Benetton scarica Castellucci (a 13 mesi dal crollo del Ponte)
Consiglio d’amministrazione straordinario
■Sulla cacciata dell’ad c’è l’accordo. Per sostituirlo in pole Mion, braccio destro della famiglia. E sulla concessione la linea M5S-Conte è mini-revoca e pedaggi giù
Come previsto i Benetton hanno scelto una forma morbida per far fuori il padrone delle autostrade Giovanni Castellucci. Il presidente della holding Atlantia Fabio Cerchiai ha convocato per oggi alle 14,30 un consiglio d’amministrazione straordinario “con ad oggetto, tra l’altro, comunicazioni dell’amministratore delegato”. Appare certo che le comunicazioni del sessantenne manager marchigiano riguarderanno le sue dimissioni, escludendosi che voglia spiegare un’altra volta come il ponte Morandi sia stato abbattuto dai “dardi dell’oltraggiosa fortuna”. Ieri a metà pomeriggio un’agenzia di stampa ha attribuito la convocazione del cda Atlantia alla cassaforte dei Benetton, Edizione holding, riunita a Treviso per un cda all’uopo convocato. Poco dopo la pietosa precisazione: “È lo stesso Castellucci ad aver chiesto la convocazione”. Rimane il fatto che il comunicato dice “facendo seguito a quanto già comunicato” venerdì scorso, quando Atlantia annunciò di “riservarsi ogni ulteriore azione”. L’ulteriore azione è il siluramento.
FORMALITÀ A PARTE, ieri si è consumata una rottura storica tra i Benetton e l’uomo che per 15 anni li ha ricoperti di denaro pompando dalla rete autostradale in concessione una quantità surreale di dividendi. Le due inchieste di Genova e Avellino sulle manutenzioni truccate di viadotti e guardrail, culminate nei giorni scorsi negli arresti di alcuni manager di Autostrade per l’Italia, devono aver finalmente convinto i Benetton che non possono più far finta di non capire: le brillanti performance finanziarie di Castellucci sono fondate su troppo oculati risparmi sulle manutenzioni.
Il problema si era già posto a ll ’ indomani del crollo del ponte Morandi, il 14 agosto dell’anno scorso. Ma la famiglia in quel momento aveva altri problemi. In pochi mesi erano morti Carlo, il più giovane dei quattro fratelli fondatori, e Fioravante Bertagnin, marito di Giuliana Benetton. E anche Gilberto, il regista della diversificazione finanziaria del gruppo nato per i maglioni colorati, non stava molto bene ed è morto il 22 ottobre scorso. Gilberto aveva sempre difeso Castellucci, al punto da sopportare nel 2016 anche l’addio di Gianni Mion, per trent’anni manager plenipotenziario di tutte le attività non tessili della famiglia. Casualmente la separazione con Mion è avvenuta poche settimane dopo il rinvio a giudizio di Castellucci per la strage di Avellino (40 morti nel pullman venuto giù dal viadotto in cui da anni non si controllava l’efficienza dei guardrail). E non è un mistero che il giudizio negativo sullo stile di Castellucci sia stato uno degli elementi principali della rottura tra Mion e i Benetton.
Dopo la tragedia di Genova e dopo la morte di Gilberto, la famiglia è rimasta per alcuni mesi ostaggio di Castellucci. La sua idea di difendere la concessione ricattando il governo sul salvataggio Alitalia non ha convinto i Benetton.
ALLA FINE, nel giugno scorso, hanno richiamato proprio Mion come presidente di Edizione. La spinta per rimettere in pista il manager 75enne è stata principalmente di Sabrina Benetton (figlia di Gilberto) e di suo marito, l’influente Ermanno Boffa, con il pieno consenso, nel cda della cassaforte, di Franca Bertagnin (figlia di Giuliana) e di Christian Benetton (figlio di Carlo). Più freddo è stato il sì di Alessandro (figlio di Luciano), che non perdona a Mion di non aver lasciato spazio, in passato, alla crescita manageriale della seconda generazione dei Benetton.
Il ritorno di Mion si è profilato fin da subito come un guaio per Castellucci. Il quale ha tentato di difendere fino all’ultimo la sua posizione facendo pesare sugli azionisti di Treviso i suoi meriti passati, un network di rapporti politici ricco e ben alimentato e, verosimilmente, la conoscenza di molti segreti su come i Benetton siano riusciti per decenni a ottenere sempre la benevolenza dei governi e degli organi ministeriali di vigilanza sulle concessionarie.
Ma è proprio l’accelerazione e la svolta nelle inchieste giudiziarie ad aver condannato Castellucci. Troppo debole lui come indagato per il Morandi e come imputato in appello per la strage di Avellino dopo l’assoluzione in primo grado dello scorso gennaio.
Ricambio
In pole Mion, storico braccio destro della famiglia, in pessimi rapporti con l’ad
TROPPO DEBOLE, soprattutto, sotto la sua guida la società. Che adesso rischia davvero grosso e, se non proprio la revoca della concessione, qualche punizione dal governo giallorosso dovrà accettarla. Sembra proprio Mion l’uomo destinato, almeno in una prima fase, a sostituire Castellucci nella trattativa con il governo. Intanto Atlantia ieri ha perso in Borsa l’8 per cento.
Twitter@giorgiomeletti