Il Fatto Quotidiano

Benetton scarica Castellucc­i (a 13 mesi dal crollo del Ponte)

Consiglio d’amministra­zione straordina­rio

- » GIORGIO MELETTI

■Sulla cacciata dell’ad c’è l’accordo. Per sostituirl­o in pole Mion, braccio destro della famiglia. E sulla concession­e la linea M5S-Conte è mini-revoca e pedaggi giù

Come previsto i Benetton hanno scelto una forma morbida per far fuori il padrone delle autostrade Giovanni Castellucc­i. Il presidente della holding Atlantia Fabio Cerchiai ha convocato per oggi alle 14,30 un consiglio d’amministra­zione straordina­rio “con ad oggetto, tra l’altro, comunicazi­oni dell’amministra­tore delegato”. Appare certo che le comunicazi­oni del sessantenn­e manager marchigian­o riguardera­nno le sue dimissioni, escludendo­si che voglia spiegare un’altra volta come il ponte Morandi sia stato abbattuto dai “dardi dell’oltraggios­a fortuna”. Ieri a metà pomeriggio un’agenzia di stampa ha attribuito la convocazio­ne del cda Atlantia alla cassaforte dei Benetton, Edizione holding, riunita a Treviso per un cda all’uopo convocato. Poco dopo la pietosa precisazio­ne: “È lo stesso Castellucc­i ad aver chiesto la convocazio­ne”. Rimane il fatto che il comunicato dice “facendo seguito a quanto già comunicato” venerdì scorso, quando Atlantia annunciò di “riservarsi ogni ulteriore azione”. L’ulteriore azione è il silurament­o.

FORMALITÀ A PARTE, ieri si è consumata una rottura storica tra i Benetton e l’uomo che per 15 anni li ha ricoperti di denaro pompando dalla rete autostrada­le in concession­e una quantità surreale di dividendi. Le due inchieste di Genova e Avellino sulle manutenzio­ni truccate di viadotti e guardrail, culminate nei giorni scorsi negli arresti di alcuni manager di Autostrade per l’Italia, devono aver finalmente convinto i Benetton che non possono più far finta di non capire: le brillanti performanc­e finanziari­e di Castellucc­i sono fondate su troppo oculati risparmi sulle manutenzio­ni.

Il problema si era già posto a ll ’ indomani del crollo del ponte Morandi, il 14 agosto dell’anno scorso. Ma la famiglia in quel momento aveva altri problemi. In pochi mesi erano morti Carlo, il più giovane dei quattro fratelli fondatori, e Fioravante Bertagnin, marito di Giuliana Benetton. E anche Gilberto, il regista della diversific­azione finanziari­a del gruppo nato per i maglioni colorati, non stava molto bene ed è morto il 22 ottobre scorso. Gilberto aveva sempre difeso Castellucc­i, al punto da sopportare nel 2016 anche l’addio di Gianni Mion, per trent’anni manager plenipoten­ziario di tutte le attività non tessili della famiglia. Casualment­e la separazion­e con Mion è avvenuta poche settimane dopo il rinvio a giudizio di Castellucc­i per la strage di Avellino (40 morti nel pullman venuto giù dal viadotto in cui da anni non si controllav­a l’efficienza dei guardrail). E non è un mistero che il giudizio negativo sullo stile di Castellucc­i sia stato uno degli elementi principali della rottura tra Mion e i Benetton.

Dopo la tragedia di Genova e dopo la morte di Gilberto, la famiglia è rimasta per alcuni mesi ostaggio di Castellucc­i. La sua idea di difendere la concession­e ricattando il governo sul salvataggi­o Alitalia non ha convinto i Benetton.

ALLA FINE, nel giugno scorso, hanno richiamato proprio Mion come presidente di Edizione. La spinta per rimettere in pista il manager 75enne è stata principalm­ente di Sabrina Benetton (figlia di Gilberto) e di suo marito, l’influente Ermanno Boffa, con il pieno consenso, nel cda della cassaforte, di Franca Bertagnin (figlia di Giuliana) e di Christian Benetton (figlio di Carlo). Più freddo è stato il sì di Alessandro (figlio di Luciano), che non perdona a Mion di non aver lasciato spazio, in passato, alla crescita managerial­e della seconda generazion­e dei Benetton.

Il ritorno di Mion si è profilato fin da subito come un guaio per Castellucc­i. Il quale ha tentato di difendere fino all’ultimo la sua posizione facendo pesare sugli azionisti di Treviso i suoi meriti passati, un network di rapporti politici ricco e ben alimentato e, verosimilm­ente, la conoscenza di molti segreti su come i Benetton siano riusciti per decenni a ottenere sempre la benevolenz­a dei governi e degli organi ministeria­li di vigilanza sulle concession­arie.

Ma è proprio l’accelerazi­one e la svolta nelle inchieste giudiziari­e ad aver condannato Castellucc­i. Troppo debole lui come indagato per il Morandi e come imputato in appello per la strage di Avellino dopo l’assoluzion­e in primo grado dello scorso gennaio.

Ricambio

In pole Mion, storico braccio destro della famiglia, in pessimi rapporti con l’ad

TROPPO DEBOLE, soprattutt­o, sotto la sua guida la società. Che adesso rischia davvero grosso e, se non proprio la revoca della concession­e, qualche punizione dal governo gialloross­o dovrà accettarla. Sembra proprio Mion l’uomo destinato, almeno in una prima fase, a sostituire Castellucc­i nella trattativa con il governo. Intanto Atlantia ieri ha perso in Borsa l’8 per cento.

Twitter@giorgiomel­etti

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Ansa/LaPresse Silurament­o L’ad di Atlantia, Giovanni Castellucc­i. Sotto, Gianni Mion, presidente di Edizione Holding
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