Dai crac bancari a San Pietro: si riclica pure Barbagallo
Può sembrare ironico ma, travolta da un’inchiesta finanziaria costata il posto al direttore Tommaso Di Ruzza, l’Aif (l’Autorità antiriciclaggio del Vaticano) ha deciso come primo atto di riciclare l’ex capo della vigilanza della Banca d’Italia. Carmelo Barbagallo guiderà l’authority su volontà del Papa. “Cercherò di portare l’esperienza accumulata in quarant’anni in Banca d’Italia”, ha spiegato ieri. L’auspicio non è dei migliori. Oltretevere arriva una figura che ha lasciato a desiderare in quanto a efficacia della propria azione. Barbagallo, dal 2011 a capo degli ispettori di Via nazionale, ha legato il suo nome alla stagione peggiore della Vigilanza, quella dei scandagli bancari, iniziati col Montepaschi e finiti col dissesto delle 4 banchette (Etruria & C.) e delle popolari venete. Una scia di orrori culminata nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, dove gli uomini del governatore Ignazio Visco hanno messo in scena la solita autodifesa: i banchieri ci hanno ingannato e quando lo abbiamo scoperto li abbiamo denunciati ai pm. In audizione il dg della Consob, Angelo Apponi accusò Barbagallo di non avergli fornito tutte le informazioni di cui disponeva sulle banche decotte. Ne è emerso il sospetto che sia stata una “distrazione di sistema”. A giugno Barbagallo ha lasciato il posto dopo aver visto infrangersi i sogni di entrare nel direttorio (di cui però è diventato “consulente”). Visco lo ha sacrificato, insieme al dg Salvatore Rossi, per quietare il governo gialloverde.
Da Bankitalia, antico tempio massonico, al Vaticano. Alla corte di papa Francesco Barbagallo ritroverà l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, ora capo del tribunale della Santa sede. Magari i due potranno chiarirsi su che fine ha fatto l’indagine aperta due anni fa proprio da Pignatone dopo l’esposto presentato dal banchiere Pietro D’Aguì, che conteneva pesanti riferimenti alle manovre di Barbagallo per bloccare l’acquisizione di banca Bim.