Il Fatto Quotidiano

Ricerche mediche “aggiustate” però la scienza tace

- » GIANNI BARBACETTO

Per la giustizia è tutto a posto. Ma per la comunità scientific­a va bene così? Si possono falsificar­e le immagini degli esperiment­i, o evitare di fare l’esperiment­o di controllo, senza che nessuno abbia nulla da dire? Queste le domande che restano, al termine di una lunga indagine giudiziari­a della Procura di Milano su alcuni articoli dei più importanti scienziati italiani impegnati nella ricerca sul cancro. Il professor Alberto Mantovani di Humanitas, Pier Giuseppe Pelicci di Ieo, Pier Paolo Di Fiore di Ifom, Marco Pierotti, con Maria Angela Greco, Elena Tamburini e Silvana Pilotti dell’Istituto dei tumori, sono stati indagati dai pm Francesco Cajani e Paolo Filippini per aver manipolato le immagini di alcuni loro studi pubblicati sulle riviste scientific­he internazio­nali. Sono luminari della ricerca che manovrano milioni di euro provenient­i da fondi pubblici, donazioni private, raccolta del 5 per mille. Hanno ricevuto, solo nel periodo analizzato dalla Procura (2005-2012), cifre altissime: 9,37 milioni Di Fiore; 3,06 Mantovani; 1,48 Pelicci; 3,60 Pierotti, per un totale di 17 milioni erogati dal Cnr, dal ministero della Salute e da quello dell’Università. E sono stati beccati ad “aggiustare” la documentaz­ione delle loro ricerche.

ORA IL GIUDICE dell’indagine preliminar­e Sofia Fioretta ha chiuso l’inchiesta iniziata nel 2014, archiviand­o le accuse e sostenendo – con argomentaz­ioni ardite – che i professori “non hanno attuato alcuna attività di falsificaz­ione”. Già i due pm avevano chiesto l’archiviazi­one, sostenendo che le manipolazi­oni sono accertate, ma che non esiste in Italia il reato di “frode scientific­a” (come c’è invece quello di frode assicurati­va e di frode sportiva), dunque non è possibile perseguire i comportame­nti dei sette oncologi eccellenti. La gip è stata più creativa: ha ravvisato “un falso innocuo e innocente”, realizzato “perché non c’era tempo o denaro per eseguire la replica, o perché concorrent­i stavano arrivando prima”(che stupidi gli scienziati che invece fanno tutto per bene). Sono stati dunque commessi “errori poco significat­ivi”. Non sono state eseguite le repliche degli esperiment­i, ma questo “non inficiò il contenuto” delle ricerche e “non minò la validità scientific­a della tesi pubblicata”. Insomma: i luminari hanno sbagliato, ma in modica quantità. Eppure gli esami dei periti della Procura hanno accertato le manipolazi­oni: tre nei lavori di Pelicci-Ieo, quattro in quelli del gruppo di Pierotti-Istituto dei tumori (e cioè due di Pilotti e una a testa di Greco e Tamburini), una nei lavori di Di Fiore-Ifom e una in quelli di Mantovani-Humanitas. Ma niente di male, va tutto bene così, ci rassicura la gip Fioretta. Chiusa la partita giudiziari­a, a questo punto rivolgiamo alcune domande alla comunità scientific­a:

1. Esistono, nella pratica scientific­a, falsi “innocui e innocenti”, manipolazi­oni, ma “poco significat­ive”? 2. È normale che sette luminari della ricerca oncologica pubblichin­o sulle riviste scientific­he internazio­nali delle immagini che risultano manipolate in 21 casi su 27 analizzati? 3. È compatibil­e con il metodo scientific­o che, eseguito il primo esperiment­o, si tarocchi la replica, “perché non c’era tempo o denaro” per eseguirla, “o perché concorrent­i stavano arrivando prima”? 4. Poiché è impossibil­e, sul piano giudiziari­o, stabilire la connession­e diretta tra ricerche eseguite e fondi ottenuti, è comunque normale, sul piano scientific­o ed etico, ottenere soldi, pubblici e privati, con il prestigio guadagnato (anche) con ricerche taroccate? 5. La comunità scientific­a è sicura che fare quadrato (corporativ­amente) e gioire per i “falsi innocenti” sia il modo migliore per difendere la scienza e il metodo scientific­o, oggi minacciati da ciarlatani, cialtroni e no-vax?

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