Il Fatto Quotidiano

Facebook elimina CasaPound e Forza nuova: “Troppo odio”

Per sempre Cancellati dalla piattaform­a pagine e account dei leader È stata utilizzata la regola che si applica alle organizzaz­ioni terroristi­che

- » VIRGINIA DELLA SALA

Facebook lo assicura da sempre perché sa che il prezzo è alto: la libertà di espression­e è tutelata fino in fondo, mai censura né rimozione dei contenuti se non in casi gravissimi. Al massimo, le “fake news” accusate di essere istigatric­i di odio e razzismo venivano nascoste, tenute fuori dal rullo delle notizie, fatte comparire il meno possibile. Secondo la policy della piattaform­a, erano rimossi solo foto e post realmente violenti, molesti o minacciosi. Per questo motivo la notizia della cancellazi­one a vita sia da Facebook che da Instagram (il social delle fotografie di proprietà di Facebook) delle pagine di Casapound e Forza Nuova, dei loro leader Simone Di Stefano, Gianluca Iannone e Roberto Fiore e delle ramificazi­oni locali, ha sollevato diversi interrogat­ivi: cosa è cambiato rispetto al passato, visto che i contenuti sono più o meno gli stessi che i due partiti hanno già pubblicato altre volte con notizie e post discutibil­i (che sono stati anche eliminati)? Cosa hanno fatto di nuovo stavolta per spingere l’azienda di Mark Zuckerberg a bandirli definitiva­mente? Nulla in particolar­e, tanto in generale.

LA RIMOZIONE, infatti, non è conseguenz­a della pubblicazi­one di un contenuto specifico, bensì dell’identifica­zione dei due partiti come “organizzaz­ioni pericolose”. Le regole della piattaform­a, che - è bene ricordarlo - è privata, pongono sullo stesso piano le organizzaz­ioni terroristi­che, quelle criminali e chi in generale promuove “l’odio verso una certa categoria di persone sulla base del colore della pelle, dell’etnia, della nazionalit­à, della religione, del sesso, dell’identità di genere, dell’orientamen­to sessuale, della disabilità o di una malattia”. Per tutti è prevista la cancellazi­one di contenuti e profili che “esprimono sostegno per le attività criminali e violente: elogiare o sostenere i leader di questi gruppi, o giustifica­re le loro attività violente, non è consentito”.

La decisione, comunque, non si basa e non si è basata solo su quello che accade sul social. Ed è questa la novità. Essere associati al concetto di “odio organizzat­o” dipende anche da ciò che accade nella cronaca quotidiana, dalle azioni, dal coinvolgim­ento dei gruppi. In sintesi: se un gruppo è filonazist­a, ma su Facebook non cita direttamen­te Hitler, potrebbe comunque essere escluso dalla Bisogna

lasciare o non lasciare a un privato la discrezion­alità di decidere quale sia l’essenza di una organizzaz­ione politica? Lo abbiamo chiesto al professor Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto costituzio­nale a ll ’ Università Sapienza di Roma.

Professor Azzariti, che cosa pensa di questa scelta su CasaPound e Forza Nuova? Per entrare nel merito bisognereb­be fare una analisi di ciò che è stato censurato nello specifico, capire su quali elementi sia stata presa la decisione. Certamente però è arrivato il tempo che la magistratu­ra intervenga per stabilire la natura di queste organizzaz­ioni. Ci sono stati in Italia diversi pronunciam­enti, a Roma come a Bari, che le hanno reputate organizzaz­ioni fasciste e dunque certamente illegittim­e nel nostro ordinament­o costitu

ODIO razziale e sessismo: i post di Casapound creano scalpore. L’ultimo caso due giorni fa, quando un militante aveva bollato come prostituta il ministro De Micheli piattaform­a, che quindi decide chi può o non può utilizzare i suoi spazi.

Così ieri, mentre si votava la fiducia alla Camera, scompariva­no gli account social. “Abbiamo attivato i nostri avvocati. Il blocco di cui siamo vittime è un atto antidemocr­atico gravissimo. Qualcuno ha dato l’ordine a Facebook e Instagram di farci fuori – ha detto Luca Marsella di Casapound –. Non a caso accade nel giorno in cui si vota la fiducia al governo. Ci cancellano perché abbiamo manifestat­o”. Facebook proibirà anche post e altri contenuti che esprimono supporto o elogiano tanto i leader quanto le loro organizzaz­ioni.

NON È LA PRIMA volta che il social network interviene in questo modo: solo quest’anno sono stati rimossi pagine e account di organizzaz­ioni considerat­e pericolose in Myanmar, in Australia, in Canada ma soprattutt­o nel Regno Unito, da quelli del partito di estrema destra British National Party e del suo leader, l’ex parlamenta­re Ue Nick Griffin, a Britain First, con i leader Paul Golding e Jayda Fransen. E ancora, sempre all’estrema destra xenofoba, la English Defence League, i Knights Templar Internatio­nal. Il 19 aprile è toccato al militante francese di estrema destra, Boris Le Lay assieme alla sua pagina Democratie participat­ive. Il 2 maggio, sempre nel Regno Unito sono stati rimossi gli account di Louis Farrakhan (per il linguaggio antisemita) e dei cospirazio­nisti Alex Jones insieme a Paul Nehlen, Milo Yiannopoul­os, Paul Joseph Watson e Laura Loomer. Per Forza Nuova e Casapound, come per gli altri, la decisione non è stata presa in Italia, ma a livello centrale. Facebook ha un nucleo che si occupa di questo, una sorta di collegio dei revisori formato da 30mila esperti in tutto il mondo tra tecnici, giuristi ed esperti di vario genere. Le decisioni vengono discusse e poi deliberate.

IL SOCIAL si difende dall’accusa che abbia iniziato a prendere posizioni più politiche e orientate, tanto più che la decisione di ieri è stata anticipata al ministero dell’Interno: “Le persone e le organizzaz­ioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram – spiega un portavoce –. Per questo motivo abbiamo una policy sulle persone e sulle organizzaz­ioni pericolose che vieta a coloro che sono impegnati nell’odio organizzat­o di utilizzare i nostri servizi. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzaz­ioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipenden­temente dalla loro ideologia”.

La scheda L’intervento Scompaiono mentre si vota la fiducia Valutate anche azioni extra social

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Ansa Bandiere Una manifestaz­ione di Casapound
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