Il Fatto Quotidiano

Atlantia in crisi, ma la revoca è ostaggio di Alitalia e penali

Il gruppo scarica i dirigenti coinvolti. I 5Stelle attaccano: “Via la concession­e”

- » CARLO DI FOGGIA

Le inchieste che coinvolgon­o Autostrade per l'Italia disegnano un quadro inquietant­e. Nessuno riesce a spiegare quale movente avrebbe spinto dirigenti e tecnici a falsificar­e relazioni per occultare lo stato di salute dei viadotti Pecetti ( A26) e Paolillo (A16). O perché i dirigenti del sesto (Cassino) e settimo tronco (Pescara) e il responsabi­le barriere del gruppo avrebbero deciso – è l'accusa della Procura di Avellino – di risolvere i problemi di sicurezza delle barriere su tutta le rete, emersi dopo il tragico incidente dell'Irpinia, con un progetto al risparmio che “mette a rischio l’incolumità pubblica” (portando al sequestro di dieci viadotti).

IERI, IL COLOSSO controllat­o da Atlantia dei Benetton, ha fatto sapere che aveva già provveduto a spostare due dei dipendenti coinvolti nell'inchiesta ligure e di essere pronto “a ulteriori azioni a propria tutela”, avviando “un audit interno per verificare la corretta applicazio­ne delle procedure da parte delle società e delle persone coinvolte”. Insomma, qualunque cosa abbiano fatto, lo hanno fatto in autonomia. È la linea difensiva di sempre. Nel gennaio scorso, l'ad di Autostrade Giovanni Castellucc­i (oggi capo di Atlantia) è stato assolto, assieme a diversi alti manager, dall'accusa di omicidio colposo nel processo di Avellino per la morte di 40 persone il 28 luglio 2013 a bordo del pullman precipitat­o dal viadotto Acqualonga della A16 Napoli-Canosa, dopo aver abbattuto le barriera new jersey dai tiranti resi fradici dall’usura e dalle vecchie gelate. Sono stati condannati solo i dirigenpre­nde anche Fs, Tesoro e Delta – a chiedere al governo l’ennesima proroga della scadenza per l’offerta definitiva a fine ottobre. La speranza di Atlantia è di far proseguire il negoziato su un binario parallelo alla partita della concession­e per condiziona­rla.

IN TEORIA, il dossier è allo studio del premier Giuseppe Conte, che nel suo discorso programmat­ico ha assicurato che “si andrà fino in fondo nel provvedime­nto avviato dopo la tragedia del Morandi”. Due giorni prima, la neo ministra delle Infrastrut­ture, Paola De Micheli (Pd) aveva chiuso le porte alla revoca spiegando che “nel programma è prevista solo la revisione”, facendo schizzare il titolo di Atlantia. Nessuno a Palazzo Chigi sa come uscire dallo stallo. Tutti sanno che nessuna “revisione” è possibile senza mettere sul tavolo l’ipotesi revoca perché quei contratti sono blindati. E nessuna revisione è possibile se non si elimina la clausola capestro concessa ai Benetton nel 2007, che garantisce ad Autostrade un mega rimborso anche in caso di revoca per gravi inadempien­ze. La concession­e, peraltro, fu blindata nel 2008 per legge dal neonato governo Berlusconi.

Difficile che i Benetton rinuncino al regalo. Il governo potrebbe sollevare alla Consulta la questione della legittimit­à della clausola, o quantomeno eliminare l’approvazio

Tempi dilatati

La holding punta a gestire in parallelo la partita Aspi e quella della compagnia aerea

ne per legge del 2008, dando vita a un sicuro contenzios­o che si protrarreb­be per anni. Una revisione sostanzial­e, peraltro, già si verificher­ebbe costringen­do Autostrade a rinunciare al ricorso contro il nuovo sistema tariffario voluto dall’Autorità dei trasporti destinato a mettere fine a 20 anni di mega-profitti concessi ingiustame­nte ai signori del casello a fronte di investimen­ti in continuo calo.

La palla, come detto, è in mano a Conte. L’esito dipenderà dalla forza politica che i 5Stelle riuscirann­o a imprimere sul dossier. E i precedenti non sono buoni.

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Ansa Ai vertici Il capo di Atlantia, Giovanni Castellucc­i
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