“Il nostro amore è appeso a un concorso di sciarade”
Torna 40 anni dopo “Una sola moltitudine”
Ophelinha, per mostrarmi il Suo disprezzo, o se non altro la Sua effettiva indifferenza, non era necessario il palese camuffamento di un discorso così lungo, né tutta la serie di “ragioni” così poco sincere e convenienti che Lei mi ha scritto. Bastava dirmelo. Perché così ho compreso ugualmente, ma mi ha addolorato di più. Se preferisce a me il giovanotto che La corteggia e che evidentemente Le piace molto, come posso avermene a male?
Pubblichiamo stralci di “Una sola moltitudine” di Fernando Pessoa, in libreria con una nuova edizione da giovedì.
Ophelinha, per mostrarmi il Suo disprezzo, o se non altro la Sua effettiva indifferenza, non era necessario il palese camuffamento di un discorso così lungo, né tutta la serie di “ragioni” così poco sincere e convenienti che Lei mi ha scritto. Bastava dirmelo. Perché così ho compreso ugualmente, ma mi ha addolorato di più.
Se preferisce a me il giovanotto che La corteggia e che evidentemente Le piace molto, come posso avermene a male? Lei, Ophelinha, può preferire chi vuole: non è certo obbligata a amarmi, né deve (a meno che non voglia divertirsi) fingere di amarmi.
Chi ama davvero non scrive lettere che sembrano requisitorie avvocatesche. L’amore non studia così tanto le cose, né tratta gli altri come rei da “incastrare”...
1° marzo 1920
MIO BEBÈ, ANGIOLETTO, non ho molto tempo per scriverti, né avrei in verità, mio piccolo amore cattivo, molte cose da dirti che non possa dirti assai meglio domani, a voce...
Senti, piccolo bebè... Nei tuoi voti chiedi una cosa, che prima mi sembrava impossibile, per via della mia poca fortuna, ma che ora mi pare più – molto di più – possibile. Chiedi che il signor Crosse azzecchi un grosso concorso – un premio di mille sterline – a cui ha partecipato. Non puoi immaginare quanto sarebbe importante per noi se ciò si verificasse! E poi guarda, ho visto nel giornale inglese che ho ricevuto oggi che egli si è già trovato a una sterlina di quota in un concorso in cui le sue sorti erano piuttosto scarse; tutto è dunque possibile. Attualmente egli è dodicesimo su circa 20.000 concorrenti. È dunque proprio impossibile che un giorno arrivi al primo posto? Ah, se ciò potesse succedere, mio piccolo amore, e proprio in un concorso di quelli grossi (da mille sterline, e non da trecento, che non risolverebbero niente)! Capisci?... Ciao, amore. Non ti scordare del signor Crosse, va bene? Pensa che egli ha molta amicizia per noi e può esserci (a me e a te) molto utile. Molti baci di tutte le misure.
22 marzo 1920
MIO BEBÈ piccolo e capriccioso, me ne sto in casa solo soletto, eccetto l’inte llettu ale che sta mettendo la carta alle pareti (Sfido! La dovrebbe forse mettere sul soffitto o sul pavimento?), e lui non conta. E come ti avevo promesso, fanciullina, ti scrivo per dirti, almeno, che sei molto cattiva; eccetto che in una cosa, l’arte di fingere, in cui mi accorgo che sei eccellente.
Lo sai? Ti sto scrivendo ma non sto pensando a te. Sto pensando alla nostalgia che ho dei tempi in cui davo la caccia ai piccioni; e questa è una cosa, come sai, in cui tu non c’entri per niente... Quando ci potremo incontrare da soli da qualche parte, amore mio? Ho la bocca strana, sai, perché non ho baci da tanto tempo ... Mio Bebè da sedere in collo! Mio Bebè da prendere a morsi! Mio Bebè da... (e poi il mio Bebè diventa cattivo e mi picchia... ). “Corpicino di tentazione”, ti ho chiamato; e tale continuerai a essere, ma lontano da me... Bebè, vieni qui, vieni vicino al tuo Nininho, vieni fra le braccia del tuo Nininho, con la tua piccola bocca contro la bocca del Nininho... Vieni... Sono così solo, così solo di baci... Potessi almeno avere la certezza che ti manco davvero! Almeno sarebbe una consolazione... Ma tu, forse, pensi meno a me che a quel ragazzo del gargarismo, e a quello del D.A.F., e al contabile della ditta C.D.! Cattiva, cattiva, cattiva, cattiva, cattiva!!!... Ti ci vorrebbero tanti sculaccioni!
Ciao. Mi vado a buttare a testa in giù dentro un secchio, per riposare lo spirito. Così fanno tutti i grandi uomini, almeno quando hanno: 1°. spirito; 2°. testa; 3°. secchio dove mettere la testa. 5 aprile 1920
OPHELINHA, La ringrazio per la lettera. Essa mi ha portato dolore e sollievo allo stesso tempo. Dolore perché queste cose addolorano sempre; sollievo perché, in verità, l’unica soluzione è questa: non prolungare oltre una situazione che ormai non trova più una giustificazione nell’amore, né da una parte né dall’altra... L’amore è passato. Ma Le mantengo un affetto inalterabile, e non dimenticherò mai – mai, Lo creda – né la Sua figurina graziosa e i Suoi modi di ragazzina, né la Sua tenerezza, la Sua dedizione, la Sua adorabile indole... Il mio destino appartiene ad altra Legge, della cui esistenza Lei è all’oscuro, ed è subordinato sempre più all’obbedienza a Maestri che non permettono e non perdonano. Ma non è necessario che capisca quanto dico. Basta che mi conservi affettuosamente nel Suo ricordo come io, sempre, la conserverò nel mio.
9 novembre 1920 © 1979 Adelphi edizioni S.p.a.