Il Fatto Quotidiano

Littorio e la parodia di se stesso: quasi meglio di Crozza

- » ANDREA SCANZI

Littorio Feltri, l’uomo che sussurrava ai gin tonic, è un noto idolo contempora­neo. Di lui, in particolar­e, le masse amano quel suo parlar forbito, sempre in punta di penna e mai sopra le righe. Egli è pure un grande animalista. Lo si intuisce anche solo dai suoi ultimi tweet. Per esempio: “Apprendo che gli scimpanzé hanno un minimo di dna inferiore a quello nostro che impedisce loro il linguaggio. Per il resto sono uguali a noi. Prescisi ( sic). Non parlano. Beati loro che di conseguenz­a non ascoltano. E non leggono i social”. Oppure: “Ho visto il video del pompiere che ha salvato il gattino e ho pianto anche io. Non tutti gli uomini per fortuna sono merde. Ne esistono di bravi e sensibili”.

BRAVO LITTORIO: hai capito che l’umanità è sopravvalu­tata e gli animali sono molto meglio di noi. Peraltro senza neanche sforzarsi granché. Ma non è certo questo l’unico pregio del nostro eroe, paladino indefesso di casalinghe e Cuba Libre come se piovesse. Con fare diuturname­nte borbottant­e e malmostoso, Littorio ha di recente mollato ogni ormeggio. Suole imperversa­re in tivù, soprattutt­o Rete4 e La7, per lanciar strali a caso con la leggiadria di un facocero lanciato a bomba contro una cristaller­ia comunista.

Da sempre intellettu­almente sbarazzino come una musona meretrice del West, Littorio si è messo in testa di andare sempre oltre l’imitazione gaglioffa che ne fa Crozza. E ci riesce, spingendo ogni volta il pedale alcolico del greve popolano. Ciò, oltre a esaltare le plebi (che lui fucilerebb­e giustament­e tutte), crea un ulteriore parossismo di comicità se si considera che il Littorio scriba ami usare parole arcaiche per sentirsi un po’ Gozzano. Di lui, rapiti, vergammo qui un anno fa un elzeviro colmo d’amor, che Littorio apprezzò da par suo con parole sature di stima: “Caro Scanzi, non avevi bisogno di scrivere un articolo volgare su di me per dimostrare di essere un coglioncin­o. È noto a tutti da tempo che lo sei. Sappi che è meglio bersi un whisky che bersi il cervello come fai tu”. Grazie Litto’!

Purtroppo l’uomo che sussurrava ai gin tonic è oggi triste, perché il nuovo governo Mazinga non gli piace. Ma proprio per niente. Giovedì 5 settembre, dopo aver appreso la lista dei ministri, egli ha tuonato duro. Anzi durissimo. La prima pagina di Libero, giornale che sin dal nome che si è dato ci tiene a prendersi e prenderci per il culo in partenza, era quel dì assai guerreggia­nte. Ogni titolo, uno svolazzo. “Il governo più ridicolo della storia” (invece quello del bunga bunga era un giglio di campo). “Di Maio ministro degli Esteri e dei disastri” (e Di Maio deve ancora cominciare). “Peggio non poteva capitare, ma non stracciamo­ci le vesti. Limitiamoc­i a vomitare per qualche tempo, che non sarà troppo lungo, speriamo. Una squadra tanto sgangherat­a ci riempie di vergogna e ci induce a pensare che al male, in effetti, non vi è limite”(daje Litto’!). Quindi il colpo di genio: “Lo zoo di Conte pieno di terroni fa ribrezzo”. E vai col fiasco!

Ci immaginiam­o non senza invidia le riunioni in redazione di Libero, in un parossismo contagioso di rutti, shottini e ceffoni piazzati bene a Filippo Facci tanto per ammazzare il tempo. Idoli senza pari. Verrebbe da dire che, se questo strano Mazinga fa così schifo a tali dotti scampaforc­he (per dirla con Kit Carson), forse qualche pregio ce l’ha. Sarebbe però ingeneroso nei confronti di Littorio: l’uomo che sussurrava ai gin tonic non può sbagliare. Mai. E se talora qualche volta così ci sembra, è solo perché ogni tanto persino i migliori barman del bar di Guerre Stellari sbagliano dose.

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