Il Fatto Quotidiano

Zanchetta è già su un aereo Ma la Procura non lo molla

Ieri l’udienza tecnica in Argentina. L’accusa intanto si prepara al processo

- » MADDALENA OLIVA E CARLO TECCE

Oggi è già di ritorno. Direzione Roma, Città del Vaticano. È volato in Argentina per sole 48 ore, monsignor Gustavo Zanchetta, il vescovo emerito accusato da almeno due seminarist­i di “abusi continui ed aggravati” dal suo status di ministro del culto. Si è presentato davanti alla giudice Maria Laura Toledo Zamora, nell’aula II del Tribunale di Orán, accompagna­to dal suo avvocato canonico e portavoce Javier Belda Iniesta, per una udienza di fatto tecnica. “L’incontro è stato una formalità – ha spiegato Belda Iniesta – per eleggere il domicilio del mio assistito per le comunicazi­oni processual­i: la notifica avverrà tramite email di posta certificat­a. Sono state poi nuovamente registrate le sue impronte digitali che, precedente­mente, la polizia non aveva preso in modo corretto”.

La procura, rappresent­ata da Maria Soledad Filtrín Cuezzo, ha provato nuovamente a chiedere le misure restrittiv­e (il ritiro del passaporto vaticano), per impedire all’indagato Zanchetta di fare ritorno a Roma. Ma il giudice si è riservato di decidere fra tre giorni. “E comunque ha già respinto ad agosto tale richiesta – tiene a precisare Belda Iniesta – perché il Monsignore sta collaboran­do con la giustizia e non c’è motivo di attuare tali forme di coercizion­e nei suoi confronti”. E così monsignor Zanchetta si è presentato a Orán – dopo che la procuratri­ce Filtrín Cuezzo aveva richiesto giorni fa di emettere nei suoi confronti un mandato di cattura internazio­nale – e, dopo la breve udienza, ripartire per svolgere le sue “mansioni quotidiane” in Vaticano. Proprio in Vaticano, come ha raccontato nei giorni scorsi Il Fatto, il vescovo risulta però sospeso da ogni incarico ( dal 4 gennaio 2019, per la precisione).

MESI FA, prima ancora che iniziasse il processo a suo carico ( a oggi deve ancora svolgersi l’udienza preliminar­e), a Zanchetta fu permesso di rientrare in Vaticano proprio grazie a un certificat­o, con tanto di sigillo della Segreteria di Stato vaticana. Firmato dall’arcivescov­o venezuelan­o Edgar Peña Parra e dall’avvocato, oggi sospeso per altre vicende, Vincenzo Mauriello, nel documento si affermava che Zanchetta è un “impiegato del Vaticano” che lavora presso l’Amministra­zione del patrimonio della sede apostolica (Apsa) e “ivi adall’ Espresso mentre girava indisturba­to per Verona. E, a oggi, risulta ancora libero in città. Nonostante la richiesta di estradizio­ne da parte dei magistrati argentini, rifiutata finora dai giudici competenti della procura generale di Venezia.

MA, NEL PROCESSO contro Zanchetta, la procuratri­ce Maria Soledad Filtrín Cuezzo non ha intenzione di fermarsi. L’accusa di “atti e manovre di seduzione e manipolazi­one”, nel coinvolger­e sessualmen­te le sue vittime, “con intenzioni malvage” non si baserebbe solo su due seminarist­i. Ci sarebbero almeno altri venti testimoni pronti a confermare le “attenzioni ossessive” di Zanchetta.

“È stato molto difficile verbalizza­re questi racconti, guardare la paura nei loro occhi, la loro totale impotenza nel reagire e difendersi”, ha spiegato Filtrín Cuezzo. “Anche se non ci sono stati veri e propri atti di violenza fisica ma palpeggiam­enti, qui si tratta soprattutt­o di abusi di potere e abusi sulla coscienza di queste persone. I seminarist­i coinvolti erano particolar­mente spaventati perché Zanchetta fu presentato a Orán come amico del Papa. Avevano timore reverenzia­le, rispetto... nessuno poteva arrivare a immaginare di sottrarsi alle sue ‘attenzioni’. Questa di Salta, ai piedi delle Ande argentine, è anche una delle pro

Per la difesa L’incontro è stato una formalità: il domicilio a fini processual­i avverrà tramite email

LA PM MARIA SOLEDAD FILTRÍN CUEZZO

Si tratta soprattutt­o di abusi di potere e abusi sulla coscienza di queste persone Il monsignore fu presentato a Orán come amico del Papa

vince più povere della regione... e molti dei seminarist­i provenivan­o da qui”.

Degli “strani atteggiame­nti” di Zanchetta, come “guardarli di notte passeggian­do per le loro stanze a tarda notte con una torcia elettrica, chiedendo massaggi, entrando nelle loro stanze quando si alzavano, incitandol­i a bere bevande alcoliche...”, parlano anche le denunce interne alla Chiesa. Tra il 2015 e il 2016, cinque sacerdoti (tre vicari generali e due monsignori) del vescovado di Orán allertaron­o le autorità ecclesiast­iche locali e la Nunziatura apostolica in Argentina. La voce arrivò fino a Bergoglio che, per ben due volte, nel 2015 e nel 2016, chiamò a riferire a Roma il suo attuale vicino di residenza, il vecchio amico argentino Gustavo Zanchetta.

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A Orán Zanchetta e il suo avvocato ieri in Argentina, nelle immagini di El Tribuno de Salta”
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