Margiotta, al Mit va l’uomo di trivelle, energia e strade
“Promosso” l’esponente del Pd “lottiano” È socio di un colosso dell’ingegneria civile: la materia su cui lavorerà
La sua guida politica, quando aveva ancora i calzoni corti, è stato Emilio Colombo. Per stella polare invece ha scelto per anni Dario Franceschini, anche se Salvatore Margiotta è stato letteralmente folgorato come Paolo di Tarso da Matteo Renzi. Che per lui ha prenotato da giorni un posto da sottosegretario inserendolo in una short list di fedelissimi facendo cadere ogni resistenza della segreteria di Nicola Zingaretti. E questo probabilmente anche per far digerire alla corrente dell’ex premier l’ingresso nell’esecutivo giallorosso dell’altro potentino doc Roberto Speranza, che nel 2017 insieme a Pier Luigi Bersani e altri lasciò il Pd proprio per protesta contro Renzi e il Giglio magico.
SE SPERANZA è lo yin bersaniano, il neo sottosegretario alle Infrastrutture Margiotta è lo yang renziano. In salsa lucana. Tra i due le distanze politiche sono incolmabili. Se l’uno fa parte, almeno secondo i critici, di una cultura intimamente manettara, l’altro è il sacerdote, per gli avversari, di un garantismo talmente spinto da essere quasi sospetto: ha difeso dalla “gogna” politica Luca Lotti e si è persino speso per il salvataggio delle società dell’imprenditore Alfredo Romeo, epicentro dello scandalo Consip. Gli zingarettiani lo guardano con sospetto e, a quanto si racconta, hanno posto un solo veto sulla sua nomina: che non finisse allo Sviluppo economico che pure ha in pancia le telecomunicazioni su cui è ferratissimo, da membro della Vigilanza Rai. Al Mise spettano poi anche le competenze sull’energia e più in generale le concessioni sulle estrazioni degli idrocarburi. Forse per questo si è preferito puntare come sottosegretario su Mirella Liuzzi, una 5 stelle lucana che Margiotta mal digerisce. Almeno da quando lei ha proposto di aumentare le royalties sul petrolio per mettere un freno alle trivelle. Lui, Margiotta, nonostante la buriana è rimasto fiero sostenitore di quella norma a favore del progetto petrolifero Tempa Rossa che ha messo nei guai l’ex ministro Federica Guidi per via del subappalto che interessava il suo compagno. E questo nonostante le trivelle
gli siano quasi costato lo scalpo. Nel 2008 era stato indagato a Potenza per corruzione e turbativa d’asta relative alla costruzione del centro Oli lucano: i magistrati lo indicarono come parte di un comitato d’affari che avrebbe indirizzato appalti in cambio delle solite mazzette. La Procura potentina ne chiese gli arresti domiciliari (negati dalla Camera): in primo grado venne assolto e così riuscì ad essere rieletto in Parlamento. Poi nel 2014 la condanna in appello a un anno e sei mesi. Infine l’assoluzione in Cassazione nel 2016 quando venne riaccolto a braccia aperte da Renzi nel Pd da cui si era autosospeso. Perché prima della tegola giudiziaria aveva aderito con convinzione al nuovo corso del Pd a trazione renziana, tanto che era in prima fila alla famosa cena di finanziamento da 1000 euro a coperto organizzata dall’ex premier a cui il senatore lucano era riuscito a trascinare una ventina di imprenditori e industriali. Al tavolo anche alcune vecchie conoscenze del neo sottosegretario, tra cui Marco Lombardi amministratore delegato di Proger.
PER CHI non sia del settore Proger è un colosso dell’ingegneria civile, della mobilità e delle infrastrutture, ma pure nell’oil& gas e nell’energia, di tale primaria importanza che nel board vi compaiono Chicco Testa, recentemente indicato come presidente e come vice Antonio Mastropasqua. Lombardi è anche amministratore unico di Proger Manager & Partners, altra società di una certa rilevanza con un capitale di oltre 5,5 milioni e di cui lo stesso Salvatore Margiotta è socio, ancorché nella documentazione patrimoniale che ha presentato al Senato non ve ne sia traccia.