Il testo che poteva far cadere il governo
La
riforma del Meccanismo europeo di stabilità è considerato da Palazzo Chigi un treno “che non si può fermare”. È d’altronde la linea già espressa dal premier Giuseppe Conte all’ultima riunione dei ministri la settimana scorsa. Non tutti, però, nella maggioranza giallorosa la pensano così. Anzi, il gruppo di parlamentari più contrario è proprio tra i 5Stelle. Al punto che ieri alcuni di loro hanno tentato una mossa dirompente, bloccata anche grazie all’intervento del capo politico in persona, Luigi Di Maio. E passata sotto silenzio, complice la rissa a Montecitorio.
LA SCENA, emblematica della rivolta interna ai 5Stelle e dei rischi per il governo si è svolta in mattinata. Il deputato 5Stelle, Alvise Maniero, uno dei più critici sulla riforma del vecchio Salva Stati, ha cercato di far inserire all’ordine del giorno dei lavori una risoluzione che impegnava il governo a non dare il via libera alla riforma del Mes senza un accordo complessivo che inglobi anche l’ultimo tassello dell’unione bancaria, la garanzia comune sui depositi, che la Germania ha finora bloccato.
È la famosa “logica di pacchetto” (che comprende anche un embrione di budget d el l’area euro) che anche Conte continua a rivendicare nonostante ora si scopra - per bocca del ministro Gualtieri - che il testo del Mes fu di fatto definito a giugno e adesso è inemendabile. Un fatto che viola - accusano ora 5Stelle e Lega - una risoluzione di maggioranza che impegnava il governo a non approvare testi che in qualche modo potevano danneggiare l’Italia.
Il primo effetto della risoluzione sarebbe stato quello di far rinviare l’a ppr ova zio ne della riforma ben oltre la soglia di febbraio, indicata ieri dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (un primo passaggio sarà fatto già al Consiglio Ue di dicembre). Una scelta in linea con quanto chiesto ieri in Senato da diversi 5Stelle al ministro Gualtieri. A quel punto è scattato l’allarme a Palazzo Chigi. Per fermare Maniero è intervenuto direttamente il ministro grillino per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, che - in una tesa riunione - ha accusato il deputato di voler far cadere il governo, costringendolo a ritirare il documento. Mossa che però è arrivata solo dopo una telefonata di
Di Maio, che ha rassicurato Maniero sulla possibilità che si possa presentare una richiesta di rinvio. Una chiamata decisamente meno tesa, visto che il capo politico era stato informato della mossa dai suoi parlamentari.
DEL TEMA si sarebbe dovuta occupare l’assemblea dei degli eletti 5Stelle nelle commisioni Finanze, Bilancio e Politiche Ue con lo stesso Di Maio, prevista in serata ma rinviata perché alla Camera si è votato fino a notte il dl clima. Sarebbe stata una riunione difficile perché nei gruppi 5Stelle monta la protesta.
Maniero, insieme al deputato Raphael Raduzzi si era già impegnato nella risoluzione parlamentare di giugno. Gualtieri, peraltro, già nel vertice di maggioranza tenuto a Palazzo Chigi aveva riconosciuto come “legittime” le osservazioni dei 5Stelle. Ieri Di Maio ha rincarato la dose: “Gualtieri non ha detto che il negoziato è chiuso, comunque questo non vuol dire che il governo abbia già valutato tutto il pacchetto in cui c'è il meccanismo di stabilità. Ha delle regole che dobbiamo guardare bene. Ci sono perplessità, anche nel M5S”.
Giornata tesa
Il ministro D’Incà ferma il deputato Maniero: a Chigi si erano impauriti Di Maio: “Nel M5S molti perplessi...”