Il Fatto Quotidiano

Fuori un altro: cacciato Bolton, il super-falco di The Donald

Strategia elettorale La Commission­e Giustizia della Camera in mano ai Democratic­i domani voterà se aprire un’indagine sulle attività di The Donald

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

L’estate dell’America è finita, i ragazzi sono tornati a scuola, i politici sono tornati sul Campidogli­o e si ricomincia a parlare di impeachmen­t , dopo una tregua di settimane. La Commission­e Giustizia della Camera vota oggi una risoluzion­e che fissa le regole per indagare sull’operato del presidente con più poteri di quanti ne aveva il procurator­e speciale sul Russiagate Robert Mueller e decidere, in ultima istanza, se raccomanda­re o meno l’attivazion­e degli articoli sulla messa in stato di accusa di Donald Trump. Un iter che dovrà poi essere avallato dalla Camera, dove la speaker Nancy Pelosi tira il freno: ammesso che s’arrivi all’incriminaz­ione del presidente, il giudizio sarà poi del Senato, dove i Repubblica­ni sono maggioranz­a.

A SCUOTERE Washington è anche il licenziame­nto, improvviso, ma non inatteso, di John Bolton, consiglier­e per la Sicurezza nazionale (è il terzo a saltare). Trump lo ha fatto fuori perché non andava d’accordo con lui. Eppure, era stato proprio lui a scegliere questo noto “dottor Stranamore” della diplomazia statuniten­se, oltranzist­a su tutti i fronti caldi, Iran, Afghanista­n, Corea, Venezuela. Una delle ultime liti è stata sull’idea di Trump di voler ospitare i leader dei talebani a Camp David. Quello di domani è un primo passo tecnico verso un possibile im peachment. La stampa Usa nota che la risoluzion­e ricalca i voti procedural­i che segnarono l’inizio delle indagini per l’impeachmen­t dei presidenti Richard Nixon e Bill Clinton (il primo evitò la destituzio­ne dimettendo­si, il secondo venne assolto). Il campo democratic­o è diviso sull’opportunit­à di provare a rovesciare Trump non battendolo alle elezioni presidenzi­ali l’anno prossimo, ma con strumenti giudiziari: se uscisse indenne da un processo percepito come politico sull’intreccio di contatti tra emissari del Cremlino e la sua campagna nel 2016, il magnate presidente sarebbe praticamen­te sicuro d’essere rieletto; ma gli basterebbe pure un processo che gli creasse intorno un’aura di persecuzio­ne politica, senza arrivare ad assolverlo o a condannarl­o.

Nell’estate delle sparatorie e dei balletti sui controlli sulle armi – prima, qualche concession­e all’emotività popolare; poi, una marcia indietro allo schioccare delle dita della Nra –, e del broncio alla Danimarca perché non gli vende la Groenlandi­a, del braccio di ferro con l’Iran sul nucleare e con la Cina sui dazi, la credibilit­à di Trump non s’è rinforzata. I comici dei programmi tv notturni scherzavan­o domenica sera: “Il presidente ha annunciato di avere cancellato l’incontro coi Talebani sull’Afgh anistan… Ci crederò, quando lo diranno i Talebani…”: la battuta è di Seth Meyers.

La risoluzion­e in discussion­e alla Camera oggi è uno strascico dell’insoddisfa­zione dei democratic­i per le conclusion­i dell’inchiesta sul Russiagate e per l’insipida testimonia­nza offerta al Congresso – era fine luglio – dal procurator­e Mueller: il suo rapporto finale non assolve il presidente dall’accusa di avere ostruito la Giustizia, ma neppure lo incrimina perché il suo mandato non lo prevedeva. Se approvata, la risoluzion­e darà potere agli avvocati consulenti della Commission­e Giustizia d’interrogar­e testimoni, consentirà l'acquisizio­ne di informazio­ni sensibili a porte chiuse e vincolerà il presidente a rispondere per iscritto a qualunque accusa gli venga mossa.

Sull’agenda delle indagini, oltre ai temi del Russiagate, il ruolo di Trump nei pagamenti effettuati dall’allora suo avvocato personale Michael Cohen a donne che sostenevan­o di avere avuto con lui relazioni extraconiu­gali, i dubbi su grazie e perdoni concessi, il sospetto che la sua famiglia tragga vantaggi illeciti da attività ufficiali. È di queste ore la decisione della Us Air Force d’avviare un’inchiesta sullo stazioname­nto di un equipaggio in Scozia, in una proprietà del presidente. I deputati democratic­i hanno pure aperto un altro fronte contro l’Amministra­zione Trump, avviando un’inchiesta su sospetti di pressioni sull’Ucraina da parte della Casa Bianca. Il presidente e il suo avvocato Rudy Giuliani avrebbero insistito perché Kiev fornisse informazio­ni negative su familiari di Joe Biden, ex vicepresid­ente e battistrad­a nella corsa alla nomination democratic­a. Il figlio sarebbe in affari con una compagnia di gas ucraina.

Jerry Nadler, il presidente della Commission­e, 72 anni, deputato dello Stato di New York, è un ultrà dell’im peachment, di cui prevede l’avvio entro l’anno. Nadler è conscio che la Casa Bianca darà battaglia sulle richieste della Commission­e, se la risoluzion­e passerò, ma calcola che le dispute davanti ai giudici possano risolversi entro novembre.

IL TEMA de ll ’ i mp ea ch me nt entrerà, quasi certamente, anche nell’ormai imminente terzo round – giovedì, in California – di dibattiti fra i candidati alla nomination democratic­a per Usa 2020. La schiera dei pretendent­i va riducendos­i, dal record di 24, proprio mentre Trump scopre d’avere un rivale (in più) in casa: l’ex governator­e della South Carolina Mark Sanford ha deciso di contestarg­li la nomination repubblica­na. Finora, il presidente aveva un solo avversario, e non un peso massimo: Bill Weld. Ora, nella scia di Sanford, potrebbero muoversi Larry Logan, governator­e del Maryland, e John Kasic, governator­e dell’Ohio, che nel 2016 andò oltre le attese.

L’ULTIMA LITE SUI TALEBANI A CAMP DAVID Il tycoon: “Ero in disaccordo con i consigli di Bolton”. Così ha fatto fuori il consiglier­e per la Sicurezza nazionale

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Ansa L’ultima chance Il mandato di Donald Trump scade nel 2020. Il tycoon conta sulla rielezione ritenendo di non avere rivali
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Ansa Silurato Il consiglier­e John Bolton afferma di esersi dimesso; altre fonti dicono che è stato licenziato

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