Pillon, una pietra sopra: “Il ddl resta nel cassetto”
AFFIDOCONDIVISO La neoministra della Famiglia Elena Bonetti archivia il testo leghista che era stato fortemente contestato
Il nuovo ministro della Famiglia, Elena Bonetti, vuol metterci una pietra sopra, definitivamente. “Se mi hanno lasciato nel cassetto una copia del ddl Pillon? Non mi sono informata, ma per quanto mi riguarda resterà nel cassetto”, ha detto categorica rispetto alla proposta del senatore leghista a cui l’aveva giurata anche il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora del Movimento 5 Stelle. Che all’indomani del Congresso mondiale delle Famiglie di Verona dove la tensione tra Movimento e Carroccio era arrivata alle stelle, era stato lapidario: “Non arriverà mai in aula”.
ORA PERÒ, dopo la presa di posizione di Bonetti, il testo potrebbe finire definitivamente su un binario morto segnando quella discontinuità che il governo giallorosso presieduto da Giuseppe Conte ha già inaugurato: sulle politiche di gestione degli sbarchi, ma pure con l’impugnazione alla Consulta, quale primo atto del governo Conte II, della legge del Friuli Venezia Giulia governata dal leghista Massimiliano Fedriga sospettata di contenere norme in odore di discriminazione nei confronti dei migranti.
Ma le norme proposte dalla Lega con il ddl Pillon in materia di affido paritario dei minori ai genitori separati sono al centro delle polemiche da mesi. Non solo perché l’introduzione della bigenitorialità perfetta all’interno delle coppie “scoppiate” costringerebbe i figli a una sorta di pendolarismo continuo tra la casa del padre e della madre. Ma anche perché, almeno a detta dei critici, il tentativo di regolare per legge il tempo da assegnare ai rapporti tra figli e genitori separati in realtà nasconderebbe una resa dei conti tutta economica tra gli ex coniugi, a tutto favore dei padri. A partire dalla questione degli assegni di mantenimento per finire a quella dell’a ff i d amento della casa familiare.
IL DIBATTITO in Senato si era per questo impantanato dopo oltre un centinaio di audizioni. Al momento non è all’ordine del giorno dei lavori della commissione Giustizia di Palazzo Madama che oggi alle 14 riunirà il primo ufficio di presidenza dopo la pausa estiva. Lì se ne capirà il destino che per la verità era già segnato. Perché già a luglio i 5 Stelle, allora alleati del Carroccio nel governo gialloverde, avevano fatto per melina sul provvedimento, non condividendone alcuni aspetti fondamentali. Ma dal momento che la revisione delle norme sull’affido era contemplata nel contratto di governo, si era comunque cercata una mediazione sui punti più delicati, per evitare, ad esempio, che i bambini più piccoli, quelli fino ai 3 anni di età fossero costretti a vivere con la valigia in mano. Il Pd invece aveva minacciato addirittura le barricate preannunciato l'intervento di tutti i componenti del gruppo per costringere Pillon, a cui è stato affidato l’incarico di elaborare un testo di sintesi delle tre proposte presentate in Senato, a gettare la spugna.
Ora che la maggioranza è cambiata (e che al ministro del Carroccio Lorenzo Fontana è subentrata Elena Bonetti del Pd) è facile immaginare che le proposte in materia di affido condiviso avranno vita ancora più difficile. Ma è anche altrettanto prevedibile che anche su questo tema la Lega (che presiede la commissione Giustizia a Palazzo Madama), alzerà il tiro. Del resto lo ha già preannunciato lo stesso Pillon: "Noi non molleremo mai. Siamo pronti a ogni evenienza".
Cosa prevedeva
La bigenitorialità perfetta poteva portare i figli al “pendolarismo”. Il fattore economico pro-padri Se mi hanno lasciato nel cassetto una copia del ddl Pillon? Non mi sono informata, ma per quanto mi riguarda lì resterà
ELENA BONETTI