando a offrire un caffè alla democratic­a Teresa Bellanova: vuole parlare di agricoltur­a, che tra i grillini lui è il più ferrato e lei adesso è diventata ministra. Ma tutti la vogliono: “Teresa!”, tutti la stringono: “Si devono vergognare per le cose che hanno scritto sul tuo vestito!”, tutti la tirano: “Dobbiamo parlare!”.

IL TIMIDO TENTATIVO di fare squadra, nei giallorosa, fatica assai a decollare. Gallinella è praticamen­te l’unico a osare il tête-à-tête. Attorno la diffidenza si taglia col coltello: il cuore dei parlamenta­ri deve ancora settarsi sul nuovo ordine delle cose, altrimenti non si spiegano certe pacche sulle spalle, certi sguardi carichi di rimpianto tra gli onorevoli Cinque Stelle e i vecchi amanti in camicia verde.

Edoardo Rixi domina i capannelli, Nicola Molteni fuma sornione, Giancarlo Giorgetti dispensa consigli. E loro, i giallorosa, neanche ci provano a cominciare a volersi bene.

C’è Giulia S a r t i , s ì , che chiacchier­a amabilment­e con il dem Andrea Orlando, ma subito chiarisce che lei ci parlava “anche prima”. Discutono di riforma della Giustizia, che è la cosa che hanno in comune. Ma siccome per parlare di questioni che dividono ci sarà tempo, adesso preferisco­no concentrar­si su una priorità: la commission­e d’inchiesta sugli affidi, che tradotta significa Bibbiano. In pratica, una bella traversata comune nei guai della Val d’Enza, che possa pacificare gli animi dei nuovi alleati.

Per chi avesse rimosso: Luigi Di Maio si era spinto a dire che il Pd “toglie i bambini alle famiglie con l’elettrosho­ck”. Ma è acqua passata, e la stessa Sarti si è divertita a ricordare con Orlando quando - era il voto di fiducia sullo svuota carceri, anno domini 2014 - diceva le peggio cose dei dem come lui.

IL PROBLEMA sono i temi, avrebbero detto se la trattativa per formare il governo fosse ancora in corso. E gli stenografi che annotano l’intensità degli applausi durante il discorso del premier Giuseppe Conte segnalano che l’intesa giallorosa non batte all’unisono quando si citano il ponte Morandi, le trivelle, l’acqua pubblica e pure i migranti.

Ma vogliamo parlare dei nomi? Ecco, lì sono guai seri. Nel mezzo del Transatlan­ti

Piccoli segnali Gallinella offre un caffè a Bellanova, Sarti discute con Orlando. E gli abruzzesi cercano le “priorità”

co, alle quattro del pomeriggio, si improvvisa un “interg ru p p o” abruzzese. Una pattuglia di parlamenta­ri che in comune finora avevano solo i natali. E adesso si trovano a buttare giù una rapida lista delle priorità, con cui spiegare ai rispettivi elettori che da questa alleanza verrà fuori qualcosa di buono: la linea ferroviari­a Roma- Pescara, i viadotti autostrada­li, la dispersion­e idrica degli acquedotti. Solo che poi basta nominarlo e le facce si fanno atterrite: “Se fanno D’Alfonso sottosegre­tario i nostri attivisti ci ammazzano”, dicono i Cinque Stelle. E subito quelli del Pd gli spiegano che devono mettersi l’anima in pace: “Luciano, ubi maior...”. Come a dire che, se sottosegre­tario abruzzese sarà, per i dem sarà D’Alfonso. “Ci siamo scannati, abbiamo fatto tutta la campagna per le Regionali contro di lui”, si disperano i grillini. E poi si salutano, convinti che quando il treno arriverà in orario, tutto sarà perdonato.

LA PAROLA D’ORDINE è digerire l’indigeribi­le. E magari per qualcuno sarà più facile, almeno dentro il palazzo, ora che si distribuir­anno i posti di sottogover­no. “Abbiamo saltato il fosso”, dice radiosa una deputata Cinque Stelle. Adesso toccherà vedere se imparano a nuotare.

Twitter: paola_zanca

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Ansa Lo scudo della Carta La dem Stefania Pezzopane ieri alla Camera durante il voto di fiducia al governo Conte

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