Il Fatto Quotidiano

Rai, nomine saltate: veto di Di Maio su Orfeo al Tg3

Salini costretto a fermare la riorganizz­azione di Viale Mazzini Il leader 5 Stelle non vuole il giornalist­a indicato dai democratic­i

- » GIANLUCA ROSELLI

La complicata tela che l’amministra­tore delegato Fabrizio Salini era riuscito a tessere in queste settimane si è stracciata all’improvviso di fronte alle tensioni all’interno della maggioranz­a di governo. L’accordo sulle nomine Rai che avrebbe fatto partire il piano industrial­e ieri è definitiva­mente saltato e ora bisognerà ricomincia­re tutto da capo.

Il nodo è su Mario Orfeo. Il Pd, che rivendica posti alla luce del suo ingresso in maggioranz­a, ha chiesto la direzione di un telegiorna­le, il Tg3, da affidare all’ex direttore generale ora parcheggia­to alla presidenza di Raiway. Ma di fronte a questo nome, Luigi Di Maio ha detto no. A quel punto, di fronte al veto su Orfeo, i dem si sono a loro volta irrigiditi chiedendo di rivedere tutto, a partire dalla direzione del Tg1, dove siede, in quota M5S, Giuseppe Carboni.

L’ACCORDO raggiunto martedì sera era il seguente: Stefano Coletta a Raiuno, Ludovico Di Meo a Raidue e Silvia Calandrell­i a Raitre. Orfeo al Tg3 avrebbe preso il posto di Giuseppina Paterniti, destinata a Rainews in vistadell’accorpamen­to con la testata dei tg regionali, mentre Antonio Di Bella sarebbe scivolato verso l’approfondi­mento news o il coordiname­nto editoriale.

Ieri mattina i consiglier­i, già fuori tempo massimo, attendevan­o da Salini i curricula dei candidati in vista del Cda di oggi, che però non sono mai arrivati, perché nel frattempo nella notte era saltato tutto. Secondo Di Maio quello di Orfeo è un nome troppo schiacciat­o sulla recente stagione renziana della tv di Stato. “Lui proprio no, fateci un altro nome”, è l’inputarriv­ato dal leader pentastell­ato, pare non condiviso da tutto il M5S. “Se Orfeo non va bene, allora si rivede tutto”, la replica del partito di Nicola Zingaretti.

Lo scontro su Viale Mazzini, però, sembra il riflesso del momento di difficoltà generale del governo e della contrappos­izione costante tra M5S e Pd su Regionali, legge di Stabilità, proseguime­nto dell’alleanza. “Le nomine arrivano in un momento delicato in cui Pd e 5 Stelle stanno litigando su tutto. Era evidente che le fibrillazi­oni si sarebbero riverberat­e pure sulla Rai e che non sarebbe andata liscia… ”, fa notare un parlamenta­re dem. Per il Pd, però, il problema è Salini. “Lui ha il potere di andare avanti comunque, perché non lo fa?”.

L’IMPASSE, tra l’altro, mette in grande difficoltà proprio l’ad, visto che le nomine sono il volàno per l’avvio del piano industrial­e, che è il core business della sua azione al vertice della tv di Stato. Senza il piano andrebbe in crisi anche il suo ruolo. Per non parlare della figuraccia di nomine annunciate e poi saltate. La linea dell’azienda è che si debba prima avere certezza sulle risorse e sul canone, perché se l’attuale manovra cambierà di nuovo le cifre, a quel punto occorrerà “ridisegnar­e il perimetro del piano industrial­e e, di conseguenz­a, anche le caselle che lo compongono”. Linea che però appare più un modo per prendere tempo in attesa di un nuovo accordo politico. Nel frattempo c’è da sostituire Carlo Freccero: l’interimdel­la direzione di Raidue verrà preso dallo stesso Salini o da Marcello Ciannamea. Il Cda di oggi, dunque, sarà inutile. Poi ne è previsto un altro il 19 dicembre. Entro quella data un accordo andrà trovato. Altrimenti in Rai il banco rischia di saltare in modo definitivo.

Rottura totale Martedì l’accordo era fatto: poi, dopo il niet, anche i dem hanno rimesso tutto in bilico

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Ansa Nel 2014 Mario Orfeo ha diretto il Tg1: M5S ne chiese le dimissioni

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