L’odissea di 30mila immigrati senza reddito
Sospeso l’esame delle domande. Quattro associazioni fanno ricorso al Tribunale
Oltre 30 mila famiglie di extra- comunitari hanno chiesto il reddito di cittadinanza, avendone i requisiti, ma l’Inps non ha ancora risposto. Tutto fermo in teoria per un pantano burocratico, ma in realtà è una scomoda eredità lasciata dalla Lega, quando ha preteso pesanti paletti per gli immigrati. A far saltare quel tappo, tra qualche mese, potrebbe essere il Tribunale di Milano che ha appena ricevuto un ricorso. Nel frattempo si rincorrono voci su un possibile intervento del nuovo governo per allentare quei vincoli e facilitare gli stranieri nella strada che porta al sussidio.
RICAPITOLIAMO. Per volere del Carroccio, se una persona che proviene da uno Stato esterno all’Unione europea vuole chiedere il sussidio anti-povertà, deve dimostrare di averne diritto con una dichiarazione rilasciata dal Paese d’origine. Non basta l’attestazione italiana, insomma. Questo dice l’emendamento preteso da Matteo Salvini durante la conversione del decretone a inizio anno. Quell’a d e mp imento non è sempre agevole, perciò il ministero del Lavoro dovrebbe stilare con un decreto l’elenco delle nazioni nelle quali “è oggettivamente impossibile produrre apposita certificazione”. In quei casi l’obbligo di integrare i moduli cadrebbe. Questa lista, però, non è ancora arrivata e l’Inps, in attesa di indicazioni, ha pensato di bloccare l’esame di tutte le istanze arrivate da stranieri. Circa 80 mila persone, quindi, hanno documentato la propria condizione di difficoltà economica con l’Isee “italiano”, ma non sanno se dovranno allegare altri documenti. Intanto restano congelati per un dubbio che non dipende da loro. Quattro associazioni milanesi impegnate per i diritti degli immigrati hanno chiesto, con un ricorso in Tribunale, che le domande presentate dagli stranieri siano esaminate alle stesse condizioni degli italiani. “È insensato aver sospeso le richieste – dice l’avvocato Alberto Guariso, dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – se si pensa alla fretta con la quale è stato emanato il decreto”.
IL PRESIDENTE dell’Inps Pasquale Tridico ha detto che quell’elenco è in costruzione: “C’è stato un cambio di governo, quindi immagino che il nuovo ministro (Nunzia Catalfo, ndr) prenderà in consegna questo decreto”. Non è semplice perché si tratta di compiere uno screeningdi tutti i Paesi al di fuori dell’U n io n e europea. Era l’invenzione della
Lega per scongiurare il rischio che il reddito di cittadinanza finisse nelle mani di troppi stranieri. La povertà, del resto, si annida soprattutto tra immigrati.
Ora comunque è materia per i giudici. L’udienza si terrà l’11 dicembre. C’è tempo per disinnescare la mina con una mossa politica: il nuovo asse con il Pd crea le condizioni per rimuovere l’onere di presentare documenti aggiuntivi che grava sugli stranieri. Potrebbero anche spingersi oltre, allentando i lacci che precludono il reddito di cittadinanza agli extra- comunitari, come l’obbligo di dieci anni di residenza. Ieri il ministro Catalfo è stata ospite di un incontro dell’Acli, associazione che da mesi spinge per un maggiore coinvolgimento degli stranieri nella platea del sostegno, ma – pur giocando in casa – non si è sbilanciata. In un’intervista a Repubblica , il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che “il reddito sarà confermato” e che “una verifica sul funzionamento insieme alle parti sociali può aiutare a migliorarlo”. Segnali le cui modifiche dovranno passare attraverso le coperture.
Il nodo
Per sbloccare l’assegno va rimosso l’onere di presentare dei documenti aggiuntivi