Il Fatto Quotidiano

La sindaca di Assisi: ideale per il patto di San Francesco

In ascesa la quarantenn­e Stefania Proietti, cattolica e ambientali­sta Domenica era a Madrid con Riccardi di Sant’Egidio e il cardinale Bassetti

- » LORENZO GIARELLI E GIACOMO SALVINI

La soluzione del “rebus Umbria” è vicina. Per completarl­o serve un nome, un volto, uno slogan. Poi anche l’alleanza Pd-M5S sui territori – oltre a quella nazionale – sarà cosa fatta. A 40 giorni dalle elezioni regionali umbre, primo vero test del Conte 2 alle prese con l’ordalia leghista, l’intesa tra i due partiti di governo è sempre più vicina: la lettera di domenica alla Na zio ne in cui Luigi Di Maio ha infranto il tabù delle alleanze esterne, a patto che si facciano con “candidati civici” e non “impresenta­bili”, ha fatto breccia nel Pd. Nicola Zingaretti e Dario Franceschi­ni, terrorizza­ti dal trionfo leghista, ringrazian­o. Il commissari­o regionale Walter Verini apre alla trattativa: “Se i 5 Stelle trovano un Barack Obama…”. “La lettera di Di Maio ha provocato una convinzion­e a rinnovare il Pd, a credere al rinnovamen­to anche a costo di qualche sacrificio”, conferma un volto storico della sinistra umbra.

ORA, DOPO il cambio di passo dei grillini, resta solo uno scoglio da superare: il nome del candidato che sfidi la leghista Donatella Tesei. Per la verità il Pd un nome ce l’aveva già da tempo: il presidente di Confcooper­ative Andrea Fora, stimato anche dai 5 Stelle e che ha già lanciato la sua campagna a colpi di slogan sull’ambiente (“Energia pulita per l’Umbria”). Dopo la lettera di Di Maio però il suo nome sembra essere passato in secondo piano perché i 5 Stelle chiedono “un passo indietro” del Pd (Fora, per quanto civico, viene da quell’area) a favore di un nome completame­nte estraneo ai partiti. Non solo: ai grillini non andrebbe giù il processo per frode nelle pubbliche forniture in un’inchiesta del 2017 sulle mense scolastich­e. Nel merito, una contestazi­one non così pesante – è accusato di aver somministr­ato a un bambino 20 grammi in meno di insalata e piselli rispetto al capitolato – ma dal sicuro impatto mediatico, in una Regione decapitata dallo scandalo sulla Sanità che a maggio ha fatto cadere la giunta di centrosini­stra di Catiuscia Marini.

Dal Pd umbro fanno sapere che per il momento in campo c’è solo Fora, ma sembra più una strategia per alzare la posta della trattativa con i 5 Stelle che un netto sostegno al presidente di Confcooper­ative. Di Maio, invece, il suo “Barack Obama” lo avrebbe pure individuat­o: Brunello Cucinelli. I due si sono incontrati venerdì scorso, ma il re del cachemire tiene duro e passa le sue giornate a respingere le sirene di chi lo vorrebbe vedere a Palazzo Donini. Saltato Fora e dopo il “no” di Cucinelli (per ora), adesso il nome più forte è quello di Stefania Proietti, sindaca di Assisi che potrebbe mettere d’accordo entrambe le forze politiche.

QUANDO FU ELETTA nel 2016 strappando la città di San Francesco al dominio ventennale del centrodest­ra, Proietti non era iscritta né al Pd né al Movimento 5 Stelle. Era vicina ma equidistan­te ad entrambi: “Per capirci, era un po’ la Giuseppe Conte di Assisi” dice al Fatto un esponente Pd che conosce bene le strategie del partito in Umbria. Quarantuno anni all’epoca (oggi 44), laureata in Ingegneria meccanica con una tesi sulla sostenibil­ità ambientale, Proietti era stata prima arruolata per scrivere una parte del programma dei grillini (quella sull’ambiente) e poi aveva chiesto loro un sostegno alla sua candidatur­a civica. I 5 Stelle però avevano rifiutato rimanendo “duri e puri” sulla regola del “no” alle alleanze e lei aveva trovato una sponda, vincente, nel Pd. Cattolica e ambientali­sta, Proietti nel weekend è stata a Madrid a un’assemblea della Comunit à di Sant’Egidio, presenti Andrea Riccardi, Marco Impagliazz­o, il cardinale Gualtiero Bassetti e e Filippo Grandi, Alto commissari­o per i rifugiati dell’Onu

L’identikit perfetto per Di Maio e Zingaretti. Lei continua a ripetere che vuole “fare il sindaco di Assisi”, ma ormai il suo nome cresce di ora in ora, da una parte e dall’altra. Altri nomi in campo sono quelli di Luca Ferrucci, professore di Economia all’Università di Perugia che si è più volte esposto a favore dell’a ll ean za Pd-M5S, ma anche la presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, Francesca Di Maolo, che può contare su appoggi di peso in Vaticano. Infine c’è la suggestion­e della renziana Catia Bastioli, presidente di Novamont, diventata famosa per la polemica sui suoi sacchetti di plastica biodegrada­bili a pagamento: sarebbe il simbolo di una vera unione green.

Profilo grillodem È definita la “Giuseppe Conte” della città del Santo: equivicina agli alleati di governo

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