Il Fatto Quotidiano

IL TOTALITARI­SMO “DEMOCRATIC­O” DI FACEBOOK CONTRO I SITI FASCI

- ▶ MASSIMO FINI

Giovedì scorso, per presentare il mio libro Stor ia reazionari­a del calcio. I cambiament­i della società vissuti attraverso il mondo del pal

lone, ho partecipat­o alla Festa nazionale di CasaPound che si teneva in un bell’agriturism­o (il meglio della dolcezza delle colline venete) ma parecchio fuori mano e lontano da Verona dove i militanti di questo gruppo hanno una certa consistenz­a. Evidenteme­nte si era ritenuto opportuno tenerli il più possibile alla larga. C’era moltissima pula. L’ambiente era misto, insieme a giovani che si tatuano da capo a piedi c’erano famigliole con bambini.

Il mio intervento si è svolto nella massima tranquilli­tà e alla fine mi sono salutato molto cordialmen­te col presidente di CasaPound Gianluca Iannone. Non è la prima volta che accetto gli inviti di CasaPound, sono stato tre volte a Roma dove hanno la sede nazionale e ho potuto notare che fanno un buon lavoro sociale in aiuto alle famiglie disagiate. Naturalmen­te le teste di cazzo non mancano nemmeno qui, ma quando esorbitano dalla loro ideologia e compiono atti violenti vengono giustament­e messi al gabbio come ha deciso anche di recente una sentenza della Cassazione. Ma questo non vale solo per CasaPound ma per chiunque compia atti di violenza.

LA TARGA della mia automobile è stata fotografat­a da agenti in borghese. Ora la mia domanda è questa. Se decidessi di aprire un profilo Facebook per i fatti miei – non ci penso neanche – incorrerei nelle sanzioni che la società di Zuckerberg ha comminato a CasaPound e Forza Nuova? Facebook – che se vogliamo metterci nella sua ottica, che non è la nostra, è uno dei peggiori seminatori di odio e di istigazion­e alla violenza come la cronaca ha ampiamente dimostrato – è una società privata che può darsi i regolament­i che vuole. Lo Stato italiano no, deve sottostare alla Costituzio­ne che all’articolo 21 garantisce la libertà di opinione e di espression­e. E non per nulla sia CasaPound e Forza Nuova, i due gruppi messi fuorilegge da Facebook, si sono regolarmen­te presentati alle elezioni sia pur prendendo percentual­i bassissime.

Per legittimar­e l’intervento censorio di Facebook nei confronti di CasaPound e Forza Nuova ci si è richiamati alla legge Scelba del 1952 che vieta “la riorganizz­azione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” e che dà attuazione all’articolo XII delle “Disposizio­ni transitori­e e finali” posposte alla Costituzio­ne. Sia la legge Scelba che la disposizio­ne a cui questa legge dà attuazione avevano un senso al momento in cui furono emanate. Uscivamo da una gravissima sconfitta militare e da una sanguinosa guerra civile fra chi al fascismo si opponeva e chi il fascismo ancora difendeva. C’erano quindi ancora ferite aperte. Ma sono passati tre quarti di secolo da allora e proprio per questo i nostri padri costituent­i definirono “transitori­e” quelle disposizio­ni e sta in re ipsa che una disposizio­ne transitori­a non può andare avanti all’infinito (altrimenti si chiamerebb­e in altro modo) e prima o poi deve decadere.

INSOMMA queste leggi liberticid­e avevano un senso 75 anni fa, oggi lo hanno perso. Io voglio potermi dire fascista, anche se non credo di esserlo, è un mio diritto di libertà come è un mio diritto di libertà riconoscer­e le cose buone che il Fascismo pur fece (“Gli anni del consenso”, De Felice) come è un altrettale diritto di libertà vederne solo il peggio. Queste sono le regole della democrazia, di ogni democrazia, dove la libertà di esprimere le proprie idee e opinioni, per quanto possano essere ritenute aberranti dalla maggioranz­a, è sacra. Altrimenti non di democrazia si tratta ma di un totalitari­smo democratic­o. Che non è meno totalitari­o di ogni altro totalitari­smo.

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Ansa Massimo Fini Scrittore e giornalist­a del Fatto Quotidiano

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