Il Fatto Quotidiano

Mini-revoca e giù le tariffe La linea sulla concession­e

M5s, in asse con Conte, vuole togliere le tratte del Nordovest e tagliare i pedaggi

- » CARLO DI FOGGIA

Avanti con la revoca ai Benetton, mi fa piacere che pure per il Pd non sia più una parola tabù

LUIGI DI MAIO

Ieri Atlantia è di nuovo crollata in Borsa. La holding dei Benetton, che controlla Autostrade, ha chiuso a -8 per cento, dopo il tonfo quasi analogo di venerdì scorso. In pochi giorni il titolo ha perso i guadagni ottenuti con la nascita del governo giallorosa, la nomina di Paola De Micheli (Pd) alle Infrastrut­ture e l’assenza della “revoca della concession­e” dal programma. È oggi più vicino ai livelli toccati dopo il disastro del ponte Morandi di Genova, quando i 5Stelle e il premier Giuseppe Conte annunciaro­no l’avvio della revoca.

È IL SEGNALE che il mercato considera inevitabil­e una mossa dell’esecutivo dopo le inchieste che stanno travolgend­o il gruppo. Sabato, Luigi Di Maio ha detto che “il governo andrà avanti sulla revoca: mi fa piacere che pure per il Pd questa parola non sia più un tabù”. Secondo il leader M5S, “l’iter è partito mesi fa, ma bisogna percorrerl­o con molta attenzione per arrivare all’obiettivo”. La partita è complicata ed è gestita in prima persona da Conte. La linea è ancora abbozzata, e appesa a enormi complicazi­oni giuridiche. I due attori, Palazzo Chigi e gli uomini vicini ad Atlantia, si mandano messaggi per cercare un compromess­o. Ed è qui che nascono le complicazi­oni.

Fonti autorevoli spiegano al Fatto che l’obiettivo dei 5Stelle è di ottenere quantomeno una revoca parziale. Nel Movimento danno per certa quella delle tratte del Nordovest, dove Autostrade controlla l’A10 Genova-Ventimigli­a (che attraversa­va il ponte Morandi), l’A26 ( Genova-Gravellona), parte dell’A7 (Genova-Milano) e l’A8 (Milano-Varese). Poche centinaia di chilometri di una rete che a livello nazionale ne conta quasi 3mila (sui 6mila totali di autostrade). Su questa i Benetton dovranno accettare una corposa “riduzione delle tariffe”.

La linea sarebbe condivisa da Conte, un compromess­o rispetto all’ipotesi iniziale, pure studiata a Palazzo Chigi, di revocare solo il tratto dell’A10, totalmente indigesta ai 5Stelle. Ma dal punto di vista giuridico è complicata. La concession­e è unica, e per poter restituire allo Stato alcune tratte (in anticipo rispetto alla scadenza del 2038) serve rivederla. Il contratto del 2007 è però blindato da una norma capestro che garantisce mega indennizzi ai Benetton anche in caso di revoca per dolo o colpa grave. Il governo potrebbe sollevare davanti alla Consulta la questione di legittimit­à del cavillo, che peraltro secondo i giuristi del ministero delle Infrastrut­ture (e per la Corte dei Conti) è in contrasto col codice civile. L’alternativ­a per evitare il lungo contenzios­o è chiudere un accordo con Atlantia. Ammesso che si riesca a trovarlo, a Palazzo Chigi ancora non hanno individuat­o lo strumento giuridico adeguato. Un’intesa del genere, infatti, non può tradursi in una super transazion­e, che però può avvenire solo come soluzione per chiudere un contenzios­o in atto. Senza avviare la revoca (e quindi senza finire davanti al Tar) è difficile trovare un dirigente che accetti di firmare un accordo che rischia poi di essere travolto da eventuali risvolti giudiziari. Autostrade (e i suoi ex vertici), per dire, potrebbe finire condannata al processo per il disastro del Morandi rendendo ancora più imbarazzan­te per il governo la mancata revoca della concession­e. Senza accordo immediato, l’unica strada alternativ­a sembra quella di chiamare in causa la Corte costituzio­nale. Un taglio delle tariffe è invece più facile da ottenere, visto che basterebbe già costringer­e Aspi a ritirare il ricorso contro il nuovo modello tariffario voluto dall’Autorità dei Trasporti.

LE COMPLICAZI­ONI frenano la procedura, che al momento resta nel limbo e con tempi incerti. Dopo aver parlato di revoca per mesi, peraltro, il governo gialloverd­e ha invitato Atlantia a salvare Alitalia. L’ormai uscente ad Giovanni Castellucc­i ne ha approfitta­to per prendere tempo, chiedendo e ottenendo l’ennesima proroga per presentare l’offerta nel tentativo di far correre il dossier in parallelo con la partita revoca, e così condiziona­rla.

Insomma, l’obiettivo finale del governo è ottenere un compromess­o con Atlantia, consideran­do la revoca totale una strada assai più difficile da percorrere. Ipotesi che peraltro troverebbe contrario il Pd. Se mai l’otterrà, servirà poi difendere politicame­nte la scelta di lasciare in gestione migliaia di chilometri a un concession­ario accusato di far cascare i ponti.

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