Stritolati dall’embargo Usa, in fila per la benzina e il pollo
All’alba di sabato la raffineria di Cienfuegos, nel sud di Cuba, attendeva l’arrivo in porto della petroliera venezuelana “Manuela Sáenz” per iniziare a raffinare il greggio da inviare d’urgenza a stazioni di servizio e impianti di produzione di elettricità. Col suo carico, secondo quanto ha informato il presidente Miguel Díaz-Canel in un intervento tv all’inizio della settimana, il Paese dovrà “tirare avanti” fino alla fine di settembre. Quando è previsto l’arrivo di un’altra petroliera. Il presidente ha sottolineato più volte che si tratta di una “congiuntura economica”, non di una crisi come quella del período especial, seguito all’affondamento dell’Unione sovietica nel 1991 e che costrinse i cubani a tirare la cinghia fino al limite della fame. Ma alla fermata dell’autobus 58 alla Villa Panamericana, quartiere dell’Avana Est, nella lunga coda in attesa della guagua per andare in centro, la gente non sembra convinta della spiegazione del loro leader.
NONOSTANTE FOSSE sabato, con uffici chiusi e attività ridotte, la coda era lunga e a ogni fermata attendevano altre persone. Altre linee erano state sospese a causa di mancanza di carburante. E due giorni prima – racconta Enrique, un pensionato – subito dopo aver passato il tunnel sotto l’ingresso del porto dell’Avana, il 58 si era fermato e il conducente aveva detto loro di aspettare il prossimo o di farsela a piedi perché era finito il carburante. Enrique, come chi ha un reddito poco superiore ai venti euro al mese, non può pagare più di un peso (circa 4 centesimi) per un biglietto. Dunque i microbus che fanno lo stesso tragitto, ma costano 5 pesos, son fuori della sua portata. La scarsezza di diesel è ancor più evidente di quella della benzina. Lo dimostrano le code stancanti e nervose che si allungano di fronte alle pompe del carburante. Non va meglio con i treni (scarsi). Giovedì scorso è stata sospesa la vendita di biglietti nella stazione La Combre della capitale in attesa di riprendere il flusso regolare con l’arrivo del greggio venezuelano: intanto circolavano solo i treni merci. La crisi del trasporto pubblico peggiora una situazione già difficile per i generi alimentari. Nei supermercati si allineano scaffali semivuoti o riempiti alla bell’e meglio con un solo prodotto. Scarseggia il pollo – uno degli alimenti base – come pure la pasta di pomodoro, l’acqua minerale e persino il sale. Questi ultimi sono di produzione nazionale e dunque non si comprende perché siano praticamente introvabili. Uova e carne di maiale sono venduti a prezzi calmierati. Le prime si trovano solo nelle botegasdove si compra con la libreta in dotazione delle famiglie che consente l’acquisto a bassi prezzi di una serie – sempre più ridotta – di generi alimentari. Non va meglio nei mercati agricoli. “Está pelao”, non c’è niente esclama in buon cubano una signora uscita da uno dell’Avana centro. All’interno i banconi semivuoti allineano solo banane, un po’di malanga e bon iato ( pa tata dolce). I pomodori sono introvabili da settimane. Di insalata neanche a parlarne. Nel suo intervento tv DíazCanel ha ribadito che la “congiuntura economica” riguarda solo il carburante. “Nei porti sono già arrivate navi con alimenti” ha detto. Il presidente ha anche annunciato che sono stati elaborati piani di risparmio energetico ( black out) per ridurre al minimo i disagi – pur inevitabili – e che saranno programmati in modo da proteggere i più poveri. Ma ha anche avvertito che la crisi potrà ripetersi perché Trump è deciso a strangolare Cuba per “ottenere concessioni politiche” che “non siamo mai stati, né saremo disposti a concedere”.
IN EFFETTI di strangolamento economico e finanziario si tratta. Il sessantennale embargo è stato inasprito dal presidente magnate degli Usa con una serie di drastiche misure: in aprile ha deciso sanzioni contro 34 navi, venezuelane e non, che trasportavano greggio dal Venezuela a Cuba. In maggio sono state sanzionate anche le compagnie assicuratrici e altre 9 imbarcazioni. Sono dovuti intervenire i servizi segreti venezuelani (Sebin) per costringere il capitano della “Manuela Sáenz” a far rotta sull’isola. Infine, sono state colpite le compagnie Usa che organizzavano crociere e viaggi a Cuba ed è arrivata la decisione di limitare (mille dollari l’anno) le rimesse che i cubanoamericani possono inviare ai loro parenti in patria.