“Ma sì, se vuole andarsene che se ne vada Ora va recuperata la sinistra sfilacciata”
Il professore: “Spero che non faccia cadere il governo, certo lo ricatterà”
Politologo
no, per carità. Politologi sono un po’ tutti e Gianfranco Pasquino - professore emerito di Scienze Politiche a Bologna - ha un profondo rispetto della sua specializzazione nella più fascinosa e sfuggente delle arti sociali. Per questo - e perché è un antico uomo di sinistra, senatore per tre legislature - gli abbiamo chiesto un parere sull’ultima scissione nel campo che un tempo si disse progressista: quella che sarà annunciata oggi da Matteo Renzi, intenzionata a uscire dal Pd. Professore, come valuta la mossa dell’ex segretario? Non lo so. La mia risposta più sincera, la prima che mi viene in mente è: sono affari suoi. Poi certo devo pensare che sono un po’ anche affari nostri, di chi pensa che la sinistra vada rafforzata e non indebolita. Ma tanto Renzi non ha niente di sinistra: insomma, se vuole andarsene se ne vada...
Ora rischia pure il governo? Spero di no. Sarebbe curioso che l’uomo che si è speso di più per farlo nascere si preparasse a far cadere il governo dopo qualche mese. Sarebbe una scelta drammatica, un grande regalo a Salvini.
Va bene, Renzi non farà cadere Conte: che farà?
Coi suoi numeri in Parlamento potrà ricattare il governo e spingerlo ad applicare le sue politiche. Ammesso che ne abbia, certo.
E che politiche saranno? Che profilo ha il nuovo Renzi? Non ne ho idea, anche perché non vedo grandi ideologi, né esperti di economia o di istituzioni. Immagino che da un lato Renzi dovrà accentuare gli aspetti personalistici, perché quel partito senza di lui non esiste, e dall’altro i contenuti orientati al mercato: penso che parlerà spesso di merito e cose così, ma non so con quale credibilità. Io direi poca, ma sono solo uno...
E il Pd? Che gli succede? Ecco, il Pd. Intanto bisognerebbe rispondere, citando un libro di Antonio Floridia, alla domanda: è un partito sbagliato? La risposta è sì e sarebbe meglio costruire qualcos’altro. Nel lontano 2007 qualcuno di noi - ad esempio mi ricordo il professor Pasquino... - sostenne che fosse più sensata una federazione di centrosinistra rispetto a un nuovo partito: sarebbe bene se avessero voglia di discuterne ora, ma se ritengono di aver fatto un partito decente... Discutere per fare cosa? Una “Ditta” socialdemocratica? La proposta socialdemocratica aveva in sé, oltre a una forte concezione della democrazia nel senso liberale, anche i diritti sociali e il welfare. Non dico di riproporre la stessa operazione, ma il suo senso in una svolta da attuare all’interno delle istituzioni europee:
Il Pd è un partito sbagliato: era meglio una federazione. Ora tornino Bersani e tutti gli altri, ma soprattutto tornino le loro idee...