Il Fatto Quotidiano

L’odissea di 30mila immigrati senza reddito

Sospeso l’esame delle domande. Quattro associazio­ni fanno ricorso al Tribunale

- » ROBERTO ROTUNNO

Oltre 30 mila famiglie di extra- comunitari hanno chiesto il reddito di cittadinan­za, avendone i requisiti, ma l’Inps non ha ancora risposto. Tutto fermo in teoria per un pantano burocratic­o, ma in realtà è una scomoda eredità lasciata dalla Lega, quando ha preteso pesanti paletti per gli immigrati. A far saltare quel tappo, tra qualche mese, potrebbe essere il Tribunale di Milano che ha appena ricevuto un ricorso. Nel frattempo si rincorrono voci su un possibile intervento del nuovo governo per allentare quei vincoli e facilitare gli stranieri nella strada che porta al sussidio.

RICAPITOLI­AMO. Per volere del Carroccio, se una persona che proviene da uno Stato esterno all’Unione europea vuole chiedere il sussidio anti-povertà, deve dimostrare di averne diritto con una dichiarazi­one rilasciata dal Paese d’origine. Non basta l’attestazio­ne italiana, insomma. Questo dice l’emendament­o preteso da Matteo Salvini durante la conversion­e del decretone a inizio anno. Quell’a d e mp imento non è sempre agevole, perciò il ministero del Lavoro dovrebbe stilare con un decreto l’elenco delle nazioni nelle quali “è oggettivam­ente impossibil­e produrre apposita certificaz­ione”. In quei casi l’obbligo di integrare i moduli cadrebbe. Questa lista, però, non è ancora arrivata e l’Inps, in attesa di indicazion­i, ha pensato di bloccare l’esame di tutte le istanze arrivate da stranieri. Circa 80 mila persone, quindi, hanno documentat­o la propria condizione di difficoltà economica con l’Isee “italiano”, ma non sanno se dovranno allegare altri documenti. Intanto restano congelati per un dubbio che non dipende da loro. Quattro associazio­ni milanesi impegnate per i diritti degli immigrati hanno chiesto, con un ricorso in Tribunale, che le domande presentate dagli stranieri siano esaminate alle stesse condizioni degli italiani. “È insensato aver sospeso le richieste – dice l’avvocato Alberto Guariso, dell’Associazio­ne per gli studi giuridici sull’immigrazio­ne – se si pensa alla fretta con la quale è stato emanato il decreto”.

IL PRESIDENTE dell’Inps Pasquale Tridico ha detto che quell’elenco è in costruzion­e: “C’è stato un cambio di governo, quindi immagino che il nuovo ministro (Nunzia Catalfo, ndr) prenderà in consegna questo decreto”. Non è semplice perché si tratta di compiere uno screeningd­i tutti i Paesi al di fuori dell’U n io n e europea. Era l’invenzione della

Lega per scongiurar­e il rischio che il reddito di cittadinan­za finisse nelle mani di troppi stranieri. La povertà, del resto, si annida soprattutt­o tra immigrati.

Ora comunque è materia per i giudici. L’udienza si terrà l’11 dicembre. C’è tempo per disinnesca­re la mina con una mossa politica: il nuovo asse con il Pd crea le condizioni per rimuovere l’onere di presentare documenti aggiuntivi che grava sugli stranieri. Potrebbero anche spingersi oltre, allentando i lacci che precludono il reddito di cittadinan­za agli extra- comunitari, come l’obbligo di dieci anni di residenza. Ieri il ministro Catalfo è stata ospite di un incontro dell’Acli, associazio­ne che da mesi spinge per un maggiore coinvolgim­ento degli stranieri nella platea del sostegno, ma – pur giocando in casa – non si è sbilanciat­a. In un’intervista a Repubblica , il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che “il reddito sarà confermato” e che “una verifica sul funzioname­nto insieme alle parti sociali può aiutare a migliorarl­o”. Segnali le cui modifiche dovranno passare attraverso le coperture.

Il nodo

Per sbloccare l’assegno va rimosso l’onere di presentare dei documenti aggiuntivi

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Ansa In attesa Coinvolte nello stop oltre 30 mila famiglie straniere
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