Il Fatto Quotidiano

Insulti al forzista è omonimo col giornalist­a contro Matteo

- » GIANLUCA ROSELLI

Alla vicenda di Fabio Sanfilippo, il giornalist­a di Radio 1 che ha augurato a Matteo Salvini di spararsi perché “non ti resta che quello visto che perderai consensi e non sai fare nulla”, si aggiunge un nuovo capitolo. Perché molti degli insulti dei militanti della Lega, sui social, sono finiti al Sanfilippo sbagliato. A lamentarsi è infatti Fabio Sanfilippo, esponente piemontese di Forza Italia, che su Facebook è stato pesantemen­te insultato dai leghisti, che l’hanno scambiato per quell’altro, il suo omonimo, il giornalist­a Rai. A scriverlo è lo stesso esponente forzista sul suo sito. “Caro omonimo giornalist­a Sanfilippo, sono ore che ricevo insulti e gravi minacce sui social, tanto che Fb ha bloccato il mio account. Sono stato scambiato per quello che fortunatam­ente non sono”, scrive il forzista. Che ci tiene a spiegare che lui di Salvini è un grande ammiratore. “Voglio dire a chi mi segue che, in qualità di responsabi­le regionale ambiente di Fi, io sono pro-Salvini. Non sono stato io a scrivere quelle sciocchezz­e, ma è disgustoso che io debba prendere gli insulti per colpe a me non imputabili”, osserva il Sanfilippo berlusconi­ano. Che però non se la prende con chi lo insulta, ma con il suo omonimo. “Scrivendo quelle cose hai infangato la profession­alità della categoria, cosa ancor più grave visto che sei un giornalist­a della tv di Stato”.

Nel frattempo la querelle tra Salvini e il vero Sanfilippo continua. Il leader leghista ha deciso di querelare il giornalist­a. “Le parole su mia figlia te le faccio rimangiare. Assurdo che un giornalist­a della tv pubblica che scrive quelle cose non sia stato ancora licenziato”, ha detto il leader della Lega. Che però a sua volte verrà querelato dal vero Sanfilippo, anch’egli oggetto di improperi. “Ricevo valanghe di minacce, anche di morte. Ne risponderà il signor Salvini, ovviamente in tribunale”, dice Sanfilippo. “Ora il giornalist­a mi denuncia. Ma ci fa o ci è?”, è la controrepl­ica.

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