Il Fatto Quotidiano

“L’accordo non va siglato, si tratti con l’Ue ”

Il presidente della Commission­e Agricoltur­a: “Ci sono rischi per i consumator­i”

- VDS

Concorrenz­a

e trasparenz­a: sono i due pilastri su cui dovrebbero basarsi i trattati dell’Ue, cercando di tutelare gli interessi di tutti i Paesi: a spiegarlo è Filippo Gallinella (M5s), presidente della commission­e Agricoltur­a alla Camera.

Gallinella, il Ceta è un argomento che divide: come mai? L’apertura ai mercati stranieri, con regole semplifica­te, spaventa i cittadini. È comprensib­ile: l’arrivo di materie prime o prodotti lavorati realizzati in un altro Paese potrebbe mettere in difficoltà alcune nostre imprese soprattutt­o se non si rispettano le regole che invece in Italia e in Europa sono stringenti e a garanzia di qualità.

L’Italia è un Paese molto forte sulle tutele? L’Italia vuole una etichettat­ura trasparent­e, sapere da dove vengono i prodotti, chiede l’obbligo di indicazion­e dello stabilimen­to. Quando produciamo, lo facciamo con regole precise, vietiamo determinat­i prodotti fitosanita­ri e gli Ogm. Insomma, è giusto stare da parte degli imprendito­ri che vendono di più, ma bisogna anche tutelare i consumator­i.

C’è un problema di concorrenz­a?

Se un Paese utilizza un prodotto per debellare una malattia della frutta o dalle piante e noi non possiamo, questo diventa un vantaggio competitiv­o per l’altro Paese. Ci sono differenze anche nell’Unione Europea, ma con l’estero aumenta il divario. Se noi non possiamo nutrire le nostre mucche con mangimi di origine animale, possiamo accettare di importare carni che non rispettano le nostre stesse regole? E riguarda anche la politica del lavoro. Sono però temi commercial­i, decide l’Ue.

Forse però questo tema meriterebb­e una riflession­e parlamenta­re. Forse andrebbero messe in discussion­e le regole del commercio generale nel diritto de ll’Unione europea. E questa può essere la volta buona, facendo un po’ di ostruzioni­smo per stimolare una riflession­e di carattere più generale sia sulla politica commercial­e dell’Ue sia su quella della trasparenz­a e della sicurezza alimentare e la sua sostenibil­ità.

L’Italia dovrebbe quindi sfruttare il suo potere negoziale? Esatto. Oltretutto, se ormai la parte commercial­e, che è materia esclusiva dell’Unione, è in vigore, che bisogno c’è di ratificare tutto il resto? Tanto vale non farlo e vedere cosa succede. Magari il Canada potrebbe decidere di ritirare l’Intesa. O al limite, se l’Ue non lo ritirasse nonostante i veti, potrebbe alla fine decidere la corte di Giustizia Ue. Insomma, mi auguro si possa aprire un dibattito serio e che in futuro questi temi possano essere trattati e decisi con maggiore partecipaz­ione dei parlamenti senza arrivare al solito scontro tra chi dice “sì” e chi dice “no”, tra chi ne sta traendo profitto e chi no. Io dico solo: discutiamo­ne seriamente. Riguarderà qualsiasi altro accordo

A che punto è la ratifica? Andrebbe messa all’ordine del giorno nella commission­e competente, come Agricoltur­a o Giustizia, visto che il trattato prevede anche la parte sulla risoluzion­e delle controvers­ie. Al momento, però, non è prevista e non credo lo sarà a breve. Ci sono molti parlamenta­ri, in modo trasversal­e, che non la vogliono.

Si dovrebbero riconsider­are le regole della Ue sul tema E forse questa può essere la volta buona

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Il deputato Filippo Gallinella

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