Il Fatto Quotidiano

La carica dei 42 Il prof di Conte allarma i 5 Stelle

Ecco i sottosegre­tari Completato il governo giallorosa. Tra vecchi arnesi e liti interne, c’è anche il caso del tarantino Turco voluto dal premier agli Investimen­ti

- » PAOLA ZANCA

Le urla e le accuse, ieri, si sono prese una pausa: nessuno ha fiatato durante il Consiglio dei ministri che ha incoronato i 42 sottosegre­tari del secondo governo Conte. Per questo è un peccato che sia durato solo otto minuti. Dalle 10.42 alle 10.50, gli inquilini dei palazzi romani hanno trattenuto il respiro all’unisono. Poi, sgonfiata l’attesa e diffusa la lista, la pentola ha ricomincia­to a bollire. Cancelleri! Margiotta! Crimi! E D’Alfonso dov’è? E la Lezzi che fine ha fatto? E poi c'è quel nome, il primo dell'elenco: Mario Turco, senatore Cinque Stelle che da palazzo Chigi si occuperà niente meno che di Programmaz­ione economica e investimen­ti. Non lo ha chiamato Luigi Di Maio, però. Il nome del professore tarantino lo ha preteso Giuseppe Conte in persona, nonostante le perplessit­à del Movimento, che non ha mai capito come sia andata la storia della masseria comprata all'asta dal senatore, che il Fattoha raccontato qualche mese fa.

COSÌ, FINITO IL CDM, i capannelli si ricompongo­no, le medaglie di corrente tornano in bella vista, gli istinti fratricidi ripartono da dov’erano rimasti la sera prima. Per carità, c'è anche chi un fratello l'ha ritrovato. Ignazio Corrao, per dire, eurodeputa­to da giorni assai critico con la china giallorosa, ieri sembrava rinato: un lungo post, con tanto di foto tirata fuori dal cassetto, che lui e Gianca ne hanno fatte tante di cose insieme, dalle regionali del 2012 al “cappotto” del 2018. Ecco, adesso che Cancelleri trasloca dalla Sicilia e si siede da viceminist­ro alle Infrastrut­ture, Corrao finalmente festeggia. Ha vinto la “lobby siciliana”, come da tempo l'hanno battezzata i Cinque Stelle a Roma, e per farlo si rompe uno dei pochi tabù che erano rimasti nel Movimento: non si molla un incarico per un altro. Cancelleri va al governo e si dimette dall'Assemblea regionale siciliana di cui era vicepresid­ente. Corrao lo difende anche su questo: “La regola (per chi c’era e se la ricorda) era riferita a quei consueti salti di poltrona tipici di molti politicant­i”. Nel caso del neo viceminist­ro, si affannano a spiegare nella Capitale, è una questione di competenze, perché Cancelleri ha seguito molti dossier del Sud insieme a Danilo Toninelli, e con Paola De Micheli ministro “serviva un mastino, uno che sapesse fare politica, un cane da guardia sulle concession­i autostrada­li”.

Ne piazza altri cinque, Luigi Di Maio, di siciliani al governo che già ne aveva tre: gli uscenti Manlio Di Stefano agli Esteri e Alessio Villarosa all'Economia, la new entry Stanislao Di Piazza al Lavoro, Vito Crimi - che cede la delega all'Editoria al Pd Andrea Martella e diventa viceminist­ro dell'Interno – e infine Lucia Azzolina all'Istruzione. C'è una piccola polemica anche su di lei: tra i Cinque Stelle c'è chi storce il naso perché la deputata il primo agosto ha vinto il concorso per dirigente scolastico e ora dovrà trattare con il Miur. Nulla al confronto dell'ipotetico conflitto d'interessi che il Movimento vede in Salvatore Margiotta, il “lottiano” che il Pd ha spedito alle Infrastrut­ture, socio di un colosso dell'ingegneria di cui parliamo qui sotto. Per la verità, su Margiotta, si leva qualche perplessit­à anche in casa Pd. Non tanto per le sue competenze, quanto perché il suo nome non era nell'elenco fornito da Base Riformista, la corrente di Lotti e Guerini che ha il controllo dei gruppi parlamenta­ri. Sono delusi, quelli di Br, e non solo perché hanno solo tre sottosegre­tari. Oltre a Margiotta portano al governo Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento) e Alessia Morani (Sviluppo Economico), che rappresent­eranno la minoranza del partito insieme ai 2 renziani doc (Anna Ascani, viceminist­ro all'Istruzione, e Ivan Scalfarott­o, sottosegre­tario agli Esteri) e al fedelissim­o di Maurizio Martina, già uomo di Filippo Penati, Matteo Mauri, viceminist­ro al Viminale. Ma

L’accelerazi­one sulla squadra di governo è importante, perché il Paese attende risposte Questa squadra è sufficient­emente giovane e amalgamata

GIUSEPPE CONTE

proprio i lottiani contano due esclusi eccellenti: Emanuele Fiano, che puntava anche lui all'Interno, e Luciano D'Alfonso, il ras dell'Abruzzo finito in una guerra di veti incrociati: non lo volevano i Cinque Stelle, ma a quanto pare nemmeno quel Giovanni Legnini che correva per sè. Alla fine, di abruzzesi ne entra uno, ma grillino: Gianluca Castaldi ai Rapporti col Parlamento.

NON È UN DETTAGLIO quello sulle provenienz­e territoria­li: l'assenza di toscani ha scatenato uno psicodramm­a di cui vi raccontiam­o qui a fianco. Festeggia il Veneto, che con il Pd ha il già citato Martella, il vicentino Achille Variati e Pierpaolo Baretta (nome che fa infuriare il 5 Stelle Michele Giarrusso: “Sappiamo già dalla scorsa legislatur­a che è vicino agli interessi delle lobby del gioco d’azzardo”). Meno bene per la Liguria, che incassa solo Roberto Traversi, sottosegre­tario al Mit in quota Cinque Stelle.

La terza gamba dei giallorosa, Leu, prende due sottosegre­tari: Maria Cecilia Guerra ( Economia) e Giuseppe De Cristofaro all'Istruzione. Un nome anche in quota Prodi: Sandra Zampa e uno per gli Italiani all'Estero, Ricardo Antonio Merlo.

Ora si riparte con la battaglia sulle deleghe, ovvero il “chi fa cosa”: una delle più ambite è quella alle Telecomuni­cazioni. Pare la terrà la sottosegre­taria Mirella Liuzzi e non il neo viceminist­ro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni. Alla fine, ha dovuto “ripiegare” sul dicastero che fu di Di Maio. All'Economia, vice di Gualtieri, insieme al Pd Antonio Misiani è rimasta Laura Castelli.

Gli esclusi

Non c’è D’Alfonso ma entra la Morani A sorpresa Cancelleri, sparisce la Lezzi

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Ansa/LaPresse Vecchi e nuovi Da sinistra: Giancarlo Cancelleri (M5S), Marina Sereni (Pd), Vito Crimi e Laura Castelli (M5S), Antonio Misiani (Pd), Maria Cecilia Guerra (LeU), Roberto Morassut (Pd) e Pierpaolo Sileri (M5S)
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