Il Fatto Quotidiano

Regionali, sì di Sala ai 5S. Ma adesso i renziani frenano

Il sindaco di Milano parla di “punti di convergenz­a” a livello locale. Stop da Boschi e Guerini: “Prudenza”

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nità è stato il leitmotiv dell’intervento di Zingaretti, che ha rifiutato le accuse di “discrimina­zione politica” rivoltegli dai toscani sulle scelte dei sottosegre­tari: “I democratic­i devono essere contenti perché grazie al buon rapporto con gli alleati c’è un’ottima rappresent­anza numerica e di personalit­à”. Un appello ascoltato anche dalla senatrice Michela Montevecch­i, grillina della prima ora, e Andrea De Maria, deputato bolognese e grande sostenitor­e di Maurizio Martina, ex candidato alla segreteria del partito. C’è anche lui a Bologna, in attesa di ascoltare Prodi e Zuppi nell’incontro conclusivo della giornata, così come David Sassoli, attuale presidente del Parlamento europeo. Un vero e proprio evento al punto da dover essere spostato nella biblioteca comunale Sala Borsa: troppe le richieste di partecipaz­ione.

INSIEME al Professore e al fneocardin­ale anche l’attore romagnolo Ivano Marescotti. Elettore convinto di sinistra, poi passato al M5S, pentito e oggi tornato, non privo di amarezza, a sinistra. “Un tempo c’era la mobilità sociale, tu potevi aspirare a qualcosa di meglio, oggi no e su questo la politica deve cambiare. Io ottenni un lavoro alla Provincia di Ravenna, posto fisso con stipendio e pensione, ma dopo dieci anni mi licenziai per fare l’attore, mia madre a momenti moriva, si era appena comprata la cucina in formica”. sull’accordo da parte dei renziani. Proprio le truppe dell’ex premier, che un mese fa avevano fatto di tutto per trattare coi 5 Stelle per il governo, ora sono le più prudenti, complici la difficoltà personali di molti di loro a legittimar­e un’alleanza che in questo caso non ha poltrone da salvare e che potrebbe essere controprod­ucente in caso di futura scissione centrista. Maria Elena Boschi, per esempio, ha già bocciato l’idea: “Onestament­e mi lascia molto perplessa questa possibilit­à che alcuni esponenti del nostro partito hanno tracciato. A me lascia molti dubbi: un conto è governare insieme per far fronte a un’emergenza vera e propria, un altro conto è immaginare un’alleanza più strutturat­a e di programma”.

COSÌ ANCHE il neoministr­o Lorenzo Guerini, uno dei leader di Base Riformista, il gruppone di Luca Lotti che si differenzi­a dai renziani puri e duri come Roberto Giachetti, Anna Ascani e la stessa Boschi: “Bisogna essere molto prudenti. Questo governo è nato in una situazione particolar­e, da un’emergenza che il Paese è stato chiamato a fronteggia­re. Far scaturire da qui nuovi equilibri politici penso sia molto prematuro e possa anche avere il rischio di una forzatura”.

I tempi per trovare la quadra, però, stringono. In Umbria da tempo Walter Verini, commissari­o dem nominato dopo il disastro della giunta di Catiuscia Marini, lavora per l’accordo, ma restano solo un paio di settimane per presentare le liste e l’accordo coi 5 Stelle ancora non c’è. Ieri ci ha provato Marina Sereni, appena nominata viceminist­ro degli Esteri, a lanciare un amo: “In Umbria il Pd appoggia un candidato civico (Andrea Fora, nda), che porta avanti molti temi affini a quelli del M5S. Ho ancora delle speranze che si possa trovare un accordo anche con loro”. Dopo l’Umbria toccherà all’Emilia-Romagna, dove gli zingaretti­ani contano che le possibilit­à di alleanza aumentino: lì i 5 Stelle – ragionano – potrebbero accettare di unirsi a un centrosini­stra già forte, scongiuran­do il fatto che Salvini si prenda anche l’ultimo pezzo di Nord Italia tinto di rosso.

STEFANO Bonaccini, eletto coi dem cinque anni fa non chiude la porta ai 5 Stelle: “Penso che faremmo bene a chiedere al M5S di riflettere se non sia il caso di dialogare sui programmi”. Un invito a mettere al centro i temi, dando però per scontato che il candidato sarà proprio il governator­e uscente. Non il modo più amichevole per avallare i negoziati.

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