Mini-revoca e giù le tariffe La linea sulla concessione
M5s, in asse con Conte, vuole togliere le tratte del Nordovest e tagliare i pedaggi
Avanti con la revoca ai Benetton, mi fa piacere che pure per il Pd non sia più una parola tabù
LUIGI DI MAIO
Ieri Atlantia è di nuovo crollata in Borsa. La holding dei Benetton, che controlla Autostrade, ha chiuso a -8 per cento, dopo il tonfo quasi analogo di venerdì scorso. In pochi giorni il titolo ha perso i guadagni ottenuti con la nascita del governo giallorosa, la nomina di Paola De Micheli (Pd) alle Infrastrutture e l’assenza della “revoca della concessione” dal programma. È oggi più vicino ai livelli toccati dopo il disastro del ponte Morandi di Genova, quando i 5Stelle e il premier Giuseppe Conte annunciarono l’avvio della revoca.
È IL SEGNALE che il mercato considera inevitabile una mossa dell’esecutivo dopo le inchieste che stanno travolgendo il gruppo. Sabato, Luigi Di Maio ha detto che “il governo andrà avanti sulla revoca: mi fa piacere che pure per il Pd questa parola non sia più un tabù”. Secondo il leader M5S, “l’iter è partito mesi fa, ma bisogna percorrerlo con molta attenzione per arrivare all’obiettivo”. La partita è complicata ed è gestita in prima persona da Conte. La linea è ancora abbozzata, e appesa a enormi complicazioni giuridiche. I due attori, Palazzo Chigi e gli uomini vicini ad Atlantia, si mandano messaggi per cercare un compromesso. Ed è qui che nascono le complicazioni.
Fonti autorevoli spiegano al Fatto che l’obiettivo dei 5Stelle è di ottenere quantomeno una revoca parziale. Nel Movimento danno per certa quella delle tratte del Nordovest, dove Autostrade controlla l’A10 Genova-Ventimiglia (che attraversava il ponte Morandi), l’A26 ( Genova-Gravellona), parte dell’A7 (Genova-Milano) e l’A8 (Milano-Varese). Poche centinaia di chilometri di una rete che a livello nazionale ne conta quasi 3mila (sui 6mila totali di autostrade). Su questa i Benetton dovranno accettare una corposa “riduzione delle tariffe”.
La linea sarebbe condivisa da Conte, un compromesso rispetto all’ipotesi iniziale, pure studiata a Palazzo Chigi, di revocare solo il tratto dell’A10, totalmente indigesta ai 5Stelle. Ma dal punto di vista giuridico è complicata. La concessione è unica, e per poter restituire allo Stato alcune tratte (in anticipo rispetto alla scadenza del 2038) serve rivederla. Il contratto del 2007 è però blindato da una norma capestro che garantisce mega indennizzi ai Benetton anche in caso di revoca per dolo o colpa grave. Il governo potrebbe sollevare davanti alla Consulta la questione di legittimità del cavillo, che peraltro secondo i giuristi del ministero delle Infrastrutture (e per la Corte dei Conti) è in contrasto col codice civile. L’alternativa per evitare il lungo contenzioso è chiudere un accordo con Atlantia. Ammesso che si riesca a trovarlo, a Palazzo Chigi ancora non hanno individuato lo strumento giuridico adeguato. Un’intesa del genere, infatti, non può tradursi in una super transazione, che però può avvenire solo come soluzione per chiudere un contenzioso in atto. Senza avviare la revoca (e quindi senza finire davanti al Tar) è difficile trovare un dirigente che accetti di firmare un accordo che rischia poi di essere travolto da eventuali risvolti giudiziari. Autostrade (e i suoi ex vertici), per dire, potrebbe finire condannata al processo per il disastro del Morandi rendendo ancora più imbarazzante per il governo la mancata revoca della concessione. Senza accordo immediato, l’unica strada alternativa sembra quella di chiamare in causa la Corte costituzionale. Un taglio delle tariffe è invece più facile da ottenere, visto che basterebbe già costringere Aspi a ritirare il ricorso contro il nuovo modello tariffario voluto dall’Autorità dei Trasporti.
LE COMPLICAZIONI frenano la procedura, che al momento resta nel limbo e con tempi incerti. Dopo aver parlato di revoca per mesi, peraltro, il governo gialloverde ha invitato Atlantia a salvare Alitalia. L’ormai uscente ad Giovanni Castellucci ne ha approfittato per prendere tempo, chiedendo e ottenendo l’ennesima proroga per presentare l’offerta nel tentativo di far correre il dossier in parallelo con la partita revoca, e così condizionarla.
Insomma, l’obiettivo finale del governo è ottenere un compromesso con Atlantia, considerando la revoca totale una strada assai più difficile da percorrere. Ipotesi che peraltro troverebbe contrario il Pd. Se mai l’otterrà, servirà poi difendere politicamente la scelta di lasciare in gestione migliaia di chilometri a un concessionario accusato di far cascare i ponti.